Paolo Berizzi, la Repubblica 23/10/2013, 23 ottobre 2013
LA MADDALENA
Erano curiosi di vedere come si sarebbe presentato. Quando l’hanno visto scendere dal traghetto alla guida di una Citroen 1000 noleggiata all’aeroporto di Olbia (volo commerciale Meridiana); quando due ore dopo si è presentato all’incontro coi vertici del Parco Nazionale della Maddalena e ha tirato fuori una valigia piena di plastiche e lattine che ha raccolto sulla spiaggia dei Cavalieri; a quel punto i maddalenini — isolani due volte e dunque diffidenti per natura, ma anche ben disposti verso chi si innamora dell’arcipelago e viene qui per investire — hanno capito che dietro l’aria da “piacione” e la camicia bianca coi polsini sbottonati, c’è — dice il sindaco Angelo Comiti — «una persona seria, preparata e illuminata ». Lui è Mister Harte, Michael Harte. Il nuovo proprietario di quel paradiso terrestre che è l’isola Budelli (comprata all’asta il primo ottobre per una cifra ridicola: 2 milioni 940 mila euro). Il “magnate australiano”, che poi è neozelandese e non è magnate. «Faccio affari ma sono solo un alto dirigente di banca» (chiefinformationofficer della Commonwealth Bank), disinnesca l’effetto riccone-uguale padrone, insomma colonizer.
Mr Harte, perché ha deciso di comprare Budelli?
«Perché è uno dei posti più belli che ho mai visto, un paradiso, una perla rara che voglio fare conoscere al mondo».
In che modo, scusi? Che cosa ha intenzione di farci?
«Trasformerò Budelli in un museo a cielo aperto. Come i musei delle città d’arte. Quest’isola va ripulita, sistemata, valorizzata. Deve diventare un’attrazione naturalistica aperta ai visitatori. Un simbolo. Come tutti i musei deve avere un ingresso, un’area d’accesso, dei camminamenti. E un approdo per i barconi. Adesso buttano l’ancora al largo delle spiagge e danneggiano l’ecosistema (rovinano la posidonia, un’alga marina, ndr)».
Lei è un uomo d’affari. Come si coniugailprogettoBudellimuseo ambientale con il business?
«Si chiama blue economy, è l’evoluzione della green economy.
Rigenerare affinché tutti possano beneficiare dell’eterno flusso di creatività, adattamento e abbondanza della natura. La conservazione, la ricerca scientifica, la valorizzazione del patrimonio ambientale aprono prospettive economiche. Budelli può diventare un modello di isola- museo da esportare in un contesto internazionale».
Intanto però l’Ente Parco sta raccogliendo firme e risorse per esercitare il diritto di prelazione sull’acquisto dell’isola (lo prevede la legge, deve avvenire entro 90 giorni dalla stipula del contratto di vendita, ndr).
Buona parte dell’opinione pubblica chiede che sia il ministero dell’Ambiente, e non un privato, a “ritirare” Budelli.
«Sono venuto qui per accreditarmi, per presentare le mie intenzioni e la mia buona fede. Se ho fatto questo investimento è perché sono pronto a mettere a disposizione risorse umane e finanziarie».
Ha già in mente dei progetti?
«Il primo sarà nel segno della continuità, ovvero la progettazione e la realizzazione, pensata dall’Ente Parco, di pontili mobili per l’attracco dei barconi. Il cosiddetto “accesso comodo” al parco. Lancerò un bando internazionale per architetti, penso prima di tutto agli italiani. Sul modello dei parchi marini australiani e neozelandesi Budelli accoglierà i visitatori con percorsi dedicati e camminamenti».
Un museo del mare a cielo aperto.
«È così. Ho riunito un team di docenti universitari, esperti, biologi marini. A marzo presenteremo progetti e programmi ecosostenibili. Metteremo a punto una partnership pubblico-privato, un modello che all’estero, dall’Oceania al versante caraibico del Pacifico, sta dando grossi risultati».
Non è che dietro questa strategia di valorizzazione ambientale nasconde in realtà obiettivi speculativo-ambientali? È il sospetto avanzato da qualcuno. Un resort, una villa...
«È escluso, nella maniera più assoluta. Non solo non ho intenti di questo tipo, ma se anche e per assurdo li avessi, non potrei fare niente. Budelli per fortuna è soggetta a vincoli e tutele di ogni tipo (al momento c’è una sola minicostruzione, la casa del guardiano della Spiaggia Rosa, ndr)».
Non ci dormirà nemmeno sull’isola? Non ci trascorrerà nemmeno le vacanze?
«Budelli sarà un museo. Ci verranno i visitatori. C’è un potenziale di valorizzazione enorme. Potrebbe diventare anche sede di una banca dati del mare, un centro di raccolta rivolto al mondo delleuniversità scientifiche, accessibile agli studenti di tutto il mondo».
Quando si è innamorato di questo posto?
«La prima volta che ci sono venuto: l’ho vista a distanza, mi è sembrata un’isola incredibile. Ma tutto l’arcipelago della Maddalena è favoloso. Va solo valorizzato e fatto conoscere meglio».
Come le è venuta l’idea di presentarsi con una valigia piena di scarti di plastica raccolti sulla spiaggia dei Cavalieri?
«Volevo andare subito al punto. Bisogna partire dal basso: ripulire, rigenerare. Spero che le mie intenzioni siano state comprese e apprezzate».
Quando tornerà a Budelli?
«A fine novembre, verrò in Sardegna per un convegno a Cagliari, e sarò di nuovo qui, in questo paradiso».
Mentre stiamo scrivendo Mr Harte è in volo per Singapore. Per fare ulteriore chiarezza sul banchiere- imprenditore neozelandese, va detto — come spiega l’avvocato Carlo Mastellone, con lui alla Maddalena — che «la Commonwealth Bank gli concede, per contratto, un permesso annuale di due mesi per potersi dedicare a questi progetti di blue economy». Adesso che Mr Harte si è pure comprato il paradiso, è difficile non invidiarlo.