Au. Par., Il Tempo 26/10/2013, 26 ottobre 2013
OGNI ANNO «ASCOLTARE» GLI INDAGATI COSTA QUASI 200 MILIONI DI EURO
Ogni anno in Italia un fiume di denaro viene speso per le intercettazioni telefoniche, (90%), ambientali e informatiche. E ad allarmare sono due dati: da una parte quanto costa ascoltare gli indagati, dall’altra quante registrazioni vengono effettuate in tutte le procure italiane. Per quanto riguarda il primo dato, si tratta di cifre che si aggirano, ogni dodici mesi, tra i 180 e i 200 milioni di euro. Per il secondo, invece, si tratta di 135mila «bersagli» telefonici tenuti sotto controllo.
Poi c’è una disparità di costi tra diverse procure italiane. Milano e Palermo sono quelle che spendono di più per le intercettazioni: oltre 36 milioni di euro nel capoluogo lombardo e 32 milioni, invece, in quello siciliano. Poi ci sono i prezzi del costo giornaliero delle procure. A Campobasso mettere un telefono sotto controllo costa 3,85 euro al giorno, a Lodi la stessa operazione costa 27 euro, cioè oltre sette volte tanto. E poco meno costa alle procure di Urbino, Cuneo, Messina e Barcellona Pozzo di Gotto: 23 euro al giorno. Negli ultimi cinque anni, il numero delle intercettazioni è aumentato del 19,6%, passando da 113 mila «bersagli» intercettati nel 2006, a oltre 135 mila nel 2011.
Un dato che risente soprattutto degli incrementi registrati, sia tra le intercettazioni di tipo telefonico, con +20,9%, sia tra quelle ambientali, che nello stesso arco di tempo crescono del 13,5%. In calo solo le intercettazioni informatiche e telematiche che, passando da 2.726 nel 2006, a 2.573 nel 2011, registrano un calo pari al 5,6%.
Il dato certo, comunque, è che le intercettazioni costano agli italiani decine e decine di milioni di euro l’anno.
Au. Par.