Fulmini 25/10/2013, 25 ottobre 2013
DESTINO
«Nel destino di un portiere c’è la solitudine, soprattutto quando prende gol» (Juan Pablo Carrizo, portiere di riserva dell’Inter).
LOTTO «Se sei un portiere, io dico sempre che il numero 1 ce lo dovresti avere tatuato nell’anima e non sulle braccia. Quando ormai alla tv vedo questi ragazzoni con la maglia n. 99, 22 o 64, mi viene una tristezza... Poi però penso: quasi quasi domani me li gioco tutti al Lotto» (Ricky Albertosi).
ARTISTA «Mia figlia mi vede ancora giocare a calcio, mi ritrova in tv, poi mi vede lavorare la terra, fare il vino, l’olio, non capisce mai quale sia il mio mestiere. Le ho detto, se te lo chiedono, rispondi che papà fa l’artista e siamo a posto» (Vincent Candela).
MIEI «La verità è che i miei non se la sono mai tirata. Non m’hanno mai mostrato filmini, o ricordato con nostalgia i loro tempi. Siete stati voi giornalisti a farmi capire il valore assoluto dei miei» (Tania Cagnotto).
RINUNCE «Senza rinunce non si ottengono risultati. Rifarei tutto, non ci sono dubbi. Anche quando sono a Porto San Giorgio non faccio mai tardi la sera. Discoteche? No, non fanno per me. Ho frequentato le elementari alle Canossiane a Porto San Giorgio, completate dai Gesuiti in Florida. Le medie le ho fatte a Montottone, ora frequento il liceo scientifico Da Vinci a Fermo. Studi regolari, insomma» (Gianluigi Quinzi, la più grande speranza del tennis italiano).
PRECONCETTI «Credo di essere cambiato, cresciuto. Nei miei confronti spesso si è parlato sulla base di preconcetti: Mandorlini è un orso, Mandorlini ha un caratteraccio e cose di questo tipo. E invece quando una persona mi conosce bene si accorge che sono completamente diverso da come immaginava» (il tecnico del Verona Andrea Mandorlini).
ULTIMO «Nel 1989, alla mia prima Olimpiade invernale, ero un ragazzino. In squadra c’erano campioni come Haselrieder, i fratelli Huber, Raffl. Non fu facile inserirsi. Loro erano tutti della Val Pusteria, io della Val d’Ultimo. Mi sentii accettato solo quando dimostrai di essere più forte di loro» (Armin Zoeggeler, portabandiera italiano all’Olimpiade invernale di Sochi che si aprirà il prossimo 6 febbraio).
SCONFITTE «Da ragazzino le prime volte che fu sconfitto in gare di go-kart da alcune bambine, mio figlio voleva abbandonare le corse. Gli insegnai che anche le sconfitte fanno parte della vita» (Matti Raikkonen).