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 2013  ottobre 23 Mercoledì calendario

SETTANT’ANNI DI INDULTI E AMNISTIE


Caro Mainiero, cosa ne pensa della “bega” che si è sviluppata attorno all’ipotesi di amnistia o indulto per far fronte al sovraffollamento delle nostre carceri? Sono forse l’unico che pensa che eventualmente le carceri siano da potenziare in capacità e sicurezza?
Umberto Brusco

Innanzitutto, caro Brusco, lei non è l’unico: sono in tanti che la pensano così. Quanto alla bega, mi sembra che non ci sia nulla di nuovo sotto l’italico sole. Dal 1942 ad oggi (vado a memoria e spero di non sbagliare) in Italia sono stati concessi trenta provvedimenti di amnistia e indulto. Si cominciò con il Regio decreto del 17 ottobre 1942. Numero 1156, per la precisione. Da allora, una sfilza infinita di amnistie: per reati tributari, reati elettorali (1949), in materia annonaria (23 dicembre 1949), per reati comuni, politici e militari (la cosiddetta amnistia Azara del 1953). Eccetera eccetera. L’ultima amnistia (solo reati, non finanziari, con pena detentiva fino a 4 anni) risale al 1990. L’ultimo indulto al 2006. In materia abbiamo una certa esperienza. Soprattutto, sappiamo che ogni amnistia e ogni indulto sono stati preceduti, accompagnati e seguiti dal solito discorsetto dei politici: provvedimento indispensabile viste le condizioni disumane in cui vivono i detenuti, non è possibile vivere in cinque o sei in pochi metri quadrati, bisogna concedere l’amnistia (o l’indulto) e poi passare senza indugio alle riforme strutturali, ci vogliono nuovi penitenziari, è necessario adottare, per i reati più lievi, pene alternative al carcere. Il tutto dura all’incirca tre mesetti. Poi i politici, more solito, dimenticano i loro discorsi. Passa qualche anno e zac, ecco di nuovo il provvedimento con annesso discorsetto di circostanza e promessa finale: sarà l’ultima amnistia. Intanto, in Italia ci sono una quarantina di penitenziari fantasma: progettati, costruiti e mai utilizzati per un motivo o per l’altro. Quaranta. Alcuni, dopo essere stati costruiti sono stati anche demoliti, senza che tra una follia e l’altra un singolo carcerato passasse in quella struttura. Penso semplicemente questo, caro mio. Penso che il nostro sia un Paese inguaribile e con molti criminali, non solo dietro le sbarre.