Marco Travaglio, il Fatto Quotidiano 29/10/2013, 29 ottobre 2013
M’ILLUMINO DI RENZI
Al posto di Renzi, nel leggere le cronache turibolanti dei giornaloni sulla sua meravigliosa persona, i suoi programmi palingenetici, il suo “fluido” magico e la sua “erotica sociale” che ingravida le donne con la sola forza del pensiero, faremmo i debiti scongiuri. I cimiteri della politica sono pieni di leader, o pseudotali, osannati e issati sugli altari della stampa al primo afrore di vittoria e poi cestinati senza pietà con la stessa frettolosa disinvoltura. B., D’Alema, Veltroni, Casini, Fini, Monti e perfino Letta nipote. E, prima, tanti altri salvatori della patria che non han salvato nulla, né la patria né se stessi.
Il salto sul carro del vincitore, la sola disciplina olimpica in cui eccelle l’intellighenzia italiota, è vecchio come lo stivale. Ma di solito porta una sfiga boia. Pare trascorso un secolo da quando, due anni fa, l’uomo della Provvidenza era Monti, avvolto nel sobrio loden cantato dalla stampa come un vello d’oro. “Il cappotto in loden è la vera divisa dei maschi della borghesia milanese di stampo e tradizione calvinista; quella da ottimi studi anche all’estero, solidi matrimoni, volontariato e parche vacanze in montagna o nelle belle case sui tanto piovosi laghi” (La Stampa). “Monti è un signore con la tazza di the a Saigon” e un giorno “a Bruxelles ballò un valzer con Emma Bonino”, ma “in maniera sobria” (Repubblica). “Sobria” pure la moglie Elsa: “Elegante, riservata, altruista: non servono altre parole. Né lei stessa gradirebbe un’aggettivazione eccessiva per descriverla. La sua sobrietà non lo sopporterebbe” (Style, mensile del Corriere). Sobrio persino il cane (non Empy, ma il suo “golden retriever” prematuramente scomparso). Sobri i mezzi di locomozione: “La signora Monti è arrivata da Milano con un sobrio Frecciarossa” (Chi by Alfonso Signorini, uso a leccare ben altre famiglie: ma certe lingue, una volta messe in moto, non riesci più a fermarle). Roba che nemmeno i Cinegiornali Luce.
Poi arrivò Letta jr., fra odi, ditirambi e lecca-letta: “Questa è l’ultima spiaggia della Penisola: più in là c’è solo il mare in tempesta e un azzardo pericoloso. L’Italia ha voglia di novità. È primavera: bisogna cambiare aria nelle stanze e nel cervello. Letta è un uomo competente, calmo e relativamente giovane” (Severgnini, Corriere. “Non ha citato Kennedy – ‘la fiaccola è stata consegnata a una nuova generazione...’ – ma ha detto più o meno le stesse cose, Napolitano. Le ha dette mentre affidava l’incarico a un uomo di cui potrebbe essere il nonno... L’Italia, considerata gerontocratica, si colloca all’avanguardia in Europa. La rivincita dei figli degli anni 80. A Palazzo Chigi arriva il ragazzo che amava il Drive In e gli U2” (Cazzullo, Corriere ). “Non c’è commento migliore al governo appena nato della foto che ritrae Napolitano mentre stringe le mani di Enrico Letta. Ed è difficile capire dove cominci la stretta del primo e finisca la presa del secondo, come padre e figlio sinergicamente s’affidano l’un l’altro prima delle navigazioni impegnative della vita” (Cusenza, Messaggero). “Un medico per l’Italia. Enrico Letta aveva promesso competenza, freschezza, nomi non divisivi. Il risultato corrisponde pienamente all’impegno” (Scalfari, Repubblica).
Ora tocca a Renzi: “Quello strano fluido della Leopolda: così il sindaco diventa fidanzato d’Italia”, “su un campione di 500 donne interpellate per sapere con chi ‘vivrebbero un’avventura’, Matteo batte tutti: come flirt ideale (26%), come amante per l’avventura di una notte (19%), come cavaliere di una serata di gala (20%), e anche come salvatore durante un incendio (28%). Chi ha trascorso tre giorni a Matteolandia torna a casa convinto che questa specie di misterioso fluido di entusiasmo, di intensa e accesa passione per il leader vuol dire certamente qualcosa” (Repubblica). Tant’è che un lavoratore di call center confida, sempre a Repubblica: “Ho preso un aereo per un sindaco e mai per una donna”. Perché, incensa il quotidiano, “i messaggi del corpo hanno di bello che pretendono attenzione a prescindere dalle idee”.
Del resto, il nipotino di Fonzie che fa? “Smantella totem e sfata tabù”, “in jeans e camicia bianca rovescia stereotipi e butta giù steccati”, mica cazzi. Poi “apre il cantiere del nuovo Pd”, talmente nuovo che “su Berlusconi tace” e dice “dell’appello dei costituzionalisti non so che farmene” (ma bravo), “declina parole come speranza e dignità”, perché “la ‘rivoluzione della semplicità’ è già nel linguaggio, privo di incrostazioni retoriche”. E via col “patto in quattro punti” (Corriere), anzi il “patto di Matteo con Letta e il Quirinale” (Repubblica), senza scordare l’immancabile “agenda Renzi” (Corriere: do you remember Agenda Monti?).
Avanti così per qualche mese, poi avanti il prossimo (Marina?). Ne uccide più la saliva che la spada.