Nino Cirillo, il Messaggero 25/10/2013, 25 ottobre 2013
YARA, LA PISTA DNA PORTA A SALICE TERME ANALISI GENETICHE SU SETTECENTO DONNE
IL CASO
ROMA Le indagini sull’omicidio di Yara Gambirasio continuano a seguire un loro assurdo, beffardo copione. Dopo il pedofilo, il mitomane, il serial killer, dopo tutte le crudeli delusioni che i due poveri genitori in questi tre anni hanno dovuto subire -già, il 26 novembre saranno tre anni dal giorno del delitto di Brembate di Sopra- le attenzioni sembrano essersi spostate sui soggiorni termali, agli inizi degli anni Sessanta, di almeno 700 donne bergamasche.
DUE SETTIMANE L’ANNO
Sì, proprio soggiorni termali, e anzi per l’esattezza a Salice Terme, provincia di Pavia, ai piedi dell’Appennino emiliano, famosa già nel Medioevo per le sue acque sulfuree. Perché lì, a Salice Terme passava almeno due settimane l’anno, in quegli anni, Giuseppe Guerinoni, l’autista di pullman di Gorno, un paese alle porte di Bergamo, morto nel 1999 e ritenuto il padre dell’assassino di Yara, il genitore di «Ignoto 1», il titolare di un cromosoma Y che combacia perfettamente con quello ritrovato sugli indumenti della povera ragazzina di 13 anni.
Il problema è che questo figlio, ormai da un anno e più, non si trova. Non è sicuramente tra i figli nati dal matrimonio di Guerinoni, celebrato nel 1963: per questo s’è scatenata una caccia agli amori che il camionista può aver coltivato prima e dopo le nozze, alle sue storie fra un viaggio in corriera e l’altro, a un figlio illegittimo sul quale poter comparare quel dna. Ma non s’è trovato nulla.
CACCIA ALLA MAMMA
Non è rimasta, così, che Salice Terme, le traccia delle vacanze termali che Guerinoni si concedeva ogni anno. E sono stati fatti subito dei calcoli: almeno 700 donne della provincia di Bergamo, dei paesini intorno a Gorno, in quelle estati avrebbero passato dei giorni a Salice Terme. E’ di nuovo caccia alla madre, insomma: tutte e 700 saranno convocate per il test del dna, un’altra angosciosa sfilata, un altro disperato tentativo (18mila sono i profili bioligici finora raccolti, quindicimila già scartati).
Ci sarebbe solo da dire come si è arrivati al dna di Guerinoni, visto che è morto quattordici anni fa. Ebbene anche questa è una storia amaramente rocambolesca. Battendo casa per casa, gli investigatori bussarono a quella della famiglia dell’autista e rovistando tra i cassetti trovarono la sua vecchia patente. Sulla patente una marca da bollo di quelle che si usavano una volta e quindi la traccia della sua saliva. Incredibile, ma è andata così.
Nino Cirillo