Francesco Bisozzi, Oggi 23/10/2013, 23 ottobre 2013
BUFERA SUI PAPERONI DELLA TV
Roma, ottobre
Se fosse approdato in Rai avrebbe incassato circa 6.700 euro per ogni minuto di trasmissione. Più di 400 mila euro a puntata. Alla fine, però, Maurizio Crozza ha firmato un nuovo contratto con Urbano Cairo. Che si è guardato bene dallo svelare le cifre contenute nel triennale che legherà il comico a La7 fino al 2017.
Ormai tutti sanno, invece, quanto guadagna Fabio Fazio: 1,8 milioni all’anno, il 10 per cento in meno rispetto a quanto prendeva prima del rinnovo che ha da poco siglato con l’emittente pubblica. Sulla sua busta paga si è acceso un faro nei giorni precedenti, dopo che il presidente dei deputati del Pdl Renato Brunetta ha tirato in ballo lo stipendio del conduttore mentre era ospite di Che tempo che fa. Al braccio destro di Fazio, Luciana Littizzetto, andrebbero 20 mila euro a monologo. Più altri 300 mila euro per la sua partecipazione a Sanremo.
Anche Roberto Benigni è finito nell’occhio del ciclone. Il premio Oscar, secondo le ultime indiscrezioni, avrebbe ricevuto 5 milioni di euro per il suo show sulla Costituzione e per le nottate dantesche (a suo tempo i giornali avevano parlato di 6 milioni). Per lo spettacolo di Natale sui Dieci comandamenti, più 12 puntate dedicate alla Divina Commedia, il comico toscano ne avrebbe intascati altri 4 nei prossimi mesi. Ma per ora è stato tutto rinviato. Qualcuno maligna che dietro ci sia «l’effetto Brunetta»: forse non si volevano accendere i riflettori su un altro compenso d’oro.
Non è la prima volta che si parla dei maxi compensi della tv. Con ogni probabilità non sarà l’ultima. Una cosa, però, è certa: quando ci sono di mezzo gli stipendi delle stelle della televisione non c’è nulla di certo. È uno dei segreti meglio custoditi, a meno che non siano i diretti interessati a svelare quanto percepiscono. In tv, da questo punto di vista, la trasparenza è un optional. Così azzeccare le cifre corrisposte alle star è un po’ come fare centro al Superenalotto. Ma, nella nebbia, qualcosa s’intravede. Ecco, tra invidie e ammirazione, quanto raccontano le voci di corridoio.
Antonella Clerici, stakanovista del piccolo schermo e punto di forza di Rai 1, lo scorso anno si sarebbe portata a casa 1,5 milioni. Carlo Conti ne avrebbe incassati 100 mila di meno. Ezio Greggio prenderebbe 24 mila euro per ogni partecipazione a Striscia la notizia. E ancora: la conduzione di Jump sarebbe valsa a Paolo Bonolis 6 milioni di euro. Fanno 40 mila euro a puntata. Con The Money Drop Gerry Scotti ne ha presi 15 mila a serata. Conduttori meno noti, come Elisa Isoardi, si accontenterebbero di 200 mila euro annui. Ma non è finita qui.
Bruno Vespa guadagnerebbe 600 mila euro. La retribuzione di Giovanni Floris per Ballarò si aggirerebbe intorno ai 550 mila euro. Enrico Mentana, in passato, ha specificato che il suo stipendio lordo ammonta a 500 mila euro annui, a cui vanno ad aggiungersi i premi di risultato. Emilio Fede, altro simbolo del giornalismo tv made in Italy, oggi ha un contratto di consulente editoriale da 15 mila euro al mese.
Numeri che, naturalmente, vanno presi con le pinze. Ma almeno per quanto riguarda il servizio pubblico, pagato anche con i soldi dei cittadini, un po’ più di trasparenza non guasterebbe di certo. In questi giorni l’Agcom, l’Autorità che vigila sulle telecomunicazioni, ha ribadito che il contratto di servizio prevede che le remunerazioni dei dipendenti Rai vengano rese pubbliche. La legge 244/2007 stabilisce che nessun atto di spesa può essere eseguito se prima non è stato reso noto. Il presidente della Commissione di vigilanza Rai, Roberto Fico, ha rispolverato una vecchia idea: pubblicare nei titoli di coda dei programmi i costi sostenuti.
Una proposta che, per ora, è fantascienza. Le perdite cui deve far fronte la Rai, al contrario, sono reali. Viale Mazzini ha chiuso il 2012 con un rosso da 257 milioni di euro. Le previsioni dicono che quest’anno l’emorragia sfiorerà i 400 milioni.