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 2013  ottobre 27 Domenica calendario

“HO OFFERTO UN RENE SUL WEB SONO FINITO IN UNA TRUFFA”


Una casetta sbiadita lungo la provinciale. C’è un fiocco rosa sulla porta. «Ho deciso di farlo per le mie figlie Swami e Gaia. Perché sono disoccupato da sei mesi e non possiamo permetterci neppure il latte in polvere».
Non è stata una grande idea, bisogna ammetterlo. Però è l’unica che gli sia venuta in mente. Può capitare, all’ennesima porta in faccia. Simone Carinci, 32 anni, occhi azzurri, figlio di un camionista e di una casalinga, ex cameriere, ex autista, ex aspirante restauratore, ex padre fiero di sé, un’Alfa 145 con 358 mila chilometri come unico bene intestato a suo nome, ha deciso di mettere in vendita un rene. Si è convinto durante una notte di insonnia particolarmente brutta. Dopo aver camminato avanti e indietro in corridoio ed essersi affacciato alla finestra del cortile, ad osservare il paese delle quattro fontane in disarmo totale. La grande cartiera ha chiuso. Ogni giorno si arrende un altro commerciante. Simone Carinci si è rigirato fra le mani il sollecito di pagamento per l’affitto, ha acceso il computer e si è messo a scrivere.
«Lo so - dice - vendere un rene è come vendere se stessi. In Italia è vietato. Dovrò andare in una clinica all’estero, un po’ mi fa paura. L’operazione potrebbe anche finire male. Ma i miei genitori mi hanno insegnato che rubare è sempre la scelta peggiore». L’ultimo acquisto fatto? «Le pasticche per i freni, sette mesi fa. Quando ancora riuscivo a mantenere la mia famiglia. Quando mia moglie divideva i soldi dello stipendio in tanti bicchierini, così potevamo arrivare alla fine del mese».
Questo diceva a marzo Simone Carinci, appena pubblicato l’annuncio sul web. Il suo messaggio incominciava così: «Salve, sono qui come ultima speranza...». Abbiamo seguito il tentativo durante la primavera, l’estate e i primi giorni d’autunno. Ed ecco la cronaca di uno sprofondo: è stato sfrattato, ha dormito in auto con la moglie, ha parcheggiato le sue bambine dai nonni, ha chiesto inutilmente aiuto al sindaco e ai servizi sociali, ha sognato una casa popolare, tagliato l’erba, fatto traslochi, aggiustato tubi, non hai mai fatto mancare il cibo a Gaia e Swami, pur continuando a cercare un lavoro vero senza successo. Intanto, ha ricevuto due offerte di acquisto, se così si può dire. «La prima era una signora dell’alta Italia - dice Simone Carinci - sembrava molto interessata. Una persona di una certa età, non mi ha specificato se cercasse il rene per lei o per un parente. Mi sono reso disponibile a qualsiasi esame, purché fosse a spese sue. Ma purtroppo abbiamo verificato l’incompatibilità dei gruppi sanguigni». La seconda offerta è arriva in inglese, da Londra, via mail: «Living donor program». Sembrava serissima.
Infatti incominciava con una premessa: «Selling kidney is forbidden in many countries including yours, we will require a strict confidentiality from your side so that we can achieve this procedure in total security and safety!». Incominciava chiedendo la massima riservatezza, visto che si trattava di un affare vietato. «Mi garantivano 150 mila dollari per andare ad operarmi all’Atlas Clinic di Lomé, in Togo. Hanno preteso tutti i miei dati personali, compresa una cartella clinica dettagliatissima. Ho fatto gli esami in estate. Ho spedito i risultati. Continuavano a rispondermi che un altro passo importante era superato. Mi hanno inviato anche una copia dell’assegno già intestato a mio nome, che avrebbero reso disponibile appena arrivato in clinica. Dicevano: il trapianto dovrà essere eseguito entro la fine di settembre. Mi aspettava un’equipe molto qualificata di medici cinesi ed europei». Simone Carinci era pronto a partire sul serio, nonostante le discussioni con la moglie Milena, contrarissima. «Ma dovevo pur fare qualcosa... Dare un po’ di ossigeno alla mia famiglia». Invece, cosa è successo? «Mi hanno chiesto di spedire 80 euro in Togo per l’adesione al programma. Beneficiario un tal Wilson Sewa Wolali. Mi hanno scritto: riceverai in cambio il dvd con le istruzioni, la procedura e i biglietti aerei. Sono stato scrupoloso. Ma il pacco di ritorno non è mai arrivato». Il secondo potenziale acquirente era un truffatore. Perché di questo si tratta: una truffa internazionale sui disperati del mondo. Lo ha sperimentato Simone Carinci sulla sua pelle, in attesa della prossima offerta.