Andrea Visconti, D Repubblica 26/10/2013, 26 ottobre 2013
GWYNETH DEI PRIMATI
La villa nei lussuosi Hamptons dove Gwyneth Paltrow passa quasi metà dell’anno è nell’incantevole villaggio di Amagansett, sulla punta di Long Island, a pochi isolati dall’oceano. Un paradiso immerso nel verde dove i suoi vicini di casa sono cari amici come Paul McCartney, Sarah Jessica Parker e Alec Baldwin, tutti con indirizzi nel raggio di un paio di chilometri. La casa di Gwyneth sono seicento metri quadri con vista dell’Atlantico, che l’attrice e il marito Chris comprarono alcuni anni fa: cinque camere da letto, sette bagni, piscina e spaziosa palestra per lo yoga. Ma è in cucina che Paltrow preferisce stare: un’enorme locale bianco e grigio-antracite con un tavolone da lavoro in mezzo, e sopra due ornati lampadari bianchi il cui design contrasta con lo stile rustico-contemporaneo dell’ambiente. Gwyneth parla a ruota libera della sua vita - un nuovo film che inizierà a girare in ottobre, un altro uscito negli Stati Uniti a metà settembre, i suoi libri di ricette e alimentazione sana, il suo seguitissimo blog e il suo ennesimo trasloco. «Se dovessi aggiungere ancora un altro progetto nella mia vita penso che mi potrei sparare», scherza, appollaiata su uno sgabello con indosso un leggero abito estivo in maglia color prugna. È in forma smagliante (la guru della ginnastica Tracy Anderson, sua personal trainer, può ben esserne orgogliosa), con quel tanto di abbronzatura che mette in rilievo l’oro dei capelli e un fisico perfetto che non lascia trapelare né i suoi quarant’anni né due gravidanze. Non è un caso che la scorsa primavera il settimanale People l’abbia incoronata “donna più bella del mondo”. «Più passano gli anni e più il mio carattere si raddolcisce, mentre per me diventa sempre più importante trovare in ogni istante il modo per migliorarmi”, confida. Gwyneth ora appare serena, calma ed equilibrata ma non è sempre stata così. Ci sono stati gli anni complicati del suo fidanzamento con Brad Pitt, la combattuta relazione con Ben Affleck, la lunga paretesi quando la sua carriera cinematografica sembrava non far scintille. Benché al suo attivo abbia cinquanta film, infatti, non tutti hanno avuto il successo di Seven (con Brad Pitt), Emma, Sliding Door. O di Shakespeare in Love, per il quale nel 1998 ebbe l’Oscar. La statuetta non bastò per stabilire una volta per tutte che Gwyneth meritasse i migliori ruoli di Hollywood. Neppure la sua amicizia di anni con Steven Spielberg bastò allora a garantirle il salto da celebrity a grande star. Ma la svolta lei se la garantì da sola, affiancando al cinema un’altra sua grande passione, la cucina e l’alimentazione sana.
Un’idea che viene ad lontano: «Mio padre è cresciuto in una modesta famiglia ebrea in una zona benestante di Long Island», dice Gwyneth parlando di papà Bruce, regista e produttore cinematografico, scomparso improvvisamente nel 2002 per un tumore alla gola proprio mentre era in vacanza a Roma per festeggiare il trentesimocompleanno della figlia. «Per papà andare al ristorante era un modo per sentirsi pari e ne provava una gioia immensa. Una gioia che non dimenticherò mai di avere ereditato da lui». È al padre che un paio d’anni fa l’attrice dedicò il bestseller My father’s daughter, ispirato appunto dall’amore del padre per la cucina. Il suo libro più recente, It’s all good, pubblicato lo scorso aprile, propone invece ricette per una dieta senza glutine: «È stato mio figlio a farmi venire l’idea, perché al glutine è allergico. Un grosso problema perché fosse per lui mangerebbe sempre pasta. O magari, come è comune fra i bambini della sua età, ketchup spalmato sul pane». Ketchup? Un orrore, per Gwyneth che sta cercando di crescere i figli “all’europea”. Non a caso ha sposato un inglese (Chris Martin, leader del gruppo rock Coldplay, «la miglione decisione della mia vita», come ha detto lei quest’estate in un’intervista a Good Housekeeping), da undici anni abita a Londra e i suoi due figli Apple e Moses sono entrambi nati in Inghilterra. In America. fin dal 1998 quando la Paltrow sfoderò un magistrale accento “very British” in Shakespeare in Love, l’hanno spesso malignamente accusata di “fare l’inglese”. Non senza ragioni: «Le scuole britanniche tengono alle buone maniere più di quelle americane”, dice. O persino: “Gli inglesi sono più intelligenti e civili degli americani”, come dichiarò qualche tempo fa in un’intervista a un quotidiano portoghese.O ancora in un’altra occasione: «La gente a Londra parla di cose più interessanti, a cena, non solo di soldi e lavoro».
Non saranno pochi a ricordarglielo, ora che si dice stia per tornare a vivere stabilmente negli Stati Uniti. Come mai? «Abbiamo voglia di una nuova avventura», spiega, e conferma che sta per chiudere casa a Londra e stabilirsi al numero 1701 di Mandeville Canyon, nel quartiere losangelino Brentwood. «Abbiamo voglia di tanto sole, dopo gli ultimi tre inverni a Londra, che sono stati alquanto brutali».
Ma non è solo il clima della California a determinare la fine della lunga parentesi inglese. Il trasferimento coincide con l’inizio delle riprese a ottobre di un nuovo film con Johnny Depp, Mortdecai, diretto da David Koepp e tratto dalla serie di gialli comici di Kyril Bonfiglioli.
I giorni scorsi Gwyneth li ha già passati sulla West coast per il lancio di Thanks for sharing (in italiano Tentazioni (ir)resistibili, in sala a fine novembre), nel quale appare più sexy che mai nelle scene in cui balla in biancheria intima per il suo fidanzato (Mark Ruffalo) alle prese con un problema di sex addiction (« Lo definirei un film “dromedy”, via di mezzo fra dramma e commedia). Ma anche ha trovato il tempo per partecipare, scortata da figli e bodyguard, alla serata benefica per la East Hampton Library promossa da cento scrittori Usa. Dove non tutto è andato proprio liscio: Jay McInerney (peraltro passato a sua volta dai romanzi a un terzo volume sui vini, Juice) poi ha twittato: «La notte degli autori alla East Hampton Library presa in ostaggio da star del cinema con libri di cucina scritti da ghost writer». Se l’idea di cambiare continente pesa su Gwyneth, lei non ne dà segno, forse perchè in vita sua di traslochi ne ha fatti tanti, a partire da quando era bambina e la famiglia lasciò Santa Monica per trasferirsi sulla East Coast, dove il padre era impegnato con produzioni teatrali in Massachusetts. Poi New York (prima un attico nel Greenwich Village, in seguito un loft a TriBeCa e una mansarda downtown con vista mozzafiato dell’Hudson)e nel 2004, con Chris a Londra, a Belsize Park, casa comprata dall’attrice Kate Winslet. Inizialmente i vicini di casa erano entusiasti di avere in zona una star di Hollywood, ma non avevano preso bene l’acquisto da parte di Chris e Gwyneth anche delle due palazzine accanto, tutte circondate da un muro altissimo a difesa della privacy. La storia si ripete dall’altra parte dell’Atlantico: ancora non hanno preso possesso della villa di Brentwood che già hanno fatto imbufalire i vicini, per un cancello così alto da violare le norme edilizie, e così imponente da celare alla vista l’edificio in stile spagnolo coloniale progettato negli anni ’50 dal famoso architetto Windsor Smith. Anche lì, come in tutte le residenze di Gwyneth, la cucina è il fulcro della casa. «Cosa ci posso fare? Quando si tratta di mangiare io sono una tipica mamma ebrea che teme sempre di non avere cucinato abbastanza», scherza l’attrice ricordando che il suo successo nel campo del food nasce con il blog Goop, una sorta di giornale online con oltre un milione di iscritti, che ha appena compiuto 5 anni. Diviso in sei categorie, suggerisce ricette, luoghi dove andare, oggetti da acquistare, attività da fare, libri da leggere e cose da vedere.«L’idea nacque per caso, Goop è un mio vecchio soprannome che viene dalle iniziali, GP. Mi è sempre piaciuto viaggiare e i miei amici si rivolgevano spesso a me per chiedermi consigli sulle parti più disparate del mondo. All’inizio era diretto agli amici, poi ha incominciato a crescere al di là delle mie conoscenze. Mi dà grande gioia spartire consigli e informazioni che mi arrivano da una rete straordinaria di contatti in molti settori». Volendone elencare alcuni: moda, anche come stilista (box a pag. 28), bellezza, come testimonial (box a pag. 26) e naturalmente cinema ed editoria, con il nuovo libro di cucina che ha debuttato al primo posto della classifica del New York Times. «Quando rifletto sui mei primi quarant’anni», conclude, «la cosa che mi sorprende è che sono riuscita a fare molto più di quanto non mi fossi mai aspettata. Il prossimo progetto? Forse un ristorante. L’idea ce l’ho da anni, il tempo di farlo no».