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 2013  ottobre 26 Sabato calendario

LE SIGNORE IN ROSA


Sesso smodato, accanito, penetrativo. Che l’amplesso avvenga in piedi contro il muro di una calle veneziana o che si scateni all’ombra di un vulcano delle Eolie, il suo impeto mira a un unico scopo: l’Amore. La maiuscola è d’obbligo per il sentimento totalizzante verso cui convergono le storie rosa-shocking di Irene Cao, scrittrice commercialmente trionfante in un asfittico mercato editoriale grazie alla sua serie in tre volumi edita da Rizzoli: Io ti guardo, uscito a giugno a cinque euro, e ancora Io ti sento e Io ti voglio, proposti in estate a 14 euro e 90. Prezzi super-popolari per un prodotto le cui vendite sono uno schiaffo alla crisi: 150 mila copie e 14 edizioni conquistate dal primo volume, 80 mila copie e 9 edizioni dal secondo, e 70 mila copie e 6 edizioni dal terzo, per un totale di 300 mila copie.
Non è l’unico hit italiano e "al femminile" del presente. Le diverse declinazioni del rosa nazionale di ultima generazione contraddicono i dati pessimistici sulla lettura, come dimostrano anche gli esiti di altre due autrici: Chiara Moscardelli, approdata da poco al secondo romanzo, La vita non è un film (ma a volte ci somiglia), dopo il plauso ottenuto con Volevo essere una gatta morta (Einaudi Stile Libero); e Anna Premoli, lanciata sul Web con Ti prego lasciati odiare, pubblicato dal marito in ebook nel giugno 2012 e divenuto subito uno dei testi più scaricati. Un luxury romance ambientato tra finanze e castelli in Inghilterra (Premoli dichiara una culto smodato per la letteratura Regency) e capace di tuffare il genere del rosa nazionale in suggestioni internazionali e ben piantate nello spirito del nostro tempo. In gennaio Newton Compton ne ha prodotto la versione su carta. Risultato: quattordici edizioni e vincita del premio Bancarella. Ora la Premoli raccoglie nuovi allori con Come inciampare nel principe azzurro, uscito in settembre ed entrato velocemente nella top ten. La tiratura complessiva dei due libri è oggi di 220 mila copie, più 25 mila vendute in ebook.
Sono best-seller che sognano l’amore da prospettive diverse, ma tutti appaiono distanti sia dai climi alto-borghesi e soft dell’eterna Sveva Casati Modignani (attualmente ai primi posti delle classifiche col suo Palazzo Sogliano, Sperling & Kupfer), sia dalle trame complicate e a tinte fosche di antiche capofila del filone quali Liala, Mura e Rosa Peverelli. Pur nell’eterogeneità, le trentenni odierne sfoggiano caratteristiche che le differenziano dalle antenate: la familiarità con la rete e il dialogo coi lettori su Internet; l’irruzione nei soggetti delle nuove tipologie femminili delineate da serie tivù come «Sex and the City», «Desperate Housewives» e «Mistresses»; gli sfondi legati a un mondo del lavoro (banche, fusioni e acquisizioni nei libri della Premoli, che di formazione è economista) sospinto dai ritmi assillanti e dagli atteggiamenti relazionali impietosi provocati dalla congiuntura finanziaria.
Le Cinquanta Sfumature di E. L. James, inesorabili nell’accumulare consensi (la trilogia in paperback ha venduto in Italia un milione di copie nei soli tre mesi estivi, e il fenomeno non accenna a diminuire), sembrano essere il riferimento della Cao da almeno tre punti di vista: il format in tre volumi, il titolo che gira come un prisma intorno al medesimo asse verbale e il gioco iniziatico nel quale un maschio esperto guida verso l’esplosione dei sensi una pulzella ignara d’arti amatorie. Si basano all’incirca su questo schema anche le fortune commerciali di altre due saghe: quella della scrittrice americana di origine giapponese Sylvia Day, uscita tra la fine del 2012 e l’estate del 2013 per lo stesso editore delle Sfumature, Mondadori(A nudo per te, Riflessi di te", "Nel profondo di te ); e la serie Incontri proibiti dell’australiana Indigo Bloome, portata in Italia da Newton Compton ( La seduzione, La tentazione, La passione ).
Ma rispetto alle colleghe straniere, il quid originale di Irene Cao - bella trentaquattrenne di Pordenone che ha lavorato come insegnante precaria in un liceo classico - sta nel coniugare sesso e cibo. Lo spunto pare Mangia, prega, ama di Elizabeth Gilbert, ma con un approccio più esplicitamente "sudista" di quel romanzo (e del film con Julia Roberts che ne fu tratto). Col suo stile elementare e le sue psicologie tagliate con l’accetta, Irene narra la vicenda di Elena, restauratrice di affreschi a Venezia assai repressa, come capisce al volo il virilissimo chef siciliano Leonardo (personaggio ispirato al celebre cuoco Filippo La Mantia). L’itinerario che svelerà a Elena le magie del proprio corpo è nutrito, oltre che da un progressivo fuoco genitale, dalle sublimi doti culinarie di lui. Il primo tomo s’affaccia sulla laguna, il secondo è incorniciato dalle sinuose architetture del barocco romano e il terzo s’addentra nei fuochi dell’isola di Stromboli. Un viaggio turistico made in Italy ideale per una circolazione planetaria (la trilogia è stata venduta in Spagna, Germania, Francia, Olanda, Serbia, Danimarca, Turchia, Portogallo, Brasile e Russia, e in digitale negli Usa e in Canada). Eros fa rima con cuore nei libri della Cao, che ripudia il blando sadomaso delle Sfumature optando per stereotipi iper-romantici dove il crescendo di scene sessuali, rigido e conformista nel definire i ruoli uomo-donna, conduce a un sentimento duraturo e coniugale, premiato da un lezioso happy end con tanto di pargoletto.
La radicale assenza d’ironia è uno degli indicatori che separano la Cao dalla Moscardelli, l’esponente più talentuosa della chick lit nostrana, cioè del ramo italiano della "letteratura per pollastrelle" di origine britannica e statunitense portata al successo da Sophie Kinsellae da Helen Fielding (autrice de Il diario di Bridget Jones ), entrambe solerti nel citare Jane Austen come nume tutelare (senza ovviamente condividerne la profondità e raffinatezza di scrittura). Dopo l’esilarante indagine sul "gattamortismo" del primo libro (trentamila copie vendute), centrato sulla tipica sfigata che va sempre in bianco (al contrario delle gatte morte, infallibili nel tessere ragnatele seduttive intorno ai maschi), ne La vita non è un film (ma a volte ci somiglia) la Moscardelli edifica un rosa tendente al giallo (con delitto anomalo e misterioso stalker) pervaso da citazioni argute (distribuite per ora 25 mila copie e già vendute 15 mila). L’eroina è un’imbranata che subisce il fascino del commissario di polizia Patrick Garano, un po’Bogart mediterraneoe un po’segugio di «Criminal Minds». Innamoramento fallimentare, come al solito nei libri della Moscardelli. Abile nello smontare i cliché di maestre del rosa quali Danielle Steel e Nora Roberts, e influenzata dallo humour intelligente di Nora Ephron e Woody Allen, Chiara prende a suo modo le distanze dalla chick lit di lingua inglese, le cui trame sfociano in un amore felice per tutte, persino per la cicciottella Bridget Jones. Nei film adorati dall’alter-ego letterario di Chiara ( Pretty Woman, Il diavolo veste Prada, Una donna in carriera ), il brutto anatroccolo si trasforma in cigno. Invece a lei non è concessa alcuna metamorfosi fiabesca. Disincantata e realista, ha stabilito un dialogo su Facebook con le lettrici, che le confidano i loro disastri amorosi.
Imparentabile a quello siglato Moscardelli è il rosa di Federica Bosco, di cui è arrivato da poche settimane in libreria Non tutti gli uomini vengono per nuocere (Mondadori), dove la sfortunata Cristina (senza lavoro né casa né fidanzato) è cotta di un medico che sembra ritagliato da «Grey’s Anatomy». Respirano invece d’ineluttabili lieti fini i personaggi di Anna Premoli, che in Come inciampare nel principe azzurro traccia la sorte di Maddison, impiegata di una prestigiosa banca d’affari catapultata per lavoro nella Corea del Sud: dimensione gelida e ostile che le riserverà sorprese sentimentali risolutive. Implicitamente (ma neanche tanto), nel romanzo scorre un attacco a quel femminismo "imposto" (termine usato dalla Premoli) che esalta dame vincenti nella professione al prezzo di forti sacrifici familiari. Controcorrente in senso tradizionalista, Premoli inneggia alla «moglie-e-madre-super-felice»: molto più che all’ascesa nel business, la sua Maddison punta a un solido legame casalingo. La stessa aspirazione percorreva come un filo rosso la prosa di Ti prego lasciati odiare, dove la parola "famiglia", nei calcoli del computer, affiora nelle pagine ottantuno volte. Evviva il matrimonio, come nell’Ottocento e malgrado tutto.