Angelo Frignani, Il Tempo 22/10/2013, 22 ottobre 2013
SI CHIUDE PER SEMPRE LO SCANDALO SOTGIU
Le sue opere surrealiste sono ancora esposte alla Galleria nazionale d’arte moderna e in quella comunale. Altre sono state battute all’asta, in Italia e all’estero. Dipinti che risalgono agli anni Cinquanta, a quando Liana Grimaldi Sotgiu era una giovane protagonista della scuola romana, con le mostre alla Galleria del Babuino e anche alla Quadriennale del 1952. All’inizio dell’agosto scorso l’artista è scomparsa a 103 anni. Ma il suo nome non è stato legato soltanto al mondo della pittura. Nel momento forse di maggior successo e di ispirazione artistica, fu coinvolta in una storia nata da una "costola" delle indagini sulla morte di Wilma Montesi. E con lei il marito, Giuseppe Sotgiu, non solo avvocato famosissimo, ma anche presidente comunista della Provincia. Un personaggio che era entrato nell’inchiesta sul caso della ragazza di Torvajanica come difensore di Marco Sforza Cesarini, giornalista del periodico comunista Vie Nuove che nel maggio ’53 – quindi prima di Silvano Muto e in piena indagine sulla morte di Wilma – aveva svelato subito che Piero Piccioni, figlio del ministro degli Esteri, era coinvolto nella vicenda.
La notizia, un altro scoop, scatenò polemiche a non finire: il cronista fu convocato in Procura dove rivelò soltanto che l’informazione segreta proveniva dall’entourage di De Gasperi. L’ennesima "bomba" destinata però a spegnersi pochi giorni dopo: la reazione della Dc e poi quella del Pci, che criticò il giornalista negandogli il suo appoggio, costrinse Cesarini alla fine del mese a ritrattare tutto in un altro articolo. Ma quel lasso di tempo era stato sufficiente per smuovere l’opinione pubblica a fini politici contro gli ambienti democristiani in quel momento coinvolti nel caso Montesi. Un’offensiva della quale rimase tuttavia vittima anche l’avvocato Sotgiu: furono sempre due giornalisti, questa volta di Momento Sera , a scoprire che il penalista e presidente della Provincia frequentava spesso una casa d’appuntamenti. Anche la polizia era appostata fuori dal locale perché indagava sulla misteriosa morte di un ragazza, Maria Adelaide Montorsi, detta "Pupa", che frequentava quel posto. Una notte la sorpresa fu grande: l’avvocato – descritto dai giornali come il moralizzatore di quella stagione da prima pagina e di argomenti scabrosi – andava nell’alcova accompagnato dalla moglie. Un altro colpo di scena, ancora uno scandalo. La risposta indiretta, ma poi nemmeno tanto - si disse all’epoca - di una parte politica all’altra che l’aveva attaccata con l’affaire Montesi. Perfino l’Osservatore Romano intervenne con un articolo dal titolo «Hodie mihi, cras tibi» (Oggi a me, domani a te) dove si parlava di «sistema di lotta politica indecoroso e inefficace» e di «reciproco scambio di colpi bassi». Sotgiu e la moglie furono denunciati per istigazione alla prostituzione e favoreggiamento, ma poi prosciolti da ogni accusa. L’avvocato – scomparso nell’80 dopo essere stato sindaco di Olbia nelle fila del Psi - si dimise dalla carica in Provincia, ma la carriera di principe del foro proseguì con due assoluzioni eccellenti, in primo grado e per insufficienza di prove, quelle dei coniugi Bebawi (i coniugi egiziani che si accusarono l’un l’altro per la morte di Farouk Chourbagi in via Lazio) e di Lorenzo Bozano, il biondino della spider rossa, poi condannato all’ergastolo per l’omicidio della giovanissima Milena Sutter dopo aver revocato il mandato al legale che fino a quel momento lo aveva salvato dal carcere.
Angelo Frignani