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 2013  ottobre 25 Venerdì calendario

«È UNA MESSA IN SCENA, TUTTI INTERCETTANO TUTTI»

[Intervista a Charles Kupchan] –

NEW YORK «Niente di nuovo sotto il sole. Se non fosse per la pubblicità delle rivelazioni, forse non verremmo nemmeno a conoscenza delle irritate proteste delle vittime delle intercettazioni». L’ex consigliere per la sicurezza nazionale di Bill Clinton Charles Kupchan invita a guardare Datagate con pragmatismo.
Non la sorprende questa foga nello spiare governi amici?
«No, come non mi sorprenderebbe scoprire che il vostro Letta come la Merkel, come Hollande, e come Obama, inizia la giornata di lavoro con le informative raccolte dai servizi segreti sui governanti dei paesi stranieri che più lo interessano».
Come si spiega allora tutta questa risonanza?
«Con il fatto che le rivelazioni di Snowden stanno arrivando a ondate, e ogni onda scava ferite sempre più profonde. I politici spiati sono esposti al pubblico giudizio, e giustamente si risentono della violazione, sempre con il massimo della pubblicità».
Quindi si tratta di puro teatro?
«Anche. Ma sullo sfondo c’è una crescente, nuova antipatia per la politica estera americana. Molti europei avevano bollato la disinvoltura con la quale gli Usa si comportavano nel teatro mediorientale come l’arroganza dell’amministrazione repubblicana di George Bush. Con Obama e con i democratici però gli attacchi con i droni in Afghanistan e in Pakistan sono cresciuti in modo esponenziale, e molti dei nostri alleati stanno passando dall’imbarazzo all’aperto dissenso».
Oltre le proteste ci sono conseguenze reali?
«Abbiamo già registrato uno strappo significativo con la cancellazione della visita di Dilma Roussef, e le ripercussioni che lo scandalo sta avendo in America Latina. Ora c’è rischio che la trattativa commerciale in corso con l’Europa sia danneggiata da questo scandalo. Lo spionaggio in questo caso sarebbe un pretesto per esprimere motivi di disaccordo più profondi e più reali».
I tempi sono maturi per provare a parlare di regole?
«Ogni nuovo passo di questa polemica ci avvicina di più al momento in cui i governanti dovranno riunirsi e discutere seriamente della materia. Non illudiamoci però che il problema sia limitato alle intercettazioni telefoniche tra capi di Stato. Il tema della sicurezza abbraccia l’intero campo delle nuove tecnologie e della comunicazione, dalla pirateria che colpisce i sistemi cibernetici alle frodi nelle operazioni finanziarie che parte crescente della popolazione conduce via Internet»
Questa tecnologia privilegia l’America che ne ha il dominio.
«L’abuso è generalizzato, nessuno ha privilegi da vantare. Il problema è rispondere con i tempi della politica ad una evoluzione che corre con il cronometro dell’elettronica».