Riccardo Ruggeri, ItaliaOggi 23/10/2013, 23 ottobre 2013
PRODUCEVA IL COLTELLINO MULTIUSO SVIZZERO, ERA INNAMORATO DEI SUOI PRODOTTI, SERVO DEI SUOI CLIENTI E ANCHE FOCALIZZATO SUI PROFITTI PER POTERLI REINVESTIRE
In Svizzera la morte di Carl Elsener, soprannominato Carl III (l’azienda l’aveva fondata il nonno 122 anni fa) è stata vissuta come la perdita di un suo grande figlio. Aveva 90 anni. Avendo avuto 11 figli ha potuto scegliere il successore con serenità, secondo l’unico feroce criterio che caratterizza l’azienda, la “passione per i dettagli”. Da anni ormai alla guida dell’impero Victorinox c’è Carl, detto junior, da adesso Carl IV.
Victorinox produce il celeberrimo coltellino multiuso, rosso con la croce bianca: la più alta certificazione di qualità che si possa avere al mondo. Viene prodotto nella Svizzera «interna» (come dicono loro), a Ibach, da 1.850 dipendenti che ogni giorno sfornano 60 mila coltellini multiuso, in svariati modelli, e 60 mila coltelli da cucina (oltre 400 milioni di franchi di fatturato). Lo usano da sempre i ragazzi cresciuti col manuale delle giovani marmotte, ma pure artigiani, pescatori, sommelier, baristi, elettricisti, ne sono infatuati personaggi come Bush, Medvedev, il Dalai Lama. Il modello di punta, Swisschamp (prezzo 1.200 franchi), svolge 33 funzioni diverse, le più svariate: spatola farmaceutica, lente, lima, alesatore, apri-cassa per orologi, altimetro, barometro, sveglia, termometro e così via.
Gli svizzeri sono una minoranza, anzi la sommatoria di più minoranze, per secoli costantemente sulla difensiva, circondati da popoli pieni di boria, da sempre in guerra gli uni con gli altri. Essi capirono che l’unico modo per sopravvivere, stante questi vicini idioti, era una costante attenzione su ogni dettaglio, allo scopo di sconfiggere qualsiasi imprevisto. L’evoluzione del coltellino multiuso andò proprio in questa direzione, già il secondo modello aveva due molle e ben sei aggeggi-funzioni, prese il nome della mamma di Carl II, Victoria, a cui poi si aggiunse la tecnica inox. Lo slogan divenne «nessuna attività umana è imprevista, per ogni imprevisto c’è il suo attrezzo». Mai cambiò il design, solo quando fu indispensabile si passò dal legno al sintetico, la complessità del mondo lo ritrovavi nell’aumento dello spessore, a ogni nuovo utensile corrispondeva un nuovo mestiere. Osservando questo attrezzo, e riflettendo, puoi ripercorrere la nostra evoluzione: caccia, pesca, raccolto, allevamento, agricoltura, industria, se vuoi acqua e fuoco, se credi curare, al limite uccidere.
Ho avuto per Carl III una grande ammirazione, era il prototipo di quello che dovrebbe essere ogni imprenditore, ogni manager: votato all’azienda, innamorato dei suoi prodotti, «servo» dei suoi clienti, padre duro ma affettuoso dei suoi dipendenti, focalizzato sui profitti per poterli reinvestire. Insomma nulla a che vedere con molti degli attuali imprenditori, peggio dei celebri supermanager, che quando i risultati sono positivi (raramente) è merito loro (quindi osceni bonus), quando sono negativi è colpa del Mercato o dei Sindacati (però i bonus corrono lo stesso, cambia la motivazione, non i profitti ma i piani futuri_.)
Immagino che Carl III sia morto in pace, soddisfatto di essere stato l’unico uomo al mondo, per di più svizzero, che abbia armato i pacifisti.