Paolo Conti, Corriere della Sera 27/10/2013, 27 ottobre 2013
IL MONSIGNORE CHE ANNULLA LE NOZZE OGNI ANNO ALLA ROTA 1.500 CAUSE
Grande attesa, nei cinquecenteschi uffici di palazzo della Cancelleria a Roma forse di mano del Bramante: a fine gennaio primo discorso di papa Francesco per l’inaugurazione dell’anno giudiziario del Tribunale della Rota Romana. Uno dei mondi più chiusi e potenti della macchina burocratica cattolica: approdano qui i ricorsi finali delle cause per il riconoscimento di nullità dei matrimoni religiosi di tutto il mondo, dopo il primo e il secondo grado nei tribunali diocesani locali. Una Cassazione planetaria guidata dal Decano, monsignor Pio Vito Pinto, nominato da Benedetto XVI il 22 settembre 2012. Personaggio riservato, proprio per la delicatezza dell’incarico. È nota la sua significativa frase rivolta proprio a Benedetto XVI durante il discorso dell’apertura dell’Anno 2013, il 26 gennaio scorso: «La Rota Romana è chiamata a dare un contributo perché l’istituto matrimoniale resista al pericolo della perniciosa relativizzazione della disciplina canonica che offende l’integrità e l’unità cattolica del corpo di Cristo». Niente più annullamenti «facili», insomma. Proprio come chiese Ratzinger.
Macchina complessa, la Rota Romana: diciannove prelati uditori di tutte le nazionalità, 270 avvocati rotali (laureati dopo un severo esame) sparsi nel mondo. Giorni fa monsignor Gerhard Ludwig Mueller, prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, ricordando che «l’ammissione ai sacramenti dei divorziati risposati non è possibile» aveva ricordato che «una verifica della validità del matrimonio è importante e può portare a una soluzione dei problemi». Chiara allusione alla Rota Romana. Facile immaginare che Bergoglio chiederà più rapidità e trasparenza anche qui alla Cancelleria, come ha già fatto per molte realtà della Chiesa universale.
Nel 2011 i matrimoni accertati come nulli dai Tribunali diocesani in prima e seconda istanza nel mondo sono stati 44.646. Solo negli Usa 21.325. In Italia 2515. Il ritmo italiano è costante: a fine 2011 le cause pendenti erano 5487 e le nuove presentate 2588. Un ritmo di chiusura di 2500 cause l’anno nei tribunali diocesani. E poi la Rota Romana: 222 sentenze definite a fine 2012 con 1444 cause esaminate, 312 nuove arrivate e 1020 pendenti ad anno concluso. In Italia, in virtù del Concordato del 1984 (art. 8) le nozze cattoliche dichiarate nulle lo diventano (dopo la «delibazione», accettazione-trascrizione) per la Repubblica italiana. Spiega l’avvocato rotale Andrea Locatelli: «Ci si rivolge a un tribunale ecclesiastico per sciogliere un vincolo con efficacia dalla sua stessa origine e con un atto che renda il matrimonio come se non fosse mai stato contratto. Con tutte le conseguenze in sede sia ecclesiastica che civile, per esempio col venir meno dell’assegno di mantenimento eventualmente stabilito dal giudice civile». Se il matrimonio non c’è mai stato, non c’è assegno. A meno che nel frattempo non sia passata in giudicato una sentenza di divorzio civile.
I Tribunali ecclesiastici sono sempre frequentatissimi, nonostante il calo delle nozze religiose. Spiega l’avvocato Gian Ettore Gassani, presidente dell’Associazione matrimonialisti civili: «La rete ha fatto scoprire a molti la possibilità di far riconoscere una condizione di nullità. I costi per un annullamento risultano più ridotti e persino il tempo di attesa. I processi italiani sono lunghissimi, uno ecclesiastico può durare solo un paio d’anni». La Conferenza Episcopale Italiana ha calmierato dal 2010 i costi: onorario minimo per un avvocato 1575 euro, massimo 2992. È previsto il patrocinio gratuito per i meno abbienti. Alla Rota Romana il 53% delle cause finali del 2012 sono state gratuite. Avverte Diego Sabatinelli, segretario della Lega per il Divorzio Breve: «Le tabelle si riferiscono al solo onorario dell’avvocato, sono escluse le spese vive: reperimento del materiale probatorio, consulenze, trasferte, consulti. I costi aumentano per le cause innanzi al Tribunale della Rota Romana ed al Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica».
Ricorda però il reverendo Massimo del Pozzo, professore stabile di Diritto canonico e coordinatore della stessa facoltà alla Pontifica università della Santa Croce: «Una cosa dev’essere chiara: la nullità del vincolo matrimoniale non è la via cattolica al divorzio. Non bisogna strumentalizzare le cause di nullità. Alla base c’è forse una malintesa concezione pastoralista. Anche nell’insegnamento qui all’Università ripetiamo che un matrimonio fallito non è, e non può essere, automaticamente nullo. Bisogna vedere se esistono le condizioni oggettive della nullità».
Infine ci sono le motivazioni e le storie di nullità, spesso pittoresche. La ragazza avviata alla vita religiosa che resta incinta, chiede lumi al padre spirituale e si sposa: nozze nulle per la mancanza di libera scelta (sposata «per scrupolo di coscienza accompagnato da gravi ansie e tormenti interiori»). Nullo il matrimonio del carabiniere che fugge con una minorenne e poi viene costretto «con minacce di vario genere» a sposarsi. Nullità per le nozze del «convinto ecologista profondamente angosciato dal rischio ambientale che considerava un atto irresponsabile mettere al mondo figli». Altre cause di nullità: «Eccessivo amore per il proprio lavoro, vissuto in una situazione di generica impreparazione nell’assunzione degli obblighi derivanti dal matrimonio», «disturbo misto dipendente-istrionico di personalità», «disturbo distimico di personalità associato a disturbi psicosessuali», «disturbo di personalità isterica con tratti narcisistici», «immaturità psico-affettiva associata a nevrosi di natura sessuale», «disturbo di dipendenza sessuale». In una sentenza il matrimonio (senza prole) è sciolto «per le profonde differenze caratteriali e la mancanza d’amore, confermata dall’attrazione nei confronti di un’altra donna». Tematiche, come si vede, assai comuni...