Avvenire 27/10/2013, 27 ottobre 2013
LA TENDENZA: CREMAZIONI IN CRESCITA
Polvere siamo e in polvere torneremo; anzi, in cenere. Qualcuno l’ha definita una «rivoluzione silenziosa», quella che ha condotto le cremazioni in Italia da 3.600 nel 1987 a 48.000 nel 2005; oggi si calcola che interessino il 15% dei defunti italiani, ma con punte assai più alte nelle regioni del Nord: sono infatti già un terzo del totale in Trentino e Lombardia, che è poi il livello medio europeo e anche quello atteso per la nostra Penisola nel 2040. Svetta Milano con il 70% di defunti cremati, una percentuale molto vicina a quella dei Paesi nordici. Cambiano di conseguenza, e sempre più tenderanno ad adeguarsi, le pratiche che accompagnano il trattamento dei defunti: dal materiale con cui costruire le bare – che all’estero è sempre più deperibile ed ecologico, visto che finirà nell’inceneritore, mentre in Italia le leggi sanitarie sono ancora molto ostative in materia – alle liturgie (lo stesso rituale cattolico italiano, nella sua recente nuova edizione, riserva particolari attenzioni sia alle preghiere presso il crematorio, sia a quelle per la deposizione dell’urna), infine ai cimiteri, i cui spazi e arredi vengono radicalmente rivisti; in effetti, la scelta della cremazione sottintende anche una volontà di rispetto della sobrietà e di vicinanza alla natura che va rispecchiata pure nell’architettura dell’ultima dimora. Secondo alcuni esperti, inoltre. i campisanti tradizionali vivranno addirittura una crisi anche economica, richiedendo manutenzioni non più sostenute dai proventi dei nuovi ingressi.