Carlo Tecce, Il Fatto Quotidiano 23/10/2013, 23 ottobre 2013
FORTUNATO RICORSO AL TAR CONTRO IL TESORO: 293MILA EURO DI STIPENDIO NON GLI BASTANO
Magistrato civile, penale e amministrativo. Insegnante e rettore, Scuola superiore di Economia e Finanze, e doppio stipendio per un po’. Dirigente pubblico per vent’anni. Capo di gabinetto al Tesoro per dieci con un biennio di pausa alle Infrastrutture con Antonio Di Pietro. Stipendio da 800.000 euro nel 2005, più di mezzo milione negli anni seguenti. Vincenzo Fortunato sembrava invincibile. Sconfitto per un paio di (nano) secondi: il ministro Vittorio Grilli stava per lasciare via XX Settembre, superata l’epoca di Domenico Siniscalco e Giulio Tremonti, Fortunato sembrava a fine carriera. Ma Grilli medesimo l’ha salvato con lungimiranza : presidente della Sgr Invimit, controllata dal Tesoro, per la gestione (e ora dismissione) del patrimonio pubblico. Un comodo paracadute. Nulla di strano. Fortunato sarà invincibile e il potere che aveva - riusciva persino a negarsi ai ministri che telefonavano - l’avrà protetto.
Fortunato, però, non s’accontenta. Non vuole guadagnare di meno, non vuole rispettare il tetto di 293 mila euro, fissato dal governo di Mario Monti, dal ministro Grilli e quindi da Fortunato stesso. E ha presentato un ricorso al Tar per far sospendere la norma contro Palazzo Chigi e il Tesoro, in parte anche contro sé stesso: “Per l’a cce rtamento del diritto alla restituzione degli importi remunerativi, maggiorati a titoli di rivalutazione e interessi legali”. Non vuole soltanto la restituzione dei soldi che per legge non gli hanno più bonificato, ma pretende pure gli interessi. Un uomo che ha manovrato la macchina statale accusa la legge statale e ne chiede l’annullamento attraverso una memoria di una trentina di pagine con passaggi davvero esilaranti: “Il prelievo avendo assunto la forma di una ingiusta e consistente decurtazione stipendiale, in ragione della quale il ministero ha trattenuto una cospicua somma pari a oltre 100 mila euro, ha comportato e comporta tutt’ora - a fronte della percezione di un normale stipendio - una gravissima alterazione della sfera giuridica patrimoniale del ricorrente e, dunque, delle abitudini di vita”.
Ora va messo a fuoco un concetto: 293 mila euro non bastano a non “alterare le abitudini di vita” di Fortunato, che certamente s’era abituato bene.
Fortunato individua profili di incostituzionalità, non è l’u n i co che si ribella in differita, come dimostra il caso della legge Severino. É anche l’uomo che dovrà far fruttare una dotazione di immobili da 1,5 miliardi di euro, un pezzettino di un impero da 240 a 320 miliardi. Per adesso, si limita a far fruttare il nuovo incarico.