Massimo Lopes, La Gazzetta dello Sport 27/10/2013, 27 ottobre 2013
ALESSANDRO NESTA: «ORA DIVENTO ALLENATORE»
A Montreal la festa d’addio gliel’hanno già fatta: degna di una grande star. Poi, bisognerà vedere se quella di sabato scorso sarà stata l’ultima apparizione da calciatore. Ieri, Alessandro Nesta ha saltato il derby con Toronto (ultimo match di «regular season») per un fastidio al polpaccio, uno dei tanti problemi fisici che lo hanno forse spinto a smettere. Se gli Impact si qualificheranno per i playoff, la sua carriera potrebbe avere un sussulto, con possibilità di arrivare al titolo Mls: sarebbe l’happy end di una meravigliosa favola.
Nesta, quando ha deciso di pensionarsi?
«A metà di questa stagione. Credevo che la vita qui fosse meno stancante, ma è un continuo viaggiare. Spesso si gioca sul sintetico e coi miei guai fisici non è facile».
Una stagione e mezzo nella Mls: che cosa c’è da imparare e da insegnare?
«È incredibile il modo in cui sanno vendere il prodotto, ancora di qualità inferiore a quello europeo. Nel marketing sono bravi. Abbiamo giocato in stadi pieni. A Seattle c’erano 60 mila persone e in Italia quelle cifre sono fantascienza o quasi. Sull’aspetto tattico e tecnico devono crescere».
Suggerimenti?
«Devono importare più allenatori dal Vecchio Continente e giocatori. Qui i ragazzi nelle scuole praticano due o tre sport prima di scegliere la strada definitiva. Cominciare seriamente con il soccer a 16 anni è tardi».
Verrà lei a dare una mano, anche se un anno fa ci disse di voler allenare solo ad alto livello?
«Ci proverò. Prima, però, mi devo preparare. Ho fatto due corsi, mi manca il terzo che dura un anno. La famiglia resterà a Miami, perché non vorrei staccarmi dagli Usa. Mentre io farò la spola. Poi vediamo cosa succede. Mi piacerebbe allenare ad alto livello. Però può darsi che debba iniziare dal settore giovanile. Chissà, magari al Milan, ma non escludo di rimanere negli Stati Uniti».
Perché l’allenatore?
«Perché ho fatto calcio fin da piccolo e sarebbe difficile staccarsi da questo mondo. È la cosa più vicina a giocare».
Sorpreso dalla Roma?
«Sì, perché hanno venduto qualche pezzo importante. Complimenti».
Totti è suo coetaneo. Non solo non smette, ma rischia di andare anche al Mondiale.
«Lo spero per lui. Sta bene e ha avuto meno infortuni di me. Un difensore ha vita più corta, non ti puoi mai fermare: quando scatta il tuo avversario gli devi correre dietro. Incontri ragazzi che vanno a duemila e se non hai gambe non la becchi mai. Lì davanti puoi farti qualche pausa».
Da tifoso rossonero cosa si aspetta da questa stagione?
«Di arrivare in Champions e di fare una buona figura in Coppa. Purtroppo ogni anno si parte male, anche nell’ultimo in cui c’ero io. Ora rincorrere è più difficile: davanti vanno bene e molte rivali si sono rinforzate. La mia impressione è che ogni volta si ricominci da zero invece di costruire su quanto fatto in precedenza. Un errore, forse».
Com’è possibile che uno come Kakà faccia la riserva per quattro anni?
«Perché quando vai in una squadra come il Real la concorrenza è altissima. Poi ha avuto problemi fisici e non so se ci siano state altre cose. Per come l’ho visto martedì, se ritrova la condizione può tornare quello di una volta».
L’altro giorno ha detto che se Balotelli vuole stare al Milan deve rispettare le regole.
«Non l’ho detto e neppure che gli vengano perdonati certi comportamenti. Non lo conosco e non esprimo giudizi. Mi hanno solo chiesto di spiegare com’era il Milan quando ci giocavo. Così ho raccontato che quando arrivai c’erano Costacurta e Maldini che davano l’esempio. Nessuno osava andare fuori dalle righe. Loro senza bisogno di urlare, ma con uno sguardo, ti rimettevano a posto. Non giudico lo spogliatoio del Milan di oggi perché dei miei vecchi compagni non c’è più nessuno».
Pochi credevano a Conte quando metteva le mani avanti alla vigilia del campionato.
«Vincere tre scudetti di fila non è facile. Gli avversari si sono rafforzati e la tua squadra inconsciamente perde un po’ di appetito. È normale che dopo tante vittorie venga a mancare un po’ di rabbia agonistica. Mi sembra un’esagerazione, però, parlare di Juve finita. Ha grandi giocatori e per me è la favorita».
Chi vince il Mondiale?
«Il Brasile. Gioca in casa e ha tanto talento. Sarà dura per le altre. L’Italia sarà competitiva. Ha ottimi calciatori e Prandelli è bravissimo».
Visto che è in vena di pronostici ed è appassionato di basket, chi vincerà l’Nba?
«Miami. È la più forte. Purtroppo non ho ancora conosciuto LeBron James».