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 2013  ottobre 26 Sabato calendario

APPUNTI PER GAZZETTA - LA SPACCATURA NEL PDL


REPUBBLICA.IT
ROMA - Il centro dello scontro nel Pdl è il futuro del governo Letta. Questo sostiene il ministro delle Riforme Gaetano Quagliariello, facendo piazza pulita delle rassicuranti spiegazioni date ieri da Silvio Berlusconi e dalla componente dei "lealisti" all’indomani della drammatica giornata vissuta dal partito. Un tema, quello del governo che interessa anche gli avversari-alleati del Pd con il segretario Guglielmo Epifani che, pur non volendo commentare la spaccatura nel Pdl, dice: "Non ritorniamo nel pantano perché questo è un governo di servizio al Paese e ha bisogno di tutto fuorché di fibrillazioni e pantani quotidiani".
"Il nodo di fondo - spiega il ministro delle Riforme - è uno, quello del governo: alcuni pensano che questo governo, che certamente non è il migliore possibile, debba comunque andare avanti, perché una crisi sarebbe devastante; altri pensano che questo governo non stia facendo il bisogno del Paese. Questa contraddizione si ritrova anche nel documento votato ieri, da una parte si dice che il governo debba andare avanti, dall’altra che il tema della giustizia potrebbe diventare dirimente".
"Noi - sottolinea ancora Quagliariello - pensiamo che Berlusconi vada difeso, ma che il problema non possa essere scaricato sul Paese, soprattutto perché lo scenario che si aprirebbe sarebbe molto grave". Il destino dell’esecutivo, precisa, "non è un punto di second’ordine, è centrale per la linea politica"
Senza commentare il ritorno a Forza Italia deciso ieri, per Quagliariello comunque "c’è lo spazio per un confronto" anche perché "noi stiamo tutti nel centrodestra e ci stiamo con tutti e due i piedi e con il cuore".
Intanto con un tweet Roberto Formigoni, paladino della linea "governativa", assicura che "continua a aumentare numero di parlamentari, consiglieri regionali, membri del consiglio nazionale del Pdl che stanno sulle nostre posizioni".
Ma il Pdl non è ancora scomparso, per Fabrizio Cicchitto, deputato del Pdl: "Il Pdl esiste finché non viene sciolto, e per farlo servono i due terzi del Consiglio nazionale. Se permane questo dissenso non è detto che i due terzi ci siano". Dello stesso parere è il senatore Pdl Carlo Giovanardi, che si oppone allo scioglimento del Pdl: "La mia assenza all’Ufficio di Presidenza è motivata dal totale dissenso sulla proposta di estinguere il Pdl per tornare a Forza Italia di cui non abbiamo mai fatto parte. Per quanto mi riguarda la spaccatura non è componibile se non in un quadro di comune appartenenza al Centro Destra, alternativo alla sinistra, in cui possono felicemente convivere Forza Italia presieduta da Silvio Berlusconi e il Pdl con segretario Angelino Alfano".
Il vicepresidente del Senato, Maurizio Gasparri, ha una visione opposta: per lui Pdl e Fi non possono convivere: "Non ci può essere coesistenza tra Pdl e Forza Italia. È impossibile in termini di diritto - spiega -. La impediremo in termini giuridici. Se ci sarà una trasformazione, bene. Ma - ha ribadito - le due formazioni non possono esistere insieme".
Soddisfatta di quanto avvenuto ieri la senatrice Alessandra Mussolini: " "Con l’azzeramento di tutte le cariche e il timone di comando nelle salde mani di Berlusconi le cose sono rientrate nella normalità anche se ritengo molto grave l’ammutinamento e la diserzione di alcuni protagonisti alla riunione di ieri se si pensa che il passaggio a Forza Italia era stato salutato da tutti, e sottolineo tutti, solo alcune settimane orsono. Comunque, il dado è tratto e il processo è irreversibile - avverte Mussolini -. Sarà ancora una volta Berlusconi a guidare il centro destra con rinnovato vigore e con la consapevolezza di dover agire giorno per giorno per alzare una barriera sempre più forte contro l’aumento della pressione fiscale e lo strapotere dello stato sui cittadini e le imprese".

TWEET DI FORMIGONI
Roberto Formigoni @r_formigoni
Bene,bene. Continua a aumentare numero di parlamentari,consiglieri regionali,membri del Consiglio Nazionale @ilpdl che stanno su ns posizioni

REPUBBLICA.IT
ROMA - L’ufficio di presidenza del Pdl "delibera la sospensione delle attività del Popolo della Libertà, per convergere verso il rilancio di ’Forza Italia’ già pubblicamente annunciato dal Presidente Berlusconi con un appello a tutti gli italiani che amano la libertà e vogliono restare liberi". Il comunicato diffuso al termine dell’ufficio di presidenza del Pdl conferma la volontà di Silvio Berlusconi di andare avanti con il suo disegno, ma per ora non ci sarà nessuna sfiducia al governo Letta. "I nostri rappresentanti di governo, a cui continueremo a dare il nostro sostegno, nel rispetto degli impegni programmatici assunti al momento dell’insediamento", si legge ancora nella nota, e "i nostri deputati e i nostri senatori sono impegnati a contrastare ogni iniziativa che vada nella direzione opposta e a proporre efficaci misure per la ripresa della nostra economia in sintonia con le altre economie dei paesi membri dell’Unione europea".

Il nodo decadenza. Salvo sorprese dal futuro voto del Senato, si tratta però di un sostegno evidentemente ad orologeria. "Come possiamo collaborare con una parte politica che opera fuori dalla legge?", dice Berlusconi, al termine dell’ufficio di presidenza, rispondendo a chi gli chiede se l’esecutivo cadrà in caso di proclamazione della decadenza da senatore.

"Forza Italia è il Movimento a cui tanti italiani hanno legato e legano tuttora la grande speranza di realizzare una vera rivoluzione liberale e di contrastare l’oppressione giudiziaria, l’oppressione burocratica, l’oppressione fiscale", aggiunge il comunicato. Il documento approvato dall’ufficio di presidenza del Pdl ribadisce poi che "è assolutamente inaccettabile la richiesta di estromissione dal Parlamento italiano del leader del centro-destra, sulla base di una sentenza ingiusta ed infondata e sulla base di una applicazione retroattiva di una legge penale". L’organo del Pdl "denuncia la persecuzione politica, mediatica e giudiziaria in corso da vent’anni contro il Presidente Silvio Berlusconi eletto liberamente e democraticamente da milioni di cittadini italiani. Un attacco che colpisce al cuore la democrazia, lo Stato di diritto, e il diritto alla piena rappresentanza politica e istituzionale di milioni di elettori".

Scissione ancora possibile. Anche se il sostegno all’esecutivo di larghe intese viene per il momento assicurato, la scissione sembra comunque di nuovo a un passo. Alfano, che ha visto l’ex premier poche ore prima del vertice per convincerlo a prendere tempo, ha deciso di non partecipare, lasciando Palazzo Grazioli con gli altri ministri del Pdl: "Il mio contributo all’unità del nostro movimento politico, che mai ostacolerò per ragioni attinenti i miei ruoli personali, è di non partecipare, come hanno fatto altri, all’Ufficio di presidenza che deve proporre decisioni che il Consiglio nazionale dovrà assumere. Il tempo che ci separa dal Consiglio nazionale consentirà a Berlusconi di lavorare per ottenere l’unità".

Cariche azzerate. Uno strappo che Berlusconi, parlando a conclusione dell’ufficio di presidenza, ha cercato di ridimensionare. E’ stato "forse meglio" che Alfano e i dissidenti "avendo delle cose da chiarire, non partecipassero e l’hanno fatto col mio consenso", ha precisato il Cavaliere. "Ho incontrato per tre ore Alfano e i ministri, non ho preoccupazioni di continuare tutti insieme. Ci sono incomprensioni che sono tutte di tipo soltanto personale. Si tratta di una patologia di ogni partito politico dove dopo tanti anni in tanti hanno ambizioni e tutto questo porta a possibili contrasti che sono sicuro sarannno sanati". Poi ha aggiunto: "Ho stima e amicizia e anche per chi in buona fede ha ritenuto di dissentire rispetto a maggioranza. Alfano gode del mio affetto, amicizia e stima. Credo che potrà essere ancora lui il mio successore". Per il momento però il vicepremier è un iscritto come tutti, avendo la riunione di oggi deciso l’azzeramento delle cariche del partito confermando invece Berlusconi alla presidenza della risorta Forza Italia.

Consiglio nazionale l’8 dicembre. L’impressione è che è al Consiglio nazionale del Pdl (convocato per l’8 dicembre, lo stesso giorno delle primarie del Pd) che è stata rinviata la resa dei conti finale tra lealisti e governativi: in quell’occasione, infatti, ci sarà una platea molto più ampia, di circa 800 persone, ed è lì che si vedrà realmente chi ha la maggioranza nel partito.

Una situazione di incertezza che spinge il segretario del Pd Guglielmo Epifani a chiedere chiarezza. "Ripeto quello che avevo detto prima del voto di fiducia al governo Letta: i nodi prima o poi arrivano al pettine. Il Pdl decida se crede ancora in questo governo o no e lo dica esplicitamente", dice il leader democratico.

La giornata. Sono state piene di tensione le ore che hanno preceduto il vertice a Palazzo Grazioli, con il segretario del Pdl deciso a non sottostare alle condizioni dettate dall’ex premier per entrare nella nuova Forza Italia. Alfano ha tentato fino all’ultimo di convincere il Cavaliere a frenare sulla formazione di un partito "estremista", apertamente ostile al governo Letta (malgrado le rassicurazioni del documento finale). Per questo ha chiesto, e ottenuto, di parlare con Berlusconi prima del vertice e ha riunito a Palazzo Chigi i ministri pidiellini. Ma i suoi sforzi non hanno avuto successo, nonostante le sue richieste fossero sostenute dal gruppo delle colombe che, secondo quanto riferiscono fonti interne al partito, avrebbero elaborato un nuovo documento. Anche l’ala dura dei lealisti e dei falchi, però, sta cercando di impedire che vi sia una frenata sul ritorno a Forza Italia e, quindi, che non si proceda più con l’azzeramento di tutte le cariche. Per questo sarebbe partita una raccolta di firme a sostegno del passaggio immediato dal Pdl a Fi.

I convocati all’ufficio di presidenza. Questi i convocati al vertice: Alfano, Bondi, Brunetta, Cappellacci, Carfagna, Chiodi, Fitto, Formigoni, Galan, Gelmini, Giovanardi, Iorio, Martinelli, Matteoli, Prestigiacomo, Rotondi, Sacconi, Scajola, Schifani, Tajani, Tondo, Verdini e Vito. Vicini alle posizioni di Alfano sarebbero solo Schifani, Sacconi, Giovanardi, anche se il documento finale è stato votato all’unanmità. Roberto Formigoni ha comunicato invece la sua mancata partecipazione: "Non andrò all’Ufficio di presidenza perché non lo ritengo rappresentativo della storia anche attuale del partito. Sono contrario all’esclusione degli attuali ministri in carica e dei capigruppo della scorsa legislatura perché così si restringe il dibattito in un momento così delicato". Poi in un twitter, l’ex governatore lombardo ha precisato: "Va bene Forza Italia e leadership di Berlusconi. Ma vogliamo un partito democratico e una linea politica responsabile. Su questo ci misuriamo l’8/12". Come Formigoni, anche il vicepresidente del partito, Maurizio Gasparri: "Ringrazio per l’invito, ma non avendo diritto di voto non voglio offrire il fianco a polemiche circa le presenze e la composizione dell’organo", ha detto, chiedendo di fermare "con decisione" l’attuale "impegno autodistruttivo".

CORRIERE.IT
«È bene sgombrare subito il campo da equivoci. Il consiglio nazionale dell’8 dicembre può decidere che il Pdl diventi Forza Italia, secondo la proposta dell’ufficio di presidenza, o potrebbe non deciderlo. Ma una cosa è certa: non potranno esistere contemporaneamente Forza Italia e Pdl. Nè a causa di inimmaginabili decisioni consensuali, in materia, nè a causa di forzature illegali». A parlare in questi termini è l’ex ministro Maurizio Gasparri, il giorno dopo l’intervento di Berlusconi che ha sciolto il Pdl. E ancora aggiunge: «Se qualcuno, chiunque fosse, immaginasse di dar luogo a soluzioni confuse in contrasto con statuti, leggi, logica politica si troverebbe di fronte a un gigantesco conflitto politico ma anche legale che in tanti saremmo pronti ad alimentare . Poiché é bene non aggiungere alle vicende politiche, già fin troppo complesse, diatribe giudiziarie, è bene parlare chiaro fin d’ora».

QUAGLIARIELLO - Nel dibattito interno interviene anche il ministro Quagliariello. «Il fatto che membri dell’ufficio di presidenza, come Alfano, non siano stati presenti non è un caso: indica una distanza nel metodo e nella linea politica» afferma a SkyTg24 assicurando però che «nessuno di noi vuole uscire dal confine del centrodestra: ci stiamo con tutti e due i piedi e soprattutto col cuore». «Il nodo di fondo - afferma Quagliariello - è uno ed è quello del governo: alcuni pensano che debba andare avanti perché una crisi sarebbe devastante. Altri, invece, pensano che questo governo non stia facendo i bisogni del Paese». E questo, sottolinea, «non è un punto di secondo ordine, ma centrale».

IL GOVERNO - Cosa accadrà al governo da qui in avanti, prosegue il ministro delle Riforme, «non è un punto di secondo ordine ma assolutamente centrale per la linea politica». Ma proprio qui, spiega, si trova una contraddizione «nel documento votato» dall’Ufficio di presidenza del Pdl: «Da un lato si dice che il governo deve andare avanti, dall’altro si dice che la giustizia può diventare dirimente» in caso di voto per la decadenza di Berlusconi.

SALTAMARTINI - Per la deputata Barbara Saltamartini «all’interno del partito c’è un dibattito che deve proseguire per definire insieme al presidente Berlusconi il partito che tutti insieme vogliamo costruire. E da questo punto di vista sono contraria a qualsiasi forma di scissione che di fatto indebolirebbe la costruzione di un grande partito di centrodestra nettamente alternativo alla sinistra». «Siamo tutti con Berlusconi -aggiunge- , e chi in questi giorni ha ventilato una cosa diversa l’ha fatto strumentalmente ed ipocritamente magari solo per qualche interesse personale. Siamo al lavoro, insieme al presidente e ad Angelino Alfano affinché si torni a rappresentare la maggioranza degli italiani»

SACCONI - Per l’ex ministro Maurizio Sacconi è invece «innanzitutto chiarire la base etica del centrodestra italiano alla luce delle posizioni nichiliste espresse da alcuni tra i più determinati sostenitori della nuova Forza Italia». Mentre per il coordinatore Pdl Campania Nitto Francesco Palma «se ci sono stati certamente estremisti tra le fila dei cosiddetti falchi, gli estremisti non sono mancati neanche all’interno di quell’area detta dei governativi». «Mi chiedo: perché, dinanzi alla richiesta di un confronto, ci è stato risposto che sarebbe stato divisivo giungere ad una conta? Non è forse questa una posizione che ha ben poco a che vedere con la democrazia? -ha aggiunto Palma -. Ed è possibile chiedere di affrontare i temi etici, come quello del riconoscimento delle coppie di fatto, dell’aggiornamento del diritto rispetto ad una società in cui ci sono secondi e terzi matrimoni senza doverci obbligatoriamente uniformare a quel pensiero unico che, in passato, ha portato taluno a dichiarare "Eluana non è morta, Eluana è stata uccisa"?».
26 ottobre 2013