Michele Di Branco, Il Messaggero 27/10/2013, 27 ottobre 2013
LO STATO METTE IN VENDITA MILLE CASERME
ROMA Parte dalle caserme il maxi piano di dismissioni pubbliche dal quale il ministero dell’Economia punta ad incassare, tra il 2014 e il 2016, 1,5 miliardi di euro. Il via libera all’operazione l’hanno dato il sottosegretario alla difesa Gioacchino Alfano e quello all’Economia Pier Paolo Baretta, scrivendo ai sindaci e mettendo a loro disposizione, gratuitamente, mille immobili del ministero della Difesa distribuiti su circa 300 comuni italiani. Si tratta di asset militari (caserme, terreni e palazzi ) non più utili a fini istituzionali e che, attraverso l’intermediazione dell’agenzia delle Dogane, passeranno nelle mani dei comuni che ne faranno richiesta per poi essere messi sul mercato. Attualmente sono già circa 600 i sindaci che hanno manifestato interesse per alcune decine di proprietà militari. Ma, secondo quanto si apprende dal Tesoro, grandi città come Roma, Milano, Venezia e Torino non si sono ancora mosse e dunque l’operazione deve considerarsi allo stato embrionale. I tempi saranno rapidi però. Entro novembre i sindaci dovranno indicare gli asset di gradimento che saranno assegnati loro nel giro di un paio di mesi. Dunque all’inizio del 2014 partiranno le aste il cui ricavato sarà indirizzato secondo modalità indicate nel decreto del Fare. Il 75% degli incassi delle vendite resterà nelle mani dei comuni, mentre il 25% confluirà nelle casse dello Stato. Occorre ricordare che la legge non assegna agli enti locali (che potranno anche tenere per sé gli immobili, qualora giudicati utili) un tempo illimitato per gestire le pratiche. Infatti se nell’arco di tre anni le vendite non saranno state ancora realizzate, lo Stato si riprenderà quanto concesso a titolo gratuito.
I RICAVI
In Via XX Settembre non si sbilanciano sul possibile realizzo determinato da questa operazione e rimandano alle cifre indicate dalla legge di Stabilità nella quale, alla voce dismissioni pubbliche, per il 2014, si parla di 500 milioni. Di certo per il ministero della Difesa questa è una partita di grande impegno. Fonti militari fanno osservare che l’operazione rientra nel quadro di un più generale ridimensionamento della pianta organica delle Forze Armate che oggi contano su 230 mila dipendenti. Nell’arco dei prossimi 10 anni (tra pensionamenti e riduzione delle attività di reclutamento) si prevede un taglio di organico di 33 mila persone. Una limatura che rende ovviamente superfluo (e molto costoso ) il mantenimento di molte caserme distribuite sul territorio nazionale. L’elenco di questi immobili individuati dal ministero della Difesa (c’è già una prima short list di 20 pezzi ) sarà presto consultabile sul sito dell’agenzia del Demanio (www.agenziademanio.it ).
IL CONTRIBUTO
«Questa operazione è il primo importante risultato in tema di dismissioni immobiliari della Difesa – ha detto il sottosegretario Gioacchino Alfano – e assume un doppio valore in quanto è rivolto a vantaggio della collettività e della ripresa economica. È il contributo delle Forze armate al Paese che, cessate le funzioni militari, restituiscono ai figli quello che i padri hanno ricevuto in consegna». Il sottosegretario all’Economia Pier Paolo Baretta ha sottolineato che «la collaborazione tra il ministero della Difesa e quello dell’Economia va nella direzione del giusto contributo alla ripresa economica attraverso l’immissione nel mercato di importanti patrimoni pubblici, la cui valorizzazione va a migliorare il nostro territorio». Il tandem Difesa-Economia è comunque consapevole che la crisi del mercato immobiliare non faciliterà le dismissioni. Per questa ragione, i tecnici del Tesoro stanno ragionando sulla possibilità di sostenere il mercato attraverso la concessione di mutui agevolati legati agli acquisti. Una soluzione che, negli auspici, potrebbe attirare soprattutto investitori stranieri a caccia di occasioni.