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 2013  ottobre 26 Sabato calendario

SETTI: «IO, IL PIRLO DEL VERONA»

L’uomo dei piccoli passi torna stasera a San Siro guardando l’Inter dall’alto in basso. In 16 mesi ha riportato il Verona in A ed ora è quarto. Eppure Maurizio Setti, 50 anni, non la pensa così: «Non mi emoziono mai. Preferisco pensare che ogni gara, anche prestigiosa, non sia comparabile col traguardo finale».
Da imprenditore programma tutto: anche nel calcio?
«Certo. Il calcio è la mia passione, ma il tempo mi ha insegnato a contenerla».
Così passa per cinico.
«No, è la razionalità a difendermi dagli impulsi emotivi. L’ho capito bene a Bologna».
La sua avventura è cominciata con il Carpi.
«A casa mia. Ho dato una mano con altri soci e siamo saliti dalla Promozione alla C2. Poi, però, la prima esperienza importante è stata a Bologna».
Non è andata benissimo...
«Da vice-presidente mi sono preso tante responsabilità, ma c’era troppa confusione».
Così è uscito con 1,5 milioni e ne ha investiti 4 per acquistare il Verona.
«Esatto».
Poi, con altri 4 ha finanziato il salto in A e ora ne spende 21 per questa A, con i soldi dei diritti tv.
«Proprio così».
I conti tornano sempre?
«Non può essere diversamente. Il Verona deve crescere in prospettiva, non devo pensare solo all’immediato».
Parla del suo gruppo di lavoro? Come l’ha selezionato?
«Conoscevo da tempo il d.s. Sean Sogliano. Lo volevo con me già al Bologna. E poi ho evitato che facesse una stupidata (l’intesa col Genoa n.d.r )».
E la scelta del d.g. Gardini?
«Per fortuna era libero. In quest’esperienza è diventato il mio riferimento principale. Anche perché io in sede vado sì e no 4 volte al mese e da loro voglio un impegno h 24».
Invece Mandorlini lo ha trovato già in panchina.
«E sono contento di avergli dato fiducia. Fa giocare bene la squadra. Gli siamo stati tutti vicini e lo abbiamo aiutato a superare qualche problema d’immagine».
E la tifoseria del Verona ha risposto al meglio.
«C’era tanta fame. Questa gente non poteva essere presa in giro. E’ stata dura l’impresa della A al primo tentativo. Ma ora viene il bello. Lo stadio è sempre pieno, con record d’abbonamenti e d’incasso. Ma io non voglio uno stadio nuovo».
E cosa progetta?
«Ora ci alleniamo a Peschiera, ma la mia idea è di avere un centro sportivo modello. Soprattutto per le giovanili».
Ci tiene al vivaio.
«Sogliano ha già fatto bene a Varese, ci stiamo strutturando. Il modello per me è il Borussia Dortmund».
Come se lo immagina il Verona in Europa?
«Adesso non ci penso. Se proprio devo sognare penso alla Coppa Italia».
Quali sono i suoi rapporti con i presidenti di serie A?
«Ridotti al minimo».
Non si fida? Chi stima?
«Mi dicono che De Laurentiis ha un caratterino, ma ha fatto una grande lavoro al Napoli. Anche Lotito ha il calcio come prima attività. Ma in Lega non ci metto piede».
Perché?
«Ho sempre ricavato l’impressione che quell’ambiente non fa bene al calcio. Occorre un cambio di mentalità per uscire dalla provvisorietà».
Ma lei s’è unito ai sette club che contestano Beretta?
«Piano. L’ho spiegato anche ad Andrea Agnelli nell’unica volta in cui l’ho chiamato, dandogli del tu. Il Verona si batte per la trasparenza e sui diritti tv chiede soluzioni che diano a tutti la stessa dignità. Ma io non mi schiero a priori. Lo farei solo se maturasse una linea di cambiamento».
Verona a San Siro in coincidenza dell’addio di Moratti. Che pensa di Thohir?
«In Premier e in Francia c’è già internalizzazione. I grandi club devono aprirsi a nuovi investitori, a meno che le grandi famiglie non intendano continuare a perdere soldi. Invece penso che per un club medio sia meglio una guida italiana: capisce meglio il territorio».
In futuro mollerà il Verona?
«Assolutamente no. Per me Verona è il massimo. Solo se dovessi emigrare all’estero. Ma non mi sembra possibile».
Lei va già in giro tanto per la sua azienda.
«E scopro che il Verona ha successo anche in Asia. Ho appena avuto bei riscontri in Giappone. Il nostro matrimonio con Nike va in questa direzione. Ci credo».
Il suo ruolo da calciatore?
«Centrocampista, ero uno alla Tardelli».
E da presidente fa la punta?
«No il regista alla Pirlo».
Mi sa che è juventino.
«Non lo nascondo, da giovane andavo in trasferta per vedere la Champions».
Fiorentina e Juve la tentano per Jorginho. Lo vende a gennaio?
«Io sono abituato a portare a termine i miei lavori».
Intanto riscatta Cirigliano che non è meno forte...
«Vero. Mandorlini vorrebbe cambiare modulo per fargli spazio».
E Iturbe lo riscatta?
«Servono 15 milioni per Juan. Dipende da quanto dimostrerà di essere bravo».
Un pronostico per stasera?
«Metta che vinciamo 3-0...». E sorride, pensando al suo Verona che cresce a piccoli passi.