la Repubblica 23/10/2013, 23 ottobre 2013
LETTERE
Ecco un uso dispregiativo di una definizione professionale, o meglio di una non definizione. In Italia gli specializzandi non laureati in medicina e chirurgia (biologi, chimici, farmacisti, avvocati...) sono tutti riuniti in un gruppo: i “non medici”, categoria che non gode di nessun contratto formativo né di borse. Essere definiti “non qualcosa” sminuisce l’identità di persone che hanno sacrificato tempo per poter essere “qualcosa” (io sono biologo specializzando in patologia clinica). Questo mortifica ogni giorno gli specializzandi italiani “diversamente laureati” che nel lavoro e nello studio ci mettono tutto l’impegno possibile.
Andrea Compalati