Roberto Arduini, l’Unità 22/10/2013, 22 ottobre 2013
IL COLABRODO RADIOATTIVO DI FUKUSHIMA
Non prevedibile. Questa frase inizia a sembrare un po’ troppo usurata quando è associata a Fukushima, in Giappone. Tokyo Electric Power (Tepco), la società che gestisce la centrale nucleare di Fukushima Daiichi, non è in grado di controllare ciò che avviene nella centrale nucleare e reagisce con misure palliative, che limitano i problemi, piuttosto che risolverli. Dopo il terremoto e il successivo tsunami del marzo 2011, dopo i diversi problemi legati alle falde acquifere, dopo i numerosi «errori umani», dopo il tifone Wipha, la società che gestisce l’impianto ha evidentemente sottovalutato anche l’impatto del maltempo e non è riuscita a pompare l’acqua piovana all’esterno abbastanza rapidamente. Dopo le forti piogge di domenica, l’acqua altamente contaminata con lo stronzio è tracimata da alcuni degli oltre 1000 serbatoi di stoccaggio, che contengono il liquido di raffreddamento della centrale nucleare.
MILLE CISTERNE
Il problema principale a Fukushima Daiichi rimane la fuoriuscita di acque radioattive. Il Giappone si è detto disposto a ricevere anche aiuto dall’estero per contenere gli sversamenti. L’unico metodo trovato dalla società giapponese per tenere sotto controllo i reattori dopo i crolli e le esplosioni di idrogeno del 2011 è un sistema di raffreddamento ad acqua: lo spazio dove era avvenuta la fusione dell’area attiva del reattore rimane, infatti, aperto e viene continuamente raffreddato con acqua corrente, che poi non può venire sversata in mare (come in un primo tempo si era fatto) perché contaminata. A 2 anni e mezzo dal disastro, nella zona intorno la centrale si sono ammassate centinaia di tonnellate d’acqua con diversi gradi di radioattività. E non stupisce che sul territorio della centrale per due volte nel corso della stessa giornata (il 18 ottobre) sia stata registrata un’impennata nel livello di radiazioni nel terreno e nel sottosuolo della zona: la concentrazione di trizio, ad esempio, superava i valori ammessi di seimila volte.
In maniera sempre più imbarazzata, i responsabili Tepco hanno riferito ieri dell’ennesima fuoriuscita di acqua contaminata, che potrebbe aver raggiunto l’oceano. L’acqua si è, infatti, riversata in sei delle 11 barriere che circondano i serbatoi adibiti a contenerla. Secondo Tepco, il livello di radioattività nei sei settori è superiore al limite approvato dal governo. Il massimo livello registrato è di 71 volte superiore allo standard di 10 becquerel per litro. Mentre è in arrivo un altro tifone, Tepco annuncia che intende raddoppiare il numero di sistemi di pompaggio per evitare nuovi problemi.
Le autorità locali e il governo intanto stanno discutendo sulla revoca del divieto di risiedere a Tamura, situata a meno di 20 chilometri dalla centrale. La decontaminazione della radioattività è stata effettuata nelle case e nelle strade, ma alcuni settori di terreno pubblico oltre ai campi e alle colline circostanti mostrano ancora alti livelli di contaminazione. «La bonifica della regione è insufficiente per poter autorizzare gli abitanti a tornare nelle loro case», avverte Greenpeace. Le case e le strade bonificate sono come delle «isole» e dei «corridoi» in una regione ancora completamente inquinata.
Il premier Shinzo Abe ha assicurato che il governo sta facendo il massimo per contenere le fuoriuscite di acqua radioattiva dalla centrale e, per rassicurare i consumatori, è giunto a mangiare cibo proveniente dalla prefettura del disastro: «Mangio riso di Fukushima ogni giorno al mio ufficio. È delizioso», ha detto davanti le telecamere della tv, invitando i giapponesi a «non farsi confondere dai pettegolezzi». I prodotti dell’area sono sicuri anche per i 16 ispettori membri del team dell’Agenzia Internazionale dell’Energia Atomica (Aiea) che per nove giorni hanno effettuato una missione di accertamento dello stato delle attività di «rimedio» all’incidente nucleare del 2011. Gli ispettori hanno mangiato il pesce e il riso della provincia. Il problema delle fuoriuscite di acqua contaminata non faceva parte degli scopi della missione, ma sarà oggetto di una apposita ispezione dell’Aiea che si terrà entro la fine dell’anno. Gli ispettori, che tra due mesi pubblicheranno un resoconto ufficiale di questa missione, hanno però invitato il Giappone a migliorare soprattutto la comunicazione, in tutti i suoi aspetti, tra le istituzioni governative, il pubblico e la comunità internazionale.
La Tepco ha appena diffuso la notizia di un posticipo delle operazioni di bonifica della prefettura, che inizialmente doveva essere completata entro il prossimo marzo. Solo nel 2017 saranno decontaminate le sei città e i numerosi villaggi più vicini alla centrale di Fukushima. Chissà se questo migliorerà i rapporti con i 90mila cittadini che aspettano di tornare a casa.
Roberto Arduini
rarduini@unita.it