Antonio Armano, Il Fatto Quotidiano 26/10/2013, 26 ottobre 2013
IL FINTO TONTO CHE RECITAVA JOHN FANTE PER GLI AMICI
Me lo ricordo alla festa per i 15 anni del salotto dell’avvocato Augusto Bianchi, dove al cesso campeggiava una foto d’epoca di Berlusconi che si mette a posto il pacco davanti a una libreria violentemente vuota. Era il 2005 e a un certo momento del party radical chic Andrea Brambilla, senza il trench e la voce con la lisca che l’hanno reso celebre come Zuzzurro in coppia con Gaspare, ha recitato Il mio cane stupido: “Sapevo bene perché volevo tenere quel cane. Era indecentemente chiaro, ma non potevo dirlo al ragazzo. Ne sarei stato imbarazzato. Ma a me stesso lo potevo confessare. Ero stanco di sconfitte e fallimenti. Ero affamato di vittorie. Avevo 55 anni e di vittorie all’orizzonte non ce ne erano, tanto meno battaglie. Anche ai miei nemici era passata la voglia di combattere”.
Il racconto di John Fante parla di un uomo che trova in un cagnaccio aggressivo lo strumento di riscatto, e in mezzo al buonismo dilagante di tanta narrativa a quattro zampe si erge come capolavoro. Mentre Brambilla recitava, tra la gente che mi stava accanto girava voce che fosse ancora traumatizzato dall’incidente del 2002, quando lo tirarono fuori dalle lamiere della sua Volvo 70. “Cosa resterà di quest’Audi 80?”, diceva la parodia di una canzone di Raf sugli anni 80. Brambilla era diventato popolarissimo a Drive In, la trasmissione culto di quel decennio.
L’incidente in cui ha rischiato la vita, mentre era diretto a Chiavari per recitare La cena dei cretini, si è svolto dalle parti del famoso motel K a Casei Gerola. E c’è ironia in uno schianto che va in scena mentre le coppie clandestine ci danno dentro nelle stanze a tema ispirate a una baita, a un planetario o a Manhattan. Ma lui se l’è cavata e in pochi mesi ha ripreso lo spettacolo. Era rimasto traumatizzato?
QUANDO, nel febbraio scorso, ha saputo d’avere un cancro ai polmoni non ha smesso di lavorare in teatro, dove portava in scena commedie brillanti e sempre nel segno di una professione vissuta con impegno: “Sono debilitato, ma bisogna reagire. Penso sia doveroso provarci. Vorrei dirlo a tutti, specie ai malati giovani: occorrono volontà e ottimismo”. Se n’è andato giovedì notte a 67 anni. Se i comici hanno spesso un lato malinconico e lunare, lui era per vocazione e contratto pasticcione, autoironico, impacciato, candidamente finto tonto, a partire dal costume di Zuzzurro coi capelli arruffati, il papillon da pirla, in contrasto col rapido e petulante Nino Formicola, in arte Gaspare. Memorabile lo sketch in cui Gaspare lo vuole convincere a rifare la reclame della “Signora Gina che mangia la pasta con la margarina” e la trova buona come quella col burro. A lui fa schifo e di fronte alle insistenze dell’amico sbotta: vaglielo a dire alla Signorina Schneider che era margarina e non burro. Ultimo tango versione light.
Cosa resterà di quest’Audi 80? Dopo gli anni di piombo, finiti con la morte di Moro e la bomba a Bologna, arriva il decennio del disimpegno e va in onda nella scenografia americana di un Drive In. Col Paninaro, la contessa Marina Lante delle Povere, il pittore da televendita Teomondo Scrofalo, Faletti non ancora autore di best-seller ma poliziotto pugliese omofobo. La Guerra fredda è finita, e in una gag Spadolini telefona a Reagan. C’è l’imitazione di De Mita intellettuale della Magna Grecia e di De Michelis ma siamo lontani dalle caricature di Crozza, più devastanti di un editoriale in prima pagina. Compare pure Pier Silvio Berlusconi.
LO STATUS symbol paninaro è la jeep Renegade e anticipa la smania milanese del Suv, ottimo da parcheggiare abusivamente sui marciapiedi più impervi. Come ha notato Roberto D’Agostino, il decennio di Mapplethorpe e Andy Warhol non è da buttare. Se in Italia ci siamo svegliati negli anni 90 col cerchio alla testa del debito pubblico e il conto delle ruberie, colpa della politica. Ma siamo finiti fuori strada, partiti per la tangenziale, o meglio tangente. Lasciamo stare la politica e ricordiamoci di Andrea come l’attore che nel-l’86 – i tempi di Drive In – ha interrotto l’attività in video per portare a teatro con Nino la commedia di Neil Simon Andy e Norman: due giornalisti radical mandano avanti un giornale di protesta e s’innamorano della vicina, una campionessa di nuoto conservatrice. Amore, politica, amicizia. La vita è una commedia degli equivoci.