Paola Jacobbi, Vanity Fair 23/10/2013, 23 ottobre 2013
L’AMORE NON SPARISCE
[Monica Bellucci]
Si può cambiare postura? È possibile che, da un anno all’altro, una persona cammini, si sieda, spinga indietro le scapole nel sistemarsi a tavola in modo diverso rispetto a come lo faceva solo pochi mesi prima?
Tutte le volte che ho incontrato Monica Bellucci ho ammirato il suo passo altero e quella postura, appunto, un po’ severa e certamente molto controllata. Ma quella che mi viene incontro oggi, nella lobby dell’Hotel Lutetia di Parigi è una Monica diversa, come più veloce e allegra, in tutto: nell’incedere, nel raccontarsi, nel controbattere.
Ci sediamo alla brasserie dell’hotel: due bicchieri di champagne e due porzioni di scampi che, a turno, intingiamo nella maionese. (Con Monica, a tavola, è sempre così: si mangia di gusto e senza mai parlare di diete).
Questa è un’intervista particolarmente importante per noi. È l’intervista del decennale di Vanity Fair: Monica è stata la madrina di quel primo numero dell’ottobre del 2003 e, da allora, abbiamo avuto un legame speciale. Ha condiviso con noi, e con voi lettori, la gioia delle sue due gravidanze (Deva è nata nel 2004, Léonie nel 2010) e la sua indignazione contro la legge restrittiva sulla fecondazione assistita.
Ci ha messi a parte dei retroscena del suo lavoro, dell’entusiasmo per i tanti progetti italiani e stranieri portati a termine in questo decennio, si è fatta ammirare per la sua bellezza nelle fotografie e per il femminismo intelligente delle sue dichiarazioni.
Insomma, Monica è l’amica «storica», quella che non poteva mancare alla festa del nostro compleanno.
Ma, francamente, avrei anche capito un forfait, visto il momento delicato della sua vita privata. Come sapete, a fine agosto, da Sarajevo, dove stava girando On The Milky Way (titolo ancora provvisorio) di Emir Kusturica, Monica ha annunciato la consensuale separazione dal marito Vincent Cassel.
In diciotto anni di relazione – quattro di fidanzamento, quattordici di matrimonio – Monica e Vincent mai si sono crogiolati nell’autocompiacimento di tante coppie famose, sempre mano nella mano su ogni tappeto rosso possibile e immaginabile. E mai hanno sbandierato paroloni come «per sempre», anzi. Monica ha sottolineato spesso l’importanza per entrambi del rispetto degli spazi individuali e dello «scegliersi ogni giorno».
Anticonvenzionali da sposati, Bellucci e Cassel lo sono anche da separati. Di recente, sono stati visti ancora insieme, con le bambine, a ristorante in Toscana, a Capalbio, dove Monica ha girato il nuovo film di Alice Rohrwacher, Le meraviglie.
Pur nel quadro di questo scarso allineamento alle «regole», da quando la conosco Monica ha sempre indossato fede e anello di fidanzamento. Oggi, invece, le sue dita sono nude.
Insomma, è proprio vero. È sembrata una cosa improvvisa.
«Le separazioni non lo sono mai. Del resto il nostro motto è sempre stato: “Oggi ci siamo, domani chissà”. Siamo stati insieme diciotto anni, e con il tipo di vita di noi attori è già un grande risultato. La decisione è maturata insieme. Ci siamo amati sempre nel rispetto della verità dei sentimenti e ci lasciamo con lo stesso rispetto. Questo non è un divorzio di guerra, con chissà quali retroscena da scoprire».
Può esistere un divorzio «d’amore»?
«L’amore non sparisce, si trasforma. Anche perché io e Vincent siamo adulti, siamo diventati genitori tardi. Tante cose possono cambiare ma la nostra famiglia resta intoccabile: ci frequentiamo e ci frequenteremo ancora, gli spazi e i tempi da dedicare alle nostre figlie restano gli stessi».
Il vostro annuncio ha stupito più di altri: proprio perché siete sempre stati così indipendenti pur all’interno della coppia, perché separarsi così ufficialmente?
«Perché siamo due personaggi pubblici e questo tipo di notizie va dato in prima persona, per evitare speculazioni altrui».
La notizia ha infranto l’illusione che avete creato: che l’amore tra due persone possa sopravvivere alla libertà dei singoli.
«Mi dispiace per i delusi, ma se c’è una caratteristica di questa storia è che noi non abbiamo mai fatto niente per la nostra “immagine di coppia”. Abbiamo sempre e solo fatto quello che sentivamo giusto per noi. Le regole per la felicità in amore buone per tutti non esistono».
Una vecchia battuta diceva così: «Attenti alle coppie aperte, entrano gli spifferi e ci si ammala».
«Non siamo mai stati una coppia aperta, nel senso che “ognuno fa quello che gli pare”. Ma siamo stati una coppia libera, questo sì. Se sei via per tre mesi su un set, io non controllo a che ora rientri, con chi sei, che cosa fai».
In passato c’erano stati altri momenti di crisi?
«Sì, come è normale che sia in tanti anni. È che li abbiamo sempre risolti in qualche modo, condizionati dal nostro tipo di vita, un tipo di vita in cui raramente ti soffermi sui dettagli. Poi, a un certo punto, capita che ti accorgi che troppi di questi dettagli sono rimasti sospesi. E ti chiamano all’appello. Li devi analizzare. Ma è un processo che va fatto separatamente».
Si rimprovera qualcosa?
«No, e nemmeno Vincent ha nulla da rimproverarsi. Non ci sono né vittime né carnefici. Come si è entrambi responsabili della vitalità di una relazione, lo si è entrambi della sua fine».
Ma perché vi siete lasciati?
«Perché siamo due individui che si stanno evolvendo in direzioni diverse».
C’è qualcun altro nella sua vita, adesso?
«Nessuno».
Nemmeno quel tizio dell’Azerbaigian?
«Una notizia che non so come sia potuta venire fuori, basata sul nulla».
Non è che si è innamorata di Emir Kusturica?
«Ma figuriamoci. Emir è sposato con una donna meravigliosa e ha figli fantastici. Insomma, per la prima volta in vita mia, sono single. Quella con Vincent è stata la più lunga relazione che io abbia mai avuto, ma è fin dal primo ragazzo, a 14 anni, che io sono praticamente sempre stata in coppia».
Come si sente da single?
«Molto bene: sono straordinariamente connessa con me stessa. E mi piace anche dare questo messaggio alle mie figlie, per il loro futuro: non è obbligatorio avere un marito o un compagno. La solitudine non deve farci paura. E, dopo tanti anni di vita di coppia, un po’ di raccoglimento personale non può far altro che bene».
Mi perdoni ma glielo devo chiedere: nella vita di Vincent c’è un’altra donna?
«Non lo so».
Non mi dica che non ha mai avuto la tentazione di controllare un messaggio sul telefonino, di sbirciare una mail sospetta…
«Mai. Il nostro era un tipo di relazione che non prevedeva questo genere di cose».
Potrebbe tornare a vivere in Italia, adesso che non ha più un marito francese?
«Io ero venuta in Francia prima di sposarmi, non al seguito di Vincent. Certo, è qui che ci siamo incontrati, è qui che il mio lavoro ha preso una certa piega. Ma, anche se non ci abito stabilmente, il mio legame con l’Italia è indissolubile. Ci ho fatto nascere le mie figlie, cosa che, come ha detto scherzando Piero Chiambretti, fa di me “una delle poche persone che hanno fiducia nel nostro sistema sanitario”. Che volete di più?».
Questo momento della sua vita privata coincide, però, con la lavorazione di un film molto atteso, il primo lungometraggio di Kusturica da cinque anni a questa parte.
«L’aspetto divertente e paradossale è che per metà del film sono in abito da sposa! Ironie della vita e del cinema. È un set impegnativo,
un lavoro lungo, e mi sta prendendo molte energie. Ma ne vale la pena».
Ha compiuto 49 anni, solo negli ultimi dieci ha girato più di 25 film, nonostante le due maternità: ha mai pensato di cambiare ruolo, come alcune sue colleghe, diventare produttrice o regista?
«No, ho ancora bisogno di imparare tanto come attrice. Ma non mi chieda se ho piani strategici per il futuro. Non ne ho mai avuti. Ho sempre seguito l’istinto. Il film può essere americano, serbo o italiano o francese, ma il mio atteggiamento è sempre lo stesso: devo crederci mentre lo faccio».
Vale anche nella vita?
«Sì: mi sono presa qualche rischio, ma ho sempre scelto con il cuore e non ho rimpianti né pentimenti. Anno dopo anno si acquista forza, e la forza serve a fronteggiare le difficoltà che, anche loro, crescono con il tempo. È una sfida continua, ma anche il motivo per cui siamo al mondo, credo».
Che cosa ha significato per lei Vincent, come compagno?
«Mi ha fatto crescere, mi ha messa davanti a uno specchio che mi ha fatto vedere più cose di me. E credo che lo stesso valga per lui. Il nostro è stato un percorso durato diciotto anni, e continuerà sotto un’altra forma».
Di che cosa parleremo quando ci ritroveremo qui per i vent’anni di Vanity Fair?
«Chissà. Secondo me faremo ancora grandi cose, guardi come ci siamo conservate bene nell’ultimo decennio!».
Grazie, ma diciamo che tra dieci anni Deva ne avrà 19 e vorrà fare l’attrice. Che ne penserebbe?
«Ah, non mi stupirei. È stata con me sul set, le ho mostrato tutte le professioni delle varie persone della troupe, le ho spiegato come si sia dipendenti gli uni dal lavoro degli altri e poi le ho chiesto: “A te che cosa piacerebbe fare?”. E lei: “Quello che fai tu!”».