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 2013  ottobre 27 Domenica calendario

LE 60 DONNE AL VOLANTE CONTRO

IL REGIME SAUDITA –

May Sauayan ha preso la sua auto ieri mattina e ha guidato per pochi minuti per le strade di Riad. Poi è tornata a casa e ha postato online il video che immortala questo semplice gesto, divenuto il simbolo della lotta per i diritti delle donne in Arabia Saudita: il diritto di poter guidare.
Proibito dalla legge e, soprattutto, dalla tradizione. May e le altre potrebbero essere punite con una salata multa e anche con il carcere, come successo a Manal al-Sharif nel 2011, nonostante ciò loro due e un’altra sessantina di donne si sono messe ieri al volante. Gli organizzatori della campagna “Donne alla guida” hanno ricevuto video e testimonianze delle donne che hanno osato farlo, e assicurano che quello di ieri è stato un successo se confrontato con iniziative precedenti, per il numero di donne al volante e perché nessuna di loro è stata arrestata. Malgrado la sicurezza fosse stata rafforzata negli ultimi giorni e malgrado le minacce dell’ultraconservatore governo saudita, nessuna donna è stata fermata o multata dalla polizia, e nessuna delle guidatrici o delle organizzatrici è finita dietro le sbarre così come in altre occasioni.
LA CAMPAGNA a favore delle donne al volante è iniziata nel 2011, a traino della primavera araba, e le proteste si sono susseguite in strada e online. Le attiviste volevano dare una spinta definitiva al movimento e avevano convocato ieri, 26 ottobre, grandi manifestazioni in diverse città del Paese, ma la pressione ed il controllo delle autorità ha fatto sì che il piano originale venisse cambiato. La protesta collettiva è stata disdetta e, invece di un raduno con carovana di macchine, le attiviste hanno preferito manifestare portando a termine atti isolati e individuali, che passano più inosservati e comportano minori conseguenze legali. Le attiviste hanno denunciato di essere state minacciate e seguite nei giorni scorsi, e il governo avrebbe chiesto alle agenzie per la sicurezza nazionale di prestare grande attenzione a questa “minaccia”. Le manifestanti al volante hanno assicurato che sia nella capitale Riad, che a Jeddah sono stati moltiplicati i checkpoint così come la presenza degli agenti di polizia. Il governo saudita aveva assicurato che non avrebbe permesso nessun raduno o protesta, in forza della legge approvata proprio nel 2011 per evitare qualsiasi possibile rivolta nel regno saudita. Il Ministero del-l’Interno aveva anche minacciato di usare la legge contro la dissidenza online per mettere freno al sostegno e alla popolarità che hanno le donne al volante sui social network, molto utilizzati in Arabia Saudita dove rappresentano l’unico spazio di libertà. Ma ieri la causa delle “donne al volante” (con l’hashtag #Women2drive) è divenuto trending topic su Twitter e i video delle guidatrici intrepide sono stati visti su You Tube in tutto il mondo. Internet ha rotto ancora una volta le barriere imposte dai governi arabi e gli attivisti hanno continuato a fare campagna ininterrottamente, dall’Arabia Saudita e con l’appoggio di organizzazioni internazionali como l’Onu. Inoltre, dei giovani sauditi hanno ottenuto solo ieri decine di migliaia di “like” su You Tube con una parodia del classico di Bob Marley “no woman, no cry”, adattato a “no woman, no drive” (donna, non guidare).
NEGLI ULTIMI due anni sempre più uomini appoggiano e reclamano il diritto delle donne alla guida, anche se i clerici ultraconservatori, spina dorsale del regime saudita e principale ostacolo alle riforme, si oppongono frontalmente: sia per loro sia per le donne, questa è una linea rossa, che mette a dura prova anche il governo, che negli ultimi anni ha cercato di introdurre piccoli cambiamenti e ha permesso l’ingresso delle donne nella politica e persino nella magistratura. Prima della fatidica data del 26 di ottobre, un religioso aveva avvertito le donne che guidare può provocare danni alle ovaie e malformazioni ai figli in futuro, ed un altro si era spinto persino a sostenere che le donne con il desiderio di guidare sono malate.