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 2013  ottobre 24 Giovedì calendario

PIACERSI

«Non mi piacciono i contratti pluriennali e ho chiesto un accordo fino a giugno: innanzitutto bisogna piacersi» (Gigi De Canio, neoallenatore del Catania).

CASA «A volte i giocatori vengono giudicati con troppa severità: escono da casa a 14 anni, crescono lontano dai genitori. Si vive una realtà alterata, trovare un equilibrio non è facile» (Gianluca Vialli).

CASTELLO «Il professionismo esasperato non è per me. Non parliamo del divismo. Trovo insopportabili i giocatori che girano con baby-sitter e guardie del corpo. Io ero gestito dal gruppo di Mc Cormack e non sopportavo i lacci: dovevo dire dove andavo, chi vedevo, come e quando. Un’intrusione nella mia vita privata. Così per tornare libero m’inventai che ero ricco di famiglia e che mi sarei ritirato nel mio castello in Toscana» (Adriano Panatta).

BARRACAS «Mio padre si era trasferito in Argentina perché in Paraguay la situazione economica era difficile. A Barracas (barrio di Buenos Aires, ndr) ho passato i primi 7 anni della mia vita. C’è miseria, e la miseria porta alla violenza. È un quartiere molto pericoloso, come il Fuerte Apache di Tevez. Ammiro molto Tevez, come giocatore e come uomo, perché è molto legato alla sua terra e alla sua gente» (Juan Manuel Iturbe, rivelazione del Chievo).

TRASLOCHI «Quest’estate mi sono trasferita a Piacenza. Quando sono partita da Busto avevo un furgone prestato da amici. “Non ho molta roba, ci sta tutto”, ho promesso. Poi però sono serviti altri cinque viaggi in macchina. Siamo donne…» (Valeria Caracuta, palleggiatrice di Piacenza).

CAMPAGNA «Io non sono tanto un tipo da città, mi sento più a mio agio in campagna. Il paese dove vivo conta 150 abitanti, non credo possa chiamarsi città!» (Sebastian Vettel).

SEMPLICE «Se in quattro anni siamo arrivati due volte vicini al titolo è anche merito di Alonso. Purtroppo non siamo stati in grado di dargli una macchina adeguata al suo talento. Lo confrontate con Vettel, ma quando hai una vettura superiore è tutto più semplice» (Stefano Domenicali, direttore sportivo della Ferrari).

LOGICHE «Le logiche non sono cambiate, l’obiettivo è sempre avere chi fa gioco, chi trova il compagno libero per un buon tiro. Non può mancare il giocatore che controlli il ritmo della partita, sappia cioè quando correre, quando attaccare. Ed è importante che sia un tiratore o abbia la capacità di rompere la difesa» (Ettore Messina sull’evoluzione del ruolo del playmaker nel basket).