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 2013  ottobre 25 Venerdì calendario

GLI INDIANI SONO AFFAMATI D’ORO


Non c’è nulla da fare: l’oro è di casa in India. Lo è sempre stato e neppure le recenti turbolenze hanno fatto cambiare idea alla popolazione. Gli indiani sono talmente affamati di metallo giallo che le importazioni hanno continuato a crescere, arrivando a rappresentare il 10% degli acquisti totali dall’estero. Nel 2010-2011 il paese asiatico ha speso quasi 40 miliardi di dollari (29 mld euro). L’India è il più grande importatore di oro al mondo: alla fine degli anni 2000 ne affluiva un migliaio di tonnellate all’anno. Questo corrisponde a un terzo dell’import globale, di gran lunga davanti a Cina e Stati Uniti.
Così, però, sono arrivati anche i guai, perché la bilancia commerciale è andata in tilt. A partire dal 2012, quando la moneta locale (la rupia) ha cominciato a perdere valore, è suonato l’allarme ai vertici della nazione e sono partite le prime contromisure. Il piano del governo è scattato e consiste nel forte incremento delle imposte doganali sui lingotti d’oro, passate dal 2% al 10% nel giro di poche settimane. La parola d’ordine è scoraggiare lo shopping. E i gioiellieri hanno deciso di dare una mano alla politica, varando un divieto di vendita (su base volontaria) ai privati di lingotti e monete e consegnando unicamente gioielli.
Le cifre ufficiali dicono che in settembre si è verificato un crollo delle importazioni di metallo giallo: -82% rispetto a 12 mesi prima. Ma gli addetti ai lavori sostengono che è meglio essere prudenti di fronte a queste cifre: se un calo della domanda si fosse verificato, non sarebbe certamente così consistente. Inoltre bisogna fare i conti con il fenomeno del contrabbando, che è in pieno sviluppo ed è proprio la conseguenza della stretta doganale. Nel secondo trimestre dell’anno è sestuplicato il valore di oro sequestrato all’aeroporto di Delhi, proveniente spesso da Dubai.
Sono diversi i motivi per cui gli indiani hanno una fiducia incrollabile nell’oro. Le numerose feste indù sono occasioni per l’acquisto: in particolare, la festa di Akshaya Tritiya, che celebra l’inizio della composizione dell’epopea mitologica Mahabharata da parte del dio elefante Ganesh, e quella di Dhanteras, dedicata alla dea Lakshmi.
Un’altra motivazione riguarda i matrimoni, una decina di milioni all’anno nel paese asiatico: in questa circostanza, non offrire oro come regalo è ritenuto una mancanza di gusto.
Infine, ultimo ma non in ordine di importanza, un sottofondo di credenze mitologiche che portano alla ricerca di sicurezza economica: comprare oro significa proteggersi dalle avversità. E questo sentimento è ben radicato in una società che, attraverso i secoli, è stata sconquassata da guerre e invasioni.
Ciò significa che l’oro rimane un rifugio sicuro, al contrario di tutti gli altri prodotti finanziari, sinonimo di instabilità. Nelle campagne il metallo giallo si impone di gran lunga su servizi bancari che spesso faticano a farsi largo tra la gente. E, fenomeno nuovo, negli ultimi anni l’oro è diventato un investimento speculativo tra le classi urbane abbienti. In tale contesto l’incremento delle quotazioni, conseguente ai dazi doganali, non ha avuto alcun effetto sulla domanda, che rimane robusta.