Ignazio Ingrao, Panorama 24/10/2013, 24 ottobre 2013
CHI SONO I GHOSTWRITER DI PAPA FRANCESCO
In appena sette mesi di pontificato Papa Francesco ha già pronunciato 92 discorsi, 21 catechesi alle udienze generali, 33 omelie nelle messe solenni, più quelle a braccio nelle celebrazioni quotidiane del mattino, ha inviato 21 lettere e 24 messaggi ufficiali, ha pubblicato tre chirografi e un’enciclica, senza contare gli Angelus e i Regina Coeli domenicali. Una mole impressionante di testi prodotti in un tempo brevissimo che si aggiunge alle riunioni, alle udienze private, alle telefonate personali. È chiaro che Jorge Mario Bergoglio, anche se si sveglia tutti i giorni alle 4.45 del mattino, non può scrivere tutto di suo pugno. Perciò, dopo le prime settimane di assestamento, si è formata intorno a lui una piccola ma agguerrita squadra, molto preziosa per predisporre non solo i testi ufficiali ma anche i canovacci per gli interventi a braccio, tranne le omelie del mattino a Santa Marta, che sono interamente farina del sacco del Papa.
Bergoglio ha pescato i suoi ghost writer un po’ dappertutto, anche al di fuori dei canali ufficiali della curia. L’unica cosa che chiede loro è riservatezza assoluta e capacità di entrare in sintonia con la sua sensibilità di pastore «venuto dalla fine del mondo». Panorama è riuscito a ricostruire chi sono almeno le figure principali del gruppo, fino a oggi coperte da riserbo e che, contemporaneamente allo svolgimento di altri incarichi ufficiali, aiutano il Pontefice a scrivere i suoi testi.
Tre sono italiani. C’è Giampiero Gloder, che Bergoglio ordina vescovo personalmente il 24 ottobre: parla quattro lingue e il Pontefice gli ha voluto affidare anche il delicato compito della formazione dei futuri nunzi nella Pontificia accademia ecclesiastica. Quindi l’ex ambasciatore della Santa Sede a Cuba, Beniamino Stella, promosso prefetto della Congregazione per il clero. E il vescovo di Albano, Marcello Semeraro. Per i testi di natura giuridica il Papa si avvale di due spagnoli, entrambi dell’Opus Dei, monsignor Lucio Ángel Vallejo Balda e Juan Ignacio Arrieta Ochoa de Chinchetru. C’è infine un argentino, che vive a Buenos Aires e si tiene costantemente in contatto con il Papa per telefono ed email: è il rettore della Pontificia università cattolica dell’Argentina, Victor Manuel Fernández, che Bergoglio chiama amichevolmente «Tucho». (Ignazio Ingrao)