Malcom Pagani, il Fatto Quotidiano 22/10/2013, 22 ottobre 2013
IL CATANIA NON VOLA PIÙ: COME LA WIND JET
MOLTI ANNI FA, quando volere equivaleva a volare e Wind-jet non era neanche un’ipotesi, Antonino Pulvirenti si attaccò alle ali di Cecchi Gori. Il progetto, travestirsi da Nino Taranto e trasformare l’Acireale calcio nella sua Fontana di Trevi profittando della trappola elettorale orchestrata in loco dal centrosinistra ai danni del produttore, tramontò in coincidenza con la disfatta elettorale siciliana. Cecchi Gori non diventò senatore, l’Acireale rimase nel pallone di retroguardia e Pulvirenti emigrò altrove, a Catania, per restituire clamore al Cibali e scovare finalmente l’amalgama che Angelo Massimino cercava invano sul mercato. Il vecchio presidente sognava di organizzare voli “charleston” per un Catania europeo. L’erede, una compagnia aerea a costi contenuti, dopo aver impiantato una catena di discount nell’isola, l’aveva persino fondata prima che la sua Wind-jet chiusa dai debiti e dalla congiuntura, lasciasse a casa nel-l’agosto 2012 la metà di mille lavoratori, e 300.000 passeggeri costretti come Tom Hanks in The Terminal al bivacco forzato, al moccolo violento e alla class action negli scali di mezza Europa. Se per decisione del 92 per cento dei creditori, proprio ieri, Wind-jet è stata ammessa al concordato preventivo e passeggeri ed ex dipendenti qualcosa nel tempo rivedranno, a Catania sembra essersi definitivamente smarrita la concordia.
NAVE FANTASMA incagliata nell’esonero del tecnico Rolando Maran, nello smantellamento del gruppo che l’anno scorso si era issato fino all’ottavo posto e nella quinta sconfitta su otto gare che a Torre del Grifo, nel moderno centro sportivo fatto costruire da Pulvirenti, ha fatto temere ai dirigenti il naufragio. La scialuppa di salvataggio, extrema ratio pallonara antica come il mondo, ha conciso con il calcio in culo all’allenatore che fino all’altroieri aveva scritto gesta epiche e vinto battaglie in serie. Fuori Maran e dentro Gigi De Canio da Matera nella speranza che a fine stagione siano fiori e non sassate. Fino a ieri, della complicata piramide imprenditoriale di Pulvirenti, il diamante più prezioso era il Catania. Riportato in Serie A 22 anni dopo Luvanor, Ranieri e Pedrinho. Schermo utile a frenare le illazioni. Vetrina quotidiana sui vendutissimi giornali sportivi. Finestra domenicale in cui “N i n o”, l’amico di Galliani, seduto in panchina e in preda alle più basse tra le scaramanzie si mostrava al Paese in una maschera di non recitata sofferenza. Ora che la squadra costruita per dare l’assalto al cielo rischia di precipitare, Pulvirenti si rifugia nella saggezza popolare. “Cchiu scuru di menzannotti nun po fari”. Più buio di mezzanotte non può fare. May day. Emergenza. Ossigeno. Domenica 27 al posto del Real Madrid arriva il Sassuolo e l’aria, all’improvviso, si è fatta irrespirabile.