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 2013  ottobre 22 Martedì calendario

ALITALIA, FRANCESI VERSO LA DISCESA


Air France-Klm sarebbe tentata di non aderire all’aumento di capitale da 300 milioni dell’Alitalia, lasciando che la sua quota si diluisca fino all’11% dall’attuale 25%. Lo ha scritto sul suo sito internet il quotidiano transalpino Les Echos, solitamente ben informato sugli umori della compagnia franco-olandese, che si è limitata a replicare con un asciutto no comment. «Lo scenario del fallimento è scongiurato per sei mesi», ha detto a Les Echos una fonte vicina al dossier, riguardo alla manovra finanziaria da 500 milioni approvata dal cda Alitalia. Torna così a balenare l’ipotesi che i franco-olandesi stiano pensando davvero di restare alla finestra in attesa che la situazione della compagnia italiana precipiti nuovamente e la si possa acquisire praticamente a zero (era il loro piano fin dall’inizio dell’ultima partita), senza sborsare nemmeno i 150 milioni di euro che basterebbero adesso per salire al 50% in sede di ricapitalizzazione. Ancora troppi, secondo Parigi, che valuta la compagnia 30 milioni, il 40% in meno rispetto alla valutazione appena più generosa, 50 milioni, accreditata dal cda sulla base del parere di Credit Suisse. Con questa esibizione di muscoli in faccia all’Alitalia che tenta di risollevarsi, Parigi ostenta anche un’altra certezza con la sicumera propria dei francesi: che nessuno dei vettori dati di volta in volta come possibili new entry nel capitale della compagnia italiana, a partire dall’emiratina Etihad, si faranno davvero avanti. «Aeroflot, Etihad, Lufthansa e Air China, potenzialmente interessati, hanno gettato la spugna», si legge su Les Echos. In realtà la discesa dei francesi regalerebbe ad Alitalia la grande chance di trattare con un alleato alternativo, più compatibile con le sue esigenze che ha proprio le sembianze di Etihad.
Se rinuncerà ad aderire all’aumento Air France-Klm perderà anche il diritto di veto in cda e non potrà opporsi all’eventuale ingresso di un altro partner interessato al ricco bacino italiano. Questo, secondo Parigi, è un rischio calcolato, e senza alternative Alitalia non potrà che accettare le condizioni imposte da Air France-Klm, dalla riduzione della flotta al rifiuto di farsi carico dell’indebitamento. Ma i franco-olandesi fanno la voce grossa anche per nascondere una scomoda verità: il ritardo nell’attuazione del piano di ristrutturazione Transform 2015. Oltretutto, secondo quanto risulta a MF-Milano Finanza, una delle operazioni messe in campo per fare almeno un minimo di cassa, e disfarsi di un asset in perdita, non è andata come previsto. Si tratta della mancata vendita della controllata irlandese CityJet, per la quale prima dell’estate erano state intavolate trattative in esclusiva col gruppo tedesco Intro Aviation. Nei giorni scorsi, però, i negoziati si sono interrotti: proposta inaccettabile, tutto da rifare. Sullo sfondo la posizione del governo francese, con il ministro della Ripresa produttiva, Arnaud Montebourg, che in un’intervista al Corriere Economia ha sottolineato i problemi di bilancio che affliggono Air France.
Alitalia, intanto, ha tamponato la crisi di liquidità evidenziata dal collegio sindacale, mettendo in cassa i primi 130 milioni. Venerdì scorso i soci Intesa Sanpaolo, Atlantia e Immsi hanno aderito all’aumento versando complessivamente 65 milioni. Altri 65 milioni sono arrivati da Intesa Sanpaolo e Unicredit, a valere sul bridge-to-equity di 100 milioni, che andrà a copertura dell’eventuale inoptato, mentre da Poste è arrivata la lettera di garanzia, «subordinata all’approvazione dei propri organi deliberanti» per 75 milioni.
Le vicende della compagnia saranno al centro di una prossima audizione del ministro delle Infrastrutture e Trasporti, Maurizio Lupi, che alle 13.30 di giovedì riferirà alle commissioni riunite Trasporti e Attività produttive della Camera.