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 2013  ottobre 27 Domenica calendario

APPUNTI PER GAZZETTA - IL COMIZIO DI RENZI


REPUBBLICA.IT
FIRENZE - Al lavoro subito su Italia, Europa, lavoro, educazione. Giustizia nel 2014. E poi mai più larghe intese e soprattutto la legge elettorale dei sindaci, senza bisogno di cambiare la Costituzione. Matteo Renzi fa il punto della tre giorni della Leopolda e disegna la sua campagna elettorale verso la segreteria del Pd e poi verso la premiership del Paese. Con un programma ’semplice’. A chi ci accusa "di essere incolti, barbari", semplici, replico che "la vera strada è la semplicità: parlare chiaro a tutti, non avere la puzza sotto il naso parlare di politica in maniera semplice", ha poi detto Renzi, aggiungendo che "serve una rivoluzione della semplicità". E sulla tenuta del governo: "Non credo che la decadenza di Berlusconi comporterà la caduta".
Legge elettorale. Serve una legge elettorale per cui "quello che governa è per cinque anni responsabile: mai più larghe intese e questo non significa essere contro il governo", ma la questione è che "questo sistema va modificato" e noi "dobbiamo essere custodi dell’alternanza". Matteo Renzi parla davanti a una grande platea, giunta alla Leopolda per ascoltare l’intrervento finale del sindaco di Firenze. Dal palco lui rilancia la legge per l’elezione dei sindaci. "La legge elettorale - ha infatti detto Renzi - che funziona è quella dei sindaci, dove dai a uno il compito di rappresentarti e se sbaglia va a casa. Ma non ci sono inciuci".
Berlusconi è il passato. Nel suo intervento, Renzi ha sottolineato che alla Leopolda "noi parliamo di futuro per questo qui non parliamo di Berlusconi, non possiamo definirci sulla base del nostro nemico, noi popolo della Leopolda siamo definiti dai nostri amici, non da chi vogliamo mandare a casa, ma per quello che vogliamo fare". "Noi - ha aggiunto citando una signora che gli chiedeva perchè non si parlasse del Cavaliere - parliamo di futuro per questo non parliamo di lui".
Poi ha spiegato: "Il nome che vorrei dare al futuro è stupore. È qualcosa di incredibile che migliaia di persone facciano centinaia di chilometri per ascoltare, riconoscersi, ri-incontrarsi come è accaduto qui. Io mi stupisco, io voglio continuare a stupirmi nel dire che la politica è bellezza. Dalla Leopolda è iniziato qualcosa di nuovo, il ricambio generazionale della politica. Oggi abbiamo il Parlamento più giovane d’Italia e la Leopolda ha contribuito a fare questo".
Quattro impegni. E proprio ricordando quello che ha intenzione di fare, Renzi ha elencato i quattro impegni che intende prendere se vincerà le primarie: "Italia, Europa, lavoro ed educazione: faremo iniziative su ognuno di questi impegni e alla prossima Leopolda si farà la verifica", ha assicurato. Poi ha aggiunto: "Se per caso ci capita di vincere le primarie, il primo punto di riferimento, è che noi saremo i custodi del bicameralismo perfetto. Via il Senato, via alla Camera delle autonomie. Avremo la metà dei parlamentari e agli italiani piacerà".
Cambiamento. "La sinistra che non cambia si chiama destra", ha scandito il primo cittadino di Firenze, che ha affrontato anche del problema dell’occupazione: "Dicono che se non parlo degli operai non sono di sinistra: sei di sinistra se c’è un posto di lavoro in più non in meno, la sinistra che non cambia non è sinistra, ma è la destra, la sinistra che ha paura del domani non è una sinistra interessante". Per il sindaco, il problema è quello di non riuscire a dare speranza ai disoccupati: "La seconda regione d’Italia, con sei milioni di abitanti, è quelle della disoccupazione. Quando ci candidiamo in questa regione perdiamo sempre. Non ci votano perché non diamo speranza né entusiasmo. Non ci votano perché non diamo l’idea di cambiare". Poi assicura: "Da qui al primo maggio presenteremo il nostro piano sul lavoro, partendo dalla formazione: i centri per l’impiego vanno radicalmente rivoluzionati. Sessanta-settanta norme sul lavoro traducibili in inglese, contro le duemila di oggi - ha aggiunto Renzi - io voglio difendere l’italianità della qualità non delle aziende".
Giustizia. "È l’ora di finirla con chi ha pensato la giustizia ad personam - ha proseguito Renzi, sottolineando che in una prossima convention saranno presentate proposte per la riforma della giustizia -. La storia di Silvio ci dice che dobbiamo fare la riforma della giustizia: la storia di Silvio Scaglia. Scaglia affittò volo privato per andare dai magistrati, e si fece arrestare. Da quel momento, 3 mesi di carcere e 9 mesi ai domiciliari. Dopo 12 mesi fu liberato. Poi giudicato innocente - ha aggiunto Renzi -. Ma vi sembra normale che noi in questi 20 anni abbiamo parlato di giustizia dedicata ad uno solo, e che un cittadino innocente venga messo in galera?".
Riforme. Dal palco, Renzi fissa un appuntamento con il pubblico: ’’Vi propongo un patto: ci vediamo qui tra un anno e verifichiamo’’ cosa è stato fatto sulle riforme. Il sindaco ha indicato come indispensabili il superamento del bicameralismo perfetto, la riforma del titolo V, una nuova legge elettorale e la riforma della giustizia. E poi l’abolizione delle Province. ’’Io dell’appello dei costituzionalisti non so che farmene. Non è un dramma, qualche politico in meno e qualche speranza in più’’, ha sottolineato.
No a steccati. Niente divisioni tra renziani della prima ora e gli ultimi arrivati: "Siamo matti a mettere steccati tra di noi? - si domanda il sindaco di Firenze -. Le prossime elezioni le vinciamo recuperando gli otto milioni che hanno votato Grillo e quelli che hanno votato il Pdl e non ne possono più". Poi ha spiegato che "le correnti vanno rottamate e diciamolo subito: la prima corrente da rottamare sarà la corrente dei renziani. Noi siamo per le correnti delle idee, non dei cognomi. La speranza non va riposta in una persona sola", anche se "non si può avere paura della leadership, non è una parolaccia".
Duello sulle bandiere. Intanto però risponde all’attacco di Cuperlo sull’assenza di bandiere alla Leopolda. "C’è questa questione del perchè non ci sono bandiere del Pd" alla Leopolda, "una sorta di coperta di Linus: il problema non è quello è che non ci sono le croci sulla scheda".
Europa. Non è mancato, nell’intervento di Renzi, un riferimento all’Europa, in seguito alle drammatiche vicende di Lampedusa: "L’Europa o sta sul Mediterraneo, non solo geograficamente, o non serve. La nostra idea di Europa parte dal servizio civile volontario europeo, l’Europa mandi le navi a supporto delle nostre per pattugliare il Mediterraneo, non può fare solo appelli sulle nostre leggi, dia una risposta e si carichi di un’emergenza sociale". Poi ha aggiunto: "Da qui al prossimo anno abbiamo due occasioni: le elezioni europee e il semestre europeo. Noi ci impegniamo qui a raccontare qui la nostra idea di Europa. Deve smettere di essere l’Europa delle burocrazie ed essere l’Europa dei popoli".
Franceschini: "Il governo dura". Infine, la grande incognita. Il rapporto di Renzi con l’esecutivo guidato da Letta. Alla Leopolda arriva il braccio destro del premier, il ministro per i rapporti con il Parlamento Dario Franceschini. All’inizio sta defilato, rifiuta di parlare dal palco. Alla fine, però, sembra soddisfatto per le parole pronunciate dal sindaco di Firenze: "Il governo dura - dice ospite di Maria Latella, su Sky Tg24 - c’è il tempo per fare le riforme come ci ha chiesto il presidente della Repubblica. Renzi nel suo intervento ha spazzato via tutti i sospetti su cosa vuole fare". Per il ministro c’è il tempo per lavorare fino al 2014, poi si andrà quindi a votare nel 2015.

CORRIERE.IT
La decadenza di Berlusconi comporterà la caduta governo? «Non credo». Matteo Renzi ha risposto così ai cronisti lasciando la Leopolda. Ma non c’è solo la tenuta del governo a tenere banco durante l’ultimo giorno di convention organizzata da Renzi per candidarsi alle primarie del Pd. Si guarda anche al futuro. Serve una legge elettorale per cui, tra l’altro, «quello che governa è per cinque anni responsabile: mai più larghe intese e questo non significa essere contro il governo» ma la questione è che questo sistema va modificato «e noi dobbiamo essere custodi dell’alternanza«. Lo ha detto Matteo Renzi nel suo intervento alla Leopolda e dopo ha aggiunto «dobbiamo fare la riforma della giustizia».
GIUSTIZIA - Tocca anche il tema dell giustizia. «È l’ora di farla finita con la giustizia ad personam» ha aggiunto sottolineando che in una prossima convention saranno presentate proposte per la riforma della giustizia. «Dobbiamo finirla con chi in questi anni ha proposto una giustizia ad personam ma allo stesso tempo dobbiamo dire cosa pensiamo noi al riguardo».
FUTURO - «Parliamo di futuro per questo qui non abbiamo parlato di Berlusconi» ha proseguito Renzi. «Vorrei anche dire che noi dobbiamo definirci, non possiamo permettere agli altri di definirci oggi un autorevole esponente del centrodestra che dice io e Alfano non abbiamo litigato, il nostro nemico è Renzi. Ecco è l’errore che ha fatto la sinistra, di definirsi sulla base del nemico. Noi siamo definiti dai nostri amici, da chi siamo noi, da ciò che vogliamo portare avanti».
ENTUSIASMI - Matteo Renzi ha anche messo in guardia i suoi dai facili entusiasmi sulla sua vittoria alle primarie. «Vincere è un’espressione da non usare in generale», ha scherzato e ha strigliato i suoi, «occhio alla sindrome New Zealand che stava avanti 8-1 e ha perso 9-8. Occhio a chi pensa di avere già vinto, se si vuol vincere si tira fuori l’entusiasmo personale».
LEGGE ELETTORALE - Renzi ha poi parlato di legge elettorale. «Porcellum o porcellinum? -si è chiesto- Io dico che una legge elettorale che funziona è quella dei sindaci». Serve una legge elettorale, ha aggiunto, «che abbia tre caratteristiche: alla fine del voto sai chi ha vinto, quello che ha vinto deve avere i numeri in parlamento per governare e quello che governa è per cinque anni responsabile. Mai più larghe intese». «Se per caso ci capita di vincere queste primarie -ha aggiunto- noi siamo i custodi del superamento del bicameralismo perfetto, via il senato e sì alla camera delle autonomie. Subito via le province, ha ragione Graziano (Delrio, ndr)» ha aggiunto.
I VOTI DI GRILLO - «Italia, Europa, lavoro, educazione, quattro punti a cui corrisponderanno quattro iniziative concrete se guideremo noi il Pd. Quattro punti accomunati dall’idea di semplicità» ha aggiunto Renzi. «Sarà una rivoluzione della semplicità, sarà la semplificazione che deve essere fatta in politica. Non è la Leopolda strana - ha concluso - sono strane le cose che sono lì fuori». Quindi l’obiettivo di aggredire il bacino elettorale di Grillo: «Le prossime elezioni le vinciamo se andiamo a recuperare gli otto milioni che hanno votato Grillo, e chi non ne può più del Pdl, andandoli a prendere con le nostre idee». .
RIVOLUZIONE DELLA SEMPLICI TA’ - A chi ci accusa «di essere incolti, barbari», semplici, replico che «la vera strada è la semplicità: parlare chiaro a tutti, non avere la puzza sotto il naso parlare di politica in maniera semplice» ha incalzato Renzi aggiungendo che «serve una rivoluzione della semplicità». «La speranza -ha aggiunto- non va riposta in una persona sola ma non si può avere paura della leadership, non è una parolaccia». E ha sorriso a chi favoleggia di guru alle sue spalle: «Non credono che io sia in grado di avere un pensiero solo, allora c’ho il guru. Questo gruppo di persone non ha guru, capisco ci restiate male ma è gruppo di persone e idee che si confronta».
CORRENTI - «Non ci sono le correnti dei cognomi ma le correnti delle idee, e la prima ad essere rottamata sarà la corrente dei renziani» ha quindi voluto chiarie il sindaco di Firenze chiudendo la quarta edizione della «Leopolda».
MARINA CANDIDATA - La prima parte dell’ultima giornata alla Leopolda era stata occupata dalle indiscrezioni su una possibile discesa in campo di Marina Berlusconi. «Se ci sarà una candidatura Marina Berlusconi la discuteremo, per ora mi sembra una candidatura sui giornali. Noi abbiamo Renzi...» ha affermato Paolo Gentiloni usando un’espressione che si usava a Bari ai tempi di Antonio Cassano. «Il Pdl mette Marina? E il Pd mette a Renzi, come la Nazionale metteva a Cassano. Di Marina se ne parla da mesi, ma sui giornali. L’Italia con Berlusconi ha già dato». L’ipotesi di una discesa in campo di Marina Berlusconi è tornata a circolare nonostante le continue smentite, ultima quella del capogruppo alla Camera del Pdl Renato Brunetta.
DELRIO - Sul palco della Leopolda poco è intervenuto anche il ministro Graziano Delrio. «Il partito di Matteo -ha detto- non è il partito di un uomo solo al comando, ma è un partito che rappresenta con un uomo al comando le speranze di tutti. Non le speranze di Matteo, ma le nostre speranze». Quindi parlando della tensione all’interno del Pd ha aggiunto: «Credo che le fibrillazioni continue non facciano bene al governo, ma soprattutto non facciano bene agli italiani. Questo continuo stato di incertezza - ha aggiunto - non fa bene alle nostre imprese e alla legge finanziaria. È chiaro che il governo fa quello che riesce a fare nelle condizioni date».
FRANCESCHINI - A commentare le parole di Renzi, tra gli altri, anche il ministro Dario Franceschini. «Il governo dura, c’è il tempo per fare le riforme come ci ha chiesto il presidente della Repubblica -afferma- Renzi nel suo intervento ha spazzato via tutti i sospetti su cosa vuole fare». Dario Franceschini parlando a «L’intervista» a SkyTg24 si è detto «d’accordo con Renzi sul fatto che sicuramente non ci dovranno essere mai più larghe intese». E sottolinea che quella del governo attuale «sia un’esperienza transitoria». Mentre «alle prossime elezioni il confronto sarà tra progressisti e conservatori e decideranno gli elettori».