Lia Ferrari, D Repubblica 26/10/2013, 26 ottobre 2013
10 MILIARDI DI NOI
Una nascita è un segno di festa. Ma quattro miliardi e mezzo di nascite aggiuntive in cento anni, come è successo nell’arco del secolo scorso quando la tribù umana è schizzata da 1,6 a 6,1 miliardi? La ragione segnala l’allarme, l’inconscio collettivo –sostenuto dai tabu di molte religioni sul controllo demografico – fatica a distinguere tra la dimensione familiare e quella collettiva, tra gioia e ansia per il futuro. Inoltre molti confondono la frenata del tasso di crescita (già in atto) con la frenata della popolazione (prevista solo alla fine del secolo), pensando che abbiamo scampato il pericolo: un po’ come brindare perché il treno che corre verso il burrone ha smesso di aumentare la velocità.
Proprio il 31 ottobre di 2 anni fa – secondo i calcoli un po’ pignoli dei demografi, che da allora usano questa data come riferimento – era stata raggiunta quota 7 miliardi, ed entro il 2100 ci attesteremo probabilmente tra i 9 e i 10 miliardi di esseri umani. Pochi? Molti? Nel Ventesimo secolo, mentre la popolazione cresceva di 4 volte, il consumo di energia si e moltiplicato per 16 e quello di acqua per 9, costringendo alla sete 700 milioni di persone e altri 21 milioni a trasformarsi in profughi climatici. La pressione sugli ecosistemi ha assunto una dimensione planetaria e molti biologi ritengono che ci siano le premesse per la sesta estinzione di massa nella storia del pianeta, la prima provocata da una sola specie, l’homo sapiens. Inoltre non solo la popolazione aumenta, ma i consumi pro capite tendono a crescere, perché i 5 miliardi di esseri umani che fino a ieri vivevano ai margini dello sviluppo cominciano, giustamente, a chiedere di più.
Nella storia umana sono sempre state guerre e pestilenze, a tenere sotto controllo il problema demografico. Sarebbe meglio cambiare metodo e lasciare alle coppie la possibilità di ridurre il numero dei figli con la contraccezione. Ma per centinaia di milioni di donne questo è ancora impossibile.