Paolo Rossi, La Repubblica 24/10/2013, 24 ottobre 2013
MA TANIA DIFENDE PAPÀ “TUFFI? MI ISCRISSE A DANZA”
Tania Cagnotto, ha letto del recente caso del papà dittatore in piscina con sua figlia?
«Certo. Ho letto. Una cosa allucinante ».
Lei, la campionessa dei tuffi, è figlia d’arte per antonomasia. Un ruolo difficile, di solito.
«Già, più passa il tempo e capisco quanto sono stata fortunata».
Dice?
«Sì, ad avere avuto i genitori che ho avuto».
Non vorrei dire, ma non s’era tuffata già a quattro anni?
«Sì, ma quel giorno lì fu per gioco. E poi i miei fecero ostruzionismo».
Si fa fatica a crederlo, oggi.
«Davvero. Provarono in tutti i modi a farmi praticare altri sport come lo sci, il tennis. Perfino il balletto... ».
Questo spiega i suoi tuffi con le punte dei piedi all’insù. Ma lei, nella vita, voleva davvero fare questo?
«In realtà avevo una cosa in testa, e l’ho ottenuta».
Entrare nella storia dei tuffi.
«No, m’ero fissata in testa di disputare le Olimpiadi a quindici anni».
Questa poi... vabbè, ma tornando al papà?
«Che posso dire, non mi ha mai stressato».
Anche perché lei è una tipa precisina. Perfetta per eseguire le consegne. Magari era la figlia perfetta per il padre-dittatore di cui parlavamo prima.
«Assolutamente no. Avrebbe rovinato anche me».
Ne è sicura?
«Ma certo. I tipi così dimostrano di non aver capito nulla dello sport. Anzi, di non sapere niente di sport».
Un giorno però anche lei sarà mamma.
«E cercherò di avere lo stesso comportamento dei miei. Di ricordarmelo, soprattutto».
Suvvia, non vorrà dire che è stato tutto perfetto.
«Mi guardo indietro, e non trovo momenti di pentimento».
In fondo per lei era tutto già scritto, li vedeva ogni giorno in tuta.
«Vero, ma li ho costretti io ad accettare il fatto compiuto».
Papà Giorgio e mamma Carmen potrebbero confermarlo?
«Senza tema di smentita. E poi lo dice la storia stessa del mio fidanzato ».
Ecco, sentiamola.
«Papà è felice che non faccia parte del mondo dello sport. Più conferma di così?».
E magari papà le chiedeva anche di farsi una vita fuori casa...
«Già fatto, sono nella mia casetta, da me arredata con amore».
Vabbè, ma qui siamo alle favole...
«Ma no, certo che le discussioni ci sono state».
Oh, un minimo di normalità.
«Sì, ma è che i panni sporchi si devono lavare, come si dice? In famiglia ».
Tranquilla, che nessuno voleva entrare nel merito o vedere le cose dallo spioncino. Però, su cosa discutevate?
«Sempre da allenatore ad atleta ».
E il babbo non ha mai chiuso un discorso con la tipica frase: “Sono sempre tuo padre”.
«Su cose agonistiche no. E in generale, quand’ero più ragazzina, neanche sulle cose della vita».
Ma essere figlia d’arte non ha mai pesato? O influito negativamente?
«La verità è che i miei non se la sono mai tirata. Non m’hanno mai mostrato filmini, o ricordato con nostalgia i loro tempi. Siete stati voi giornalisti a farmi capire il valore assoluto dei miei».
Lo prendiamo come un complimento. Ma alla fine, qual è il vero momento d’attrito con papà Giorgio?
«Beh, il calcio. Per quanto lo viviamo senza enfasi».
E allora su cosa litigate?
«Papà ha il cuore granata, io tengo per la Juve».