Angelo De Mattia, l’Unità 25/10/2013, 25 ottobre 2013
COSA TEMONO LE BANCHE DA DRAGHI
RAFFORZARE LA TRASPARENZA E LA FIDUCIA NELLE BANCHE in una con la promozione di azioni correttive, dove risultasse necessario: queste le motivazioni della «valutazione approfondita» che la Bce si accinge a condurre su 130 banche europee, di cui 15 italiane, che durerà un anno e avrà, appunto, termine nel novembre del 2014, in coincidenza con l’accentramento nella stessa Bce della Vigilanza sui predetti istituti. Saranno valutati i fattori di rischio, l’indebitamento e gli accantonamenti nonché le garanzie e seguirà una prova di stress per esaminare la reattività dei bilanci bancari a scenari avversi.
Lo scopo principale è di migliorare la capacità delle banche di svolgere la loro funzione fondamentale – l’erogazione dei prestiti alle imprese e alle famiglie – e di prevenire un intreccio tra difficoltà degli istituti e difficoltà dei debiti sovrani, ponendo fine alle voci che di tanto in tanto vengono messe in circolazione sulla solidità di questa o quella banca, non di rado italiana, nonostante le rassicurazioni sulla stabilità fornite dalle autorità monetarie. Naturalmente, se questa valutazione deve essere seria e rigorosa, Mario Draghi non poteva che affermare che, se risulteranno carenze e inadempienze, non sarà fatto alcuno sconto agli istituti coinvolti, che saranno bocciati. Dunque, è ingeneroso attribuire a questa necessaria dichiarazione il negativo responso della Borsa registrato successivamente al varo dell’iniziativa. Diversamente, si sarebbe avuta la sensazione dell’attivazione di una valutazione precostituita e gli impatti sarebbe stati di gran lunga peggiori.
Fondate sono, invece, le osservazioni sulla necessità che i criteri della verifica siano omogenei per tutte le aziende di credito. E del ricorso agli «stessi criteri» ha parlato il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco. Da questo versante, comunque, già risultano significative le prime indicazioni della Bce e dell’Authority europea, l’Eba, che riguardano l’omogeneità della definizione dei crediti deteriorati – la cui classificazione vede oggi sfavorite le banche italiane tenute ad osservare criteri più rigorosi, con la conseguenza dei maggiori accantonamenti che esse debbono precostituire e con riflessi in ultima analisi sui finanziamenti concedibili – e la non attribuzione di un migliore trattamento alle banche di investimento rispetto a quelle commerciali. Un punto che resta, invece, ancora non chiarito concerne la valutazione dell’esposizione delle banche all’investimento in titoli pubblici. Un aspetto assai delicato, questo, per le banche italiane, che detengono complessivamente investimenti in titoli per oltre 400 miliardi. Dal peso che sarà attribuito dipenderà una parte non secondaria della valutazione. Sia Visco, sia il ministro Saccomanni hanno ribadito, comunque, che l’Italia non ha nulla da temere, stante la solidità delle sue banche. Nell’8% è stato, poi, fissato il parametro di riferimento per il capitale primario, sia per l’esame della qualità degli attivi degli istituti, sia per le prove di stress: un livello che probabilmente, oggi, non sarebbe soddisfatto da tutte le banche, donde la necessità di rafforzare l’irrobustimento del patrimonio, sia pure in una fase difficile. In ogni caso, l’uniformità delle regole, dei criteri e delle metodologie, imprescindibile per il buon risultato di questo esercizio, sarà assicurata anche dal Consiglio di supervisione e dallo Steering Committee che saranno formati con la collaborazione tra Bce e autorità nazionali. Per l’Italia, partecipa a queste iniziative Fabio Panetta, vice direttore generale di Bankitalia, tra i massimi esperti in campo nazionale. Ma l’accentramento della funzione di controllo nella Bce è solo un aspetto del progetto di Unione bancaria che si compone del meccanismo unico di risoluzione delle crisi con l’istituzione di un fondo ad hoc e dell’assicurazione europea dei depositi. Materie, queste, sulle quali non è stata conseguita ancora la convergenza necessaria, direi una condicio sine qua non dell’intero progetto. Così come sarà necessario fare chiarezza sugli interventi che saranno ritenuti ammissibili qualora la valutazione e gli stress test dessero un esito per qualche banca fortemente negativo che dovesse richiedere misure urgenti; se, cioè, si farà luogo a una rigorosa applicazione della normativa in materia di aiuti di Stato o saranno previste deroghe. Intanto, però, bisogna guardare alle prossime settimane, non potendosi restare in attesa del novembre del prossimo anno per misure che aiutino il sistema a uscire da un sostanziale credit crunch. E ciò chiama in ballo le autorità di governo e la Bce con la sua politica monetaria. Insomma, non comincia di certo un anno sabbatico; anzi, proprio l’avvio della iniziativa rafforza l’esigenza di non lasciare questa fase nell’indeterminatezza e di considerare l’attivazione di misure, da parte dell’Istituto monetario, sul livello dei tassi e perché i suoi rifinanziamenti affluiscano all’economia.