Maurizio Porro, Corriere della Sera 25/10/2013, 25 ottobre 2013
ADDIO AL COMMISSARIO ZUZZURRO CLOWN SURREALE DALLA RISATA GENTILE
Sui muri di Milano ci sono ancora i manifesti con cui Zuzzurro e Gaspare dovevano debuttare, Non c’è più il futuro di una volta , titolo che oggi suona sinistro e profetico. Pochi lo conoscevano come Andrea Brambilla, per tutti i fan era l’allampanato barbuto commissario Zuzzurro (dal nome di un personaggio del Giudizio universale , film di De Sica) con sguardo surreale, animo gentile, con impermeabile alla tenente Sheridan, ultimo dell’alfabeto e ideale metà di una coppia comica brillante che ha avuto largo spazio nei varietà mitici tv come «Drive in» e poi sul palcoscenico, così conquistando prima l’audience e poi quel pubblico con nome e cognome che siede in teatro.
Seguendo la tradizione comica del doppio (Stanlio e Ollio, Gianni e Pinotto, Billi e Riva, Franchi e Ingrassia, Ric e Gian...), Zuzzurro e il suo partner Antonino Formicola si erano conosciuti giovani al Refettorio e poi al Derby dove si esibivano separatamente. Erano vicendevolmente mattatori e spalle, si davano la battuta e avevano creato delle maschere. Andrea Cipriano Brambilla, di Varese, nato il 21 agosto ’46, s’era unito in matrimonio teatrale indissolubile con Gaspare, pur diversi caratterialmente com’è giusto e utile che sia, nel ‘76. «Tra qualche mese sarebbero stati 40 anni che ci conoscevamo. Devo essere onesto, pensavo di essere preparato ma non è così», ha detto commosso l’amico Gaspare. Lui che all’inizio della loro carriera faceva l’assistente furbetto dell’ingenuo, arruffone e geniale commissario più pasticcione di Peter Sellers. Naturalmente ciascuno ostacola l’altro, come nella commedia dell’arte o come nei fumetti (c’è chi li ha disegnati, Silver).
La prima volta in tv fu alla Rai nel ’78 in «Non stop», dove nacquero i loro prototipi comici da un lato anche british, e l’anno dopo erano ne «La sberla» e «Domenica in», passando nell’82 a scrivere testi per Boldi e Teocoli (la famiglia del cabaret milanese) in «Non lo sapessi ma lo so» per Antenna 3. Diventarono anche conduttori della trasmissione «Buccia di banana» dove coniarono lo slogan tormentone «ce l’ho qui la brioche», titolo poi di innumerevoli serate. Duo modernamente clownesco, di battuta e di sguardi, personaggi riproposti all’apice della loro popolarità nel citato «Drive in». Il teatro resta il primo amore e nell’86 si buttano, al Ciak di Leo Wachter dove saranno spesso ospiti con i loro classici cabaret e diventeranno amici, come i due giornalisti innamorati di «Andy e Norman» di Neil Simon, regia di Alessandro Benvenuti. Di Simon, che venne a vederli e si complimentò, riproporranno anche la famosissima Strana coppia , spaziando nel tempo presso altri autori, come una edizione best seller di Rumori fuori scena di Frayn, regia di Sciaccaluga, e arrivando a un cinico testo di Joe Orton Quello che sapeva il maggiordomo .
La loro attività era a corrente alternata, tv e teatro, sempre meno la prima e sempre di più il secondo, affrontando lunghe tournée con stancanti viaggi in auto durante uno dei quali Zuzzurro restò, il 9 gennaio 2002, ferito seriamente. Ma con costanza, la stessa con cui fino a pochi giorni fa aveva messo in programma un ritorno in scena, riprese le forze e il lavoro. Solo in una occasione Brambilla fu solo in scena, quando ridusse per il teatro con l’amico Michele Serra i suoi articoli satirici in un one man show che deliziò il pubblico artigliando i malanni della società.
Nel 1987 compaiono in «Festival», un varietà di Canale 5 condotto al venerdì da Pippo Baudo e due anni dopo rieccoli domenicali in «Emilio», su Italia 1, sul set di un videogiornale dove Silvio Orlando faceva l’inviato. Seguendo la cronologia, in Rai tornano nel ’92 in «Tg delle vacanze» e «Dido...menica», concedendosi poi una allegra vacanza estiva con Pippo Franco in «Sotto a chi tocca». Seguono partecipazioni speciali a programmi cult come «Paperissima» e «Zelig» e per pochi giorni condussero anche «Striscia la notizia».
Una carriera estroversa che, eccetto il cinema dove hanno fatto qualche toccata e fuga, si è sviluppata nel teatro leggero. Ogni tanto facevano il punto della loro carriera: così nel ’91 con Non so se rendo preciso interpretarono uno show riassuntivo. La loro comicità era surreale, acustica, secondo qualcuno basata sulla gestualità e sul sonoro dei fumetti. Zuzzurro riuscì a mescolare il gusto della battuta e dello sketch da cabaret all’impegno di testi di più ampia portata satirica fino ad arrivare all’exploit di Tutto Shakespeare in 90 minuti , una scommessa vinta e divertente.
Maurizio Porro