Chiara Pellegrini, Libero 25/10/2013, 25 ottobre 2013
STOP ALLE SPESE FOLLI DEL SUD PER LA SANITÀ
Via libera da parte del ministro della Salute all’applicazione dei costi standard per la razionalizzazione delle spese del comparto sanità. In pratica una garza, una siringa, una visita specialistica o un esame diagnostico, dovranno costare allo stesso modo, dalla Valle D’Aosta alla Sardegna. «Gli sprechi ci sono», ha ammesso il ministro della Salute Beatrice Lorenzin, intervenuta a “Uno mattina” su Rai 1, «e sono determinati, spesso, da una cattiva governance nei vari territori e nelle varie aziende. E soprattutto da una mancanza di procedure uniformi e controllate», ha aggiunto. Così, per ovviare a potenziali sprechi, la Lorenzin propone di applicare i costi standard che, spiega, «sono già norma nazionale e che verranno presto approvati in Conferenza Stato-Regioni».
Cinque le regioni di riferimento per l’applicazione dei costi standard: Umbria, Emilia Romagna, Marche, Lombardia e Veneto. Tra queste soltanto tre (selezionate dal ministero della Salute, di concerto con l’Economia e con il parere degli Affari Regionali), faranno da benchmark (indice di riferimento) per il resto del Paese, saranno quindi scelte per l’individuazione dei costi e dei fabbisogni sanitari standard in base.
Altra strada per combattere gli sprechi è quella di realizzare «in ogni territorio le centrali uniche di acquisto». Vale a dire piattaforme comuni attraverso cui le aziende ospedaliere possono acquistare in blocco quello che gli occorre, ottimizzando la spesa. «Si potrebbero fare risparmi dal 15 al 30%», spiega il ministro, «Così non ci sarebbe bisogno di tagli ma il sistema sanitario potrebbe attivare un volano virtuoso per il recupero dei risparmi».
Nel comparto della sanità sarà fatta dunque «una spending review all’inglese», ha chiarito la Lorenzin. Niente più tagli con il macete dunque, «ma un recupero delle risorse», chiarisce, «che ammontano a svariati miliardi di euro, che poi verranno reinvestite in servizi, assistenza, ricerca scientifica e nel personale». Un altro passo sarà quello di puntare molto sulla medicina del territorio, alleggerendo il Servizio sanitario nazionale (e gli ospedali), investendo quindi sulle Asl e «deospedalizzando il più possibile soprattutto per dare più efficienza e qualità al Servizio sanitario nazionale». Razionalizzazione è la parola d’ordine. «Sprecare le risorse in un momento di crisi è immorale», ha insistito il ministro, «la buona notizia di questi giorni non è solo quella di aver scongiurato i tagli alla Sanità, ma soprattutto quella di aver compreso che il welfare è un elemento di forte tenuta sociale, e la sanità non un bancomat, ma una materia sulla quale investire» .
Il ministro ha poi riconosciuto che la carenza di personale è un problema del Ssn, «che sarà affrontato nel Patto per la salute». In questo senso sono Lazio, Campagna e Calabria, le regioni maggiormente colpite, perché investite da Piano di rientro. «Dovremo programmare nei prossimi anni il fabbisogno di medici accanto a una valutazione in relazione ai corsi universitari e di specializzazione» , ha concluso.