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 2013  ottobre 27 Domenica calendario

PRAGA, CADE IL TABÙ: I COMUNISTI VERSO

IL GOVERNO –

BERLINO — Cade proprio a Praga, città-simbolo dell’oppressione coloniale sovietica nella guerra fredda, il Muro contro la partecipazione d’un partito comunista ex proconsole del Cremlino a un governo democratico. E’ il risultato delle elezioni politiche anticipate svoltesi venerdì e ieri nella Repubblica cèca. I socialdemocratici (Cssd) escono infatti dal voto come primo partito, ma i numeri dicono che solo un’alleanza con i comunisti potranno governare. Sull’altra sponda, il centrodestra, quasi spariscono i partiti della maggioranza conservatrice precedente, cioè la Ods dell’ex premier Petr Necas e i Top 09. E vola invece il nuovo partito populista Anò (significa “sì” in cèco ma la sigla vuol dire alleanza dei cittadini indignati), creato dal “Berlusconi di Praga”, Andrej Babis, secondo cittadino più ricco del paese. Insomma una netta svolta a sinistra nel cuore della Mitteleuropa.
I risultati diffusi ieri sera, relativi al 98 per cento dei seggi, parlano chiaro: la socialdemocrazia guidata da Bohuslav Sobotka ha conquistato il 20,47 per cento dei voti. Seconda forza politica è Anò con il 18,66 per cento, ma Babis ha subito detto che vuole schierarsi all’opposizione. Terzi arrivano i comunisti (Kscm) guidati da Vojtek Filip, con il 14,94 per cento. Risultato ben più che lusinghiero visto che parliamo di quella parte dell’Europa centrale che per mezzo secolo fu sotto il gioco politico e coloniale del Cremlino, e che il Kscm non ha mai rinnegato: il suo ideale è l’Urss, non il socialismo riformato pre-gorbacioviano di Dubcek stroncato dall’invasione sovietica a Praga il 21 agosto 1968. A pezzi il centrodestra: l’ex partito di governo Ods crolla al 7,72 per cento, i suoi alleati di Top 09 all’11,98.
«Il risultato non è quello che ci aspettavamo», ha ammesso deluso il leader socialdemocratico Sobotka. Aggiungendo: «Le trattative saranno difficili». La ricerca di una maggioranza, di un programma e di una formula di governo sarà complessa. E, come se non bastasse, Sobotka ha di fatto quasi contro di lui il più potente dei suoi compagni di partito, l’influente presidente della Repubblica Milos Zeman. Ex comunista riformatore, Zeman è apertamente favorevole a un’alleanza tra il suo partito (che a livello europeo è nei socialisti europei, cioè alleato nell’europarlamento alla Spd, al ps francese, al Pd italiano) e gli ex oppressori.
La Repubblica cèca, 10,5 milioni di abitanti, è tornata ad essere uno dei paesi più industrializzati d’Europa. Prima dell’invasione nazista del 1938, la Cecoslovacchia era per Pil la sesta potenza economica mondiale. Alla fine del mezzo secolo sotto Mosca il paese ancora unito (la scissione pacifica tra cèchi e slovacchi venne dopo) lamentava un Pil inferiore a quello portoghese. L’ultimo governo di centrodestra di Petr Necas è caduto in primavera per un torbido scandalo: Jana Nagyova, la bella bionda capo di gabinetto del premier, usava i servizi segreti per spiare la moglie di lui e ricattare i ministri. Necas ha divorziato e si è dimesso e ieri il centrodestra ha ricevuto il conto della bocciatura da parte degli elettori.