Massimo Arcangeli, Il Messaggero 24/10/2013, 24 ottobre 2013
L’UOMO CHE PREVEDE IL FUTURO
IL COLLOQUIO
L’incontro con Nate Silver è in un albergo romano del quartiere Prati. Timido e spettinato, l’aria schiva e un po’ impacciata da nerd, è all’inizio distratto; lo sguardo dietro le lenti si fa però vivace quando può cominciare a parlare dei suoi modelli previsionali “creativi”. Trentacinquenne di New York, già blogger di successo per il “New York Times”, nel 2009 è stato incluso dal settimanale “Time” fra le 100 personalità più influenti del pianeta: l’anno prima aveva indovinato l’esito delle presidenziali in 49 dei 50 Stati americani. «Non sempre si riesce ad azzeccare una previsione e la fortuna spesso aiuta - confessa - ma se a guidarci è la ricerca della verità possiamo sperare ogni tanto di spuntarla».
Negli Stati Uniti il suo best seller The Signal and the Noise, ora disponibile in edizione italiana (Il Segnale e il Rumore. Arte e Scienza della Previsione, Fandango, 670 pagine, 24,50 euro), ha venduto più di 200.000 copie. Attenta la selezione dei casi di studio, la maggior parte dei quali raccontati nei libri di storia o riferiti a eventi di risonanza mondiale. Fra gli argomenti trattati la politica e l’economia, ma anche uragani e terremoti: i primi più facili da pronosticare, i secondi assai meno.
L’Aquila, 6 aprile 2009. Un terremoto di magnitudo 5,9 (scala Richter), preceduto da uno sciame sismico, colpisce il capoluogo abruzzese. L’intensità non è elevata, ma il bilancio è pesantissimo: più di 300 morti e 1.500 feriti e 65.000 sfollati, senza contare i contraccolpi psicologici: i due terzi di 80 donne aquilane perlopiù coniugate, stando ai risultati di una recente indagine, soffrono di stati ansiosi o depressivi subentrati al venir meno di luoghi di coesione e aggregazione sociale come esercizi commerciali, centri ricreativi e altri punti di ritrovo.
PREDIRE
Un sisma si può oggi prevedere, osserva Silver, «perché la previsione agisce su un arco temporale molto ampio; non si può invece predire, perché una predizione è puntuale e un movimento tellurico, allo stato attuale, è impredicibile». Diverso il discorso per una perturbazione atmosferica. Il 29 agosto 2005 l’uragano Katrina piomba su New Orleans con tutta la sua forza distruttiva. Devastanti le conseguenze del suo passaggio: quasi 1.600 morti, il 2% dei circa 80.000 residenti che non hanno lasciato le loro case. Il National Hurricane Center lancia l’allerta più o meno 48 ore prima dell’impatto di Katrina con la più popolosa città della Louisiana. Trent’anni fa avrebbe potuto prevedere l’arrivo di un ciclone tropicale con non più di un giorno di anticipo.
IL SISMA
Predizioni e previsioni hanno spesso abbinato morti e resurrezioni, cataclismi e sciagure, prodigi e miracoli all’esattezza dei numeri. Il catastrofico sisma che ha investito il Giappone l’11 marzo 2011, la cui intensità è stata di ben 11.000 volte superiore a quella sprigionata dal terremoto aquilano, non ha mancato di richiamare l’attenzione di cabalisti, chiaroveggenti e prescienziati, che ci hanno subito rammentato i precedenti: l’attacco suicida alle Torri gemelle dell’11 settembre 2001 e gli attentati ferroviari madrileni dell’11 marzo 2004.
Ben altro l’approccio ai numeri di chi formula previsioni statistiche; se si dichiarano serie, sottolinea Silver, devono risultare dalla «selezione degli indicatori più rilevanti fra quelli disponibili» e dall’«isolamento del segnale principale da alterazioni, distorsioni e altri elementi di disturbo».
IL SEGNALE
Insieme alla capacità di distinguere un segnale da un’interferenza o da un rumore, nel metodo di Nate Silver, i requisiti più importanti per chi fa previsioni statistiche sono la capacità di smarcarsi dal determinismo quantitativo e, soprattutto, il coraggio di ammettere l’errore quando una previsione si riveli non più sostenibile.
Quel coraggio, se anche dovesse risentirne la credibilità di chi abbia riconosciuto il suo sbaglio, ci riconsegnerebbe alla natura perfettibile del genere umano. Cui riesce ancora, malgrado tutto, di tener testa alla “perfezione” delle macchine.