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 2013  ottobre 21 Lunedì calendario

APERTURA FOGLIO DEI FOGLI DEL 21 OTTOBRE 2013


Sembra che il Front National (Fn) di Marine Le Pen sia al momento il primo partito di Francia. Due i fatti degli ultimi giorni che portano a questa conclusione: la vittoria del candidato di estrema destra Laurent Lopez nell’elezione cantonale di Brignoles (in Francia i dipartimenti sono divisi in cantoni) e un sondaggio del Nouvel Observateur che indica la lista Le Pen in cima alle intenzioni di voto per le prossime elezioni europee. [1]

Occorre in realtà ridimensionare il fenomeno Front National, ingigantito dai media francesi. A Brignoles, piccola città del sud del Paese con una forte presenza di rimpatriati dall’Algeria, l’estrema destra ha da sempre una forte rappresentanza. Brignoles è solo il secondo cantone, su 4.500, in mano al Fn. «La prerogativa principale di un consigliere cantonale è essere un grande elettore dei senatori che nella scala dell’inutilità sono al gradino appena superiore. Siamo dunque nel campo dell’ininfluenza politica, dell’epifenomeno» (Lanfranco Pace). [2]

Quanto al sondaggio del Nouvel Observateur, «occorre ricordare, come tutte le inchieste d’opinione, che esso non ha valore predittivo. Riflette una costante: i francesi sanno, come gli altri europei, che questo scrutinio non incide sull’esercizio del potere nazionale. È quindi tradizionalmente molto favorevole alle piccole formazioni, quelle che sono poco o per nulla rappresentate in Parlamento, cioè l’estrema destra, gli ecologisti e il centro. È quindi improprio far credere che il Fronte nazionale sia il primo partito. Per ora, il primo resta il partito socialista, non solo perché ha la maggioranza in Parlamento, ma anche perché controlla la quasi totalità delle regioni, i due terzi dei dipartimenti e il 60 per cento delle grandi città» (Jean-Marie Colombani). [1]

In marzo in Francia si vota per le amministrative e, secondo i sondaggi riservati del ministero degli Interni, i socialisti potrebbero perdere una sessantina di città di più di 10 mila abitanti. L’emorragia di voti profitterebbe più alla destra estrema del Fn che a quella moderata dell’Ump. [3]

«Il Front potrebbe conquistare molti comuni, anche importanti, alle elezioni della prossima primavera. Come nel 1983 quando, al risveglio dalla vague rose di Mitterrand, ci si rese conto che Jean-Marie Le Pen non era solo un marginale, un nostalgico dell’Algeria francese. Né un ex paracadutista losco su cui si facevano battutacce per via di un occhio perso non si sa dove né come. Si capì fin da subito che il suo movimento sarebbe durato, ma mai che trent’anni dopo sarebbe arrivato a insidiare la supremazia dei partiti storici» (Lanfranco Pace). [2]

Quello che è evidente è che «il Front national non è più un partito al quale si dà un voto a perdere, di pura contestazione. Emerge poi un crescente radicamento territoriale di un partito che fino a ieri era incentrato sulla figura del suo fondatore. Una sorta di one-man-party che oggi sembra invece in grado di offrire agli elettori una classe dirigente locale giovane, preparata e presentabile». [4]

«Ormai dichiarare di votare Fn non è più tabù. Perfino Alain Delon fa sapere che “lo approvo, lo sostengo e lo capisco perfettamente”. Delon si è appena esibito in tivù dichiarando che i gay sono “contro natura”, quindi di destra lo è da sempre. Ma nel 2007 appoggiò pubblicamente Sarkozy». [3]

«Sono pronta a governare, a prendermi responsabilità nazionali» ha fatto sapere Marine Le Pen dopo la pubblicazione del sondaggio Ipso per il Nouvel Observateur che dà il Fn al 24%, Ump (centrodestra) al 22% e Partito Socialista di Hollande al 19%. «Basta con la definizione di partito di estrema destra. È un modo di chiuderci in un angolo. Il Fn è un partito patriottico, gollista». [5]

Marine Le Pen, nata a Neuilly sur Seine, il 5 agosto 1968. Avvocato, è la terza figlia di Jean-Marie Le Pen e della sua prima moglie. A 18 anni entra nel Fronte Nazionale. Nel 2003 ne diventa vicepresidente, dal 2004 è europarlamentare, dal 2011 è presidente del partito. Nel 2012 si è candidata alle Presidenziali: ha ottenuto il 17,9% dei voti.

Bionda, occhi chiari e voce rauca, due volte sposata, due volte divorziata, tre figli (una si chiama Jehanne, antico nome di Giovanna d’Arco). Ora ha una relazione con Louise Aliot, vicepresidente del suo partito. [1]

«Tra i suoi idoli cita Hemingway, i versi preferiti sono in Vita anteriore di Charles Baudelaire, ha confessato una grande passione per Stephen King. L’attore preferito non è il francese Alain Delon ma l’americano Dustin Hoffman, e lo scrittore che più l’ha influenzata è l’onnipresente Victor Hugo, di solito campione della sinistra». [6]

«È la Francia più profonda, quella che ha attraversato tutte le svolte e le rivoluzioni. È la Francia di Giovanna D’Arco. È Andrea Chénier. È, nella variante belga, il ciuffo ribelle e conservatore di Tintin. C’è da sempre, sta lì, torna, s’inabissa e ricompare» (Pietrangelo Buttafuoco). [7]

Con il rifiuto del termine «estrema destra» Marine Le Pen porta avanti una strategia avviata alla vigilia delle Presidenziali 2012, quando lanciò la lista Bleu Marine, nel tentativo di superare l’eredità del Fn. L’approdo finale è il cambiamento del nome del partito fondato nel 1972 dal padre, mettendo insieme i militanti del gruppuscolo Ordre Nouveau con altri nazionalisti, neofascisti ed ex collaborazionisti. [8]

«È difficile misurarmi perché è difficile capire se la “diabolizzazione” del nome Le Pen pesi ancora o se la “dediabolizzazione” abbia ormai preso il sopravvento. In più finora ho avuto un elettorato invisibile, che non si manifesta, che non è abituato a manifestare. Dei giovani però sono certa, perché si rendono conto che sono anti-sistema, perché sanno che il sistema va reinventato, perché rifiutano la legge della giungla liberista applicata sulla loro pelle, l’idea che l’economia sia l’unico valore...». [9]

Secondo il politologo Madani Cheurfa, «Marine ha sostituito l’antisemitismo istintivo del padre con l’avversione per l’islam e i musulmani. Da cui per esempio la battaglia contro la carne halal. I musulmani rappresentano la saldatura dei due temi forti della sua politica: la questione sociale, cioè la difesa delle classi popolari deluse dalla sinistra e dall’Europa, e la lotta contro l’immigrazione. Ancora Madani Cheurfa: «I musulmani sono per il Fn quelli che vengono in Francia e rubano il (poco) lavoro che c’è, godendo dell’assistenza sociale pagata da generazioni di francesi. Marine Le Pen è contro l’euro e contro l’immi-grazione musulmana». [6]

«È un populismo il suo, senza decrescita felice, senza feticismo delle tecnologie, senza millenarismi: si presenta come una sfida forse azzardata ma alla portata di una generazione. Un po’ come un tempo i sogni della giovane Thatcher» (Lanfranco Pace). [2]

Quattro i punti del programma del Fn per le Europee: la fine dello spazio di Schengen, l’addio all’euro, il patriottismo economico e la superiorità del diritto nazionale sulle direttive europee. «Se entro un anno non otterremo soddisfazione allora promuoveremo in Francia un referendum per chiedere l’uscita dall’Unione europea. Sono convinta che i cittadini saranno d’accordo con me». [3]

La forza di Marine Le Pen viene anche dalla debolezza dei suoi avversari. Colombani: «Un presidente che non riesce a tener in riga i suoi, un governo che manca di professionismo, e ancora nessun risultato da mettere in avanti, una destra che si discredita da sola: sono questi i veri vantaggi del Fronte nazionale. Con, in più, i mass media che fanno a gara nel catastrofismo e ogni giorno trovano una qualità supplementare in Marine Le Pen. Omettendo di leggere i suoi discorsi, in cui potrebbero facilmente constatare che non aspira ad allearsi con la destra classica, ma a sostituirsi ad essa. Prima o poi, sarà bene che destra e sinistra rinsaviscano». [1]

Note: [1] Jean-Marie Colombani, Corriere della Sera 18/10; [2] Lanfranco Pace, Il Foglio 15/10; [3] Alberto Mattioli, La Stampa 10/10; [4] Marco Maoussanet, Il Sole 24 Ore 15/10; [5] Anais Ginori, la Repubblica 10/10; [6] Stefano Montefiori, Corriere della Sera 24/4/2012; [7] Vittorio Macioce, il Giornale 24/4/2012; [8] C. Rotman e J. Bouchet-Petersen, Libération 11/10; [9] Stenio Solinas, il Giornale 11/4/2012.