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 2013  ottobre 24 Giovedì calendario

ANTIMAFIA E BELLA VITA TUTTI I BENEFIT DI ROSY


Un ufficio nel cuore della vecchia Ro­ma. Un appannaggio extra di 3.500 euro. L’auto blindata con la scorta, la segreteria. Uno stuolo di collaboratori e consulenti. È una piccola corte quella del­la-Commissione antima­fia al cui vertice si è appe­na insediata Rosy Bindi. Ed è lungo l’elenco dei privilegi e dei bonus rico­nosciuti al presidente dell’organismo. Certo, anche a Palazzo San Ma­cuto va di moda l’austeri­tà, o meglio la sua versio­ne light , insomma la so­brietà. Si sa, anche nei rifugi della casta è ar­rivata una timida spruzzata di spending re­view ed è stato messo un tetto alle spese, prima senza limite.Ma il numero uno del­l’Antimafia resta il capo di un piccolo impe­ro, impegnato peraltro in pri­ma linea nella difficile guerra alla criminalità organizzata. Proprio per questo si è sempre pensato che il presidente e i commissari dovessero avere strumenti adeguati per com­battere la guerra contro le ma­fie. Così la commissione ha via via imbarcato un piccolo esercito di consulenti e colla­boratori, chiamati a decifrare e interpretare le mosse del ne­mico.
Oggi la Bindi si ritrova un uf­ficio strategico, anche se di modeste dimensioni, al quin­to piano del Palazzo di via del Seminario: «È un locale non tanto grande, ma suggestivo ­ricorda Ottaviano Del Turco, presidente dal 1996 al 2000 ­anche perché tre piani più in basso, al secondo, si svolse il celeberrimo processo a Gali­leo Galilei». Insomma, si con­vive con la storia. Ma non solo.
Come tutti i presidenti di commissioni permanenti, la Bindi percepirà un emolu­mento extra di circa 3.500 eu­ro al mese. Attenzione: non so­no tutti per lei, anzi la parte più importante, poco più di 2.000, è destinata a pagare il la­voro di un collaboratore. Dun­que, al presidente restano cir­ca 1.500 euro lordi che si som­mano naturalmente al sontuo­so stipendio di deputato.
C’è poi il capitolo segrete­ria: «Avevo a disposizione l’ap­parato dei funzionari di Came­ra e Senato, in pratica senza li­miti », aggiunge Del Turco. Me­no generoso il trattamento ri­cevuto da Roberto Centaro, presidente dal 2001 al 2006: «La segreteria del presidente era e credo sia ancora compo­sta da 2 massimo 3 persone, prese in prestito dalla Camera di appartenenza». Per la Bindi sarà dunque Montecitorio.
Poi c’è la segreteria della Commissione che risponde sempre al presidente e qui lo staff si allarga. Fino a compren­dere sei collaboratori: un con­sigliere parlamentare, capo della segreteria, due docu­mentaristi, tre segretari parla­mentari. Tutti provenienti da Montecitorio così come la pre­cedente squadra era stata for­mata pescando le risorse den­tro la cornice di Palazzo Mada­ma, personale di Palazzo Ma­dama, in ossequio al presiden­te Giuseppe Pisanu.
Dunque, le due segreterie, quella personale e l’altra della commissione, fanno lavorare circa dieci persone. Un nume­ro imponente.
Poi ci sono i collaboratori. Divisi a loro volta fra fissi e part-time: «Ogni presidente ­spiega Centaro- sceglie maga­ri fra gli ufficiali dei corpi di po­lizia alcuni investigatori di sua fiducia e li assume come consulenti della commissio­ne. In media ogni presidente riempie tre caselle. I consulen­ti vengono regolarmente retri­buiti dal vecchio datore di la­voro, ma prendono un extra per l’impegno in commissio­ne ». Al loro fianco ecco poi gli esperti part­time , come i magi­stra­ti che ricevono solo un rim­borso per i viaggi. «Questa pat­tuglia è assai agguerrita e oscil­la da dieci a venti unità­ripren­de Centaro - in ogni caso un tempo non c’era un limite di spesa e nessuno stava attento alle cifre, poi è stato fissato un tetto e il budget per gli esperti si è ridotto».
Infine la scorta. Il tema della sicurezza è nelle mani del mi­nistero dell’Interno che lo ge­sti­sce in piena autonomia e va­luta l’assegnazione della scor­ta. Di fatto il presidente del­l’Antimafia, figura istituziona­le ad alto valore simbolico, non è mai stato lasciato solo. E la scorta è sempre stata con­cessa: «Si tratta di un corteo rafforzato - chiarisce Del Tur­co - io prendevo posto su una Lancia blindata e poi c’era un’auto che seguiva con due o tre poliziotti a bordo. Purtrop­po la Lancia era stata adattata con fatica e dunque spesso era in officina per una qualche ri­parazione ». Chissà quale ber­lina utilizzerà Rosy Bindi.