Pietro Senaldi, Libero 25/10/2013, 25 ottobre 2013
«RENZI FA I BILANCI IN BAGNO MENTRE SI LAVA I DENTI»
Siamo per antonomasia il Paese dove nessuno si dimette. Ma se si lavora per Matteo Renzi, è facile fare eccezione. La storia è nota, l’assessore al Bilancio del Comune di Firenze che lascia esasperato dal sindaco che non c’è mai, non gli dà udienza, si comporta come fosse Lorenzo De’ Medici e discute dei problemi della città solo nei ritagli di tempo in bagno, in auto, mentre si cambia. Quello che non è noto è la lettera personale e riservata che l’ex assessore, Claudio Fantoni, attualmente in corsa per contendere a Renzi la poltrona di sindaco alle elezioni di primavera, spedì a Matteo nel giugno 2012; un atto d’accusa pesantissimo al futuro segretario del Pd. Libero è riuscito a entrarne in possesso e ne pubblica gli stralci più significativi (la versione integrale è disponibile su www.liberoquotidiano.it), così che i lettori possano sapere cosa pensa di Renzi e delle sue capacità di amministratore uno dei collaboratori che gli è stato più vicino sindaco e formarsi un’opinione su chi da due anni si professa l’uomo della provvidenza in grado di ribaltare l’Italia, rinnovarla e guarirla da mali endemici e vizi atavici.
La lettera traccia l’immagine di un sindaco sprezzante con i collaboratori, disinteressato alla città, spiccio e approssimativo sulle questioni economiche, concentrato solo sull’autopromozione, senza visione, più attento al fumo che all’arrosto. Illuminanti alcuni passaggi, come quando Fantoni gli rimprovera: «Sono almeno due mesi che richiedo la tua attenzione su una serie di questioni importanti e urgenti. Ti ho sollecitato più volte personalmente a voce, mediante sms e attraverso il capo di Gabinetto. Non è concepibile che tu non riesca a dedicare il tempo utile e non reputi necessario un confronto su questioni strategiche. In questi mesi, a costo della mia dignità personale, ti ho letteralmente rincorso e solo nell’interesse dell’amministrazione mi sono ridotto a parlarti del consuntivo di bilancio, per non più di un minuto, mentre ti lavavi i denti in bagno. Un tempo inferiore a quello che impieghi a scrivere un post su Facebook». E i risultati poi si sono visti, se è vero che nel 2012 il rosso del Comune è aumentato di 179 milioni, per raggiungere un indebitamento complessivo di 753 milioni. Come anticipato del resto da Fantoni, che nella lettera preconizzava «rischi seri sulla tenuta dei conti e fallimento del rispetto degli obiettivi del patto di stabilità».
Alla berlina vengono messi il narcisismo, la superficialità e la millanteria di Renzi, novello Signore di Firenze. «Credo sia giusto » scrive Fantoni «abolire le cosiddette auto blu ma permettimi di manifestare tutta la mia perplessità se ciò avviene per gli altri e non per se stessi. Non sono soldi miei ma nemmeno tuoi. Credo tu abbia diritto a utilizzare un’auto del Comune con autista, ma allora credo sia altrettanto d’obbligo evitare la demagogia e la retorica dell’antipolitica». Come anche farsi riprendere solo quando si va in bicicletta.
Ma anche questo particolare rientra probabilmente nella visione che Fantoni rimprovera a Renzi di avere della sua «mission» di sindaco, dove tutto e tutti devono essere funzionali alla sua esaltazione e al culto della sua persona. «Gli assessori» continua ancora la lettera a questo proposito «non sono personale di servizio; sono servitori della cosa pubblica, non tuoi, sono persone che devono garantire un servizio ai cittadini non cortigiani. Non è previsto che la loro funzione sia ridotta a quella di veline». E poi dallo sfogo si passa all’accusa sabotaggio: «Deformi il ruolo dell’assessore, lo mortifichi, crei cortocircuiti amministrativi che finiscono per compromettere l’attività di servizio della città. Lo fai perché è funzionale a un progetto di esaltazione e promozione della tua immagine. Screditi i tuoi collaboratori per dare l’idea agli elettori che se non fosse per te nulla funzionerebbe».
Significativi anche i passaggi sull’ossessione di Renzi per l’immagine per cui il sindaco «vive nel terrore che qualsiasi cosa gli venga detta finisca su Twitter, lavora e parla sempre come se fosse in televisione, non è trasparente sui finanziamenti elettorali, pur di creare consenso intorno a sé abidica a ogni credibilità e veridicità, è preoccupato solo di fare nuove inaugurazioni e annunciare e approvare nuovi investimenti, perfino a costo di ipotecare il futuro della città e ritrovarsi senza le risorse per garantire i servizi fondamentali ». Insomma, una sorta di Nerone dà alle fiamme la città per sua maggior gloria televisiva. E qui si entra nell’analisi del Renzi amministratore ed economista, fondamentale candidandosi l’uomo alla guida di un Paese sull’orlo del fallimento. «Sono stato con te nella battaglia per lo sforamento del patto di stabilità per fare investimenti» scrive Fantoni «ma tu ora stai portando il Comune al dissesto finanziario, tappi i buchi con misure palliative come la cessione dei crediti ma in realtà stai giocando d’azzardo coi soldi dei fiorentini».
Renzi sarebbe quindi un sindaco economicamente spregiudicato, che spende per consenso un po’come i politici della prima Repubblica. E se i conti non tornano, la soluzione è la stessa di quella dei politici della seconda e di Monti: si aumentano le tasse. Già, perché anche se come il suo grande rivale Letta dice di aver diminuito le imposte, in realtà Renzi le ha aumentate. La piccola riduzione dell’Irpef infatti è stata coperta ampiamente dall’aumento del canone d’occupazione del suolo pubblico (+50%), delle tasse cimiteriali, delle mense scolastiche, delle imposte di soggiorno e della Tia, l’imposta sull’ambiente e i rifiuti che grava sugli immobili. Come dire, elettore avvisato...