Franco Montini, la Repubblica 22/10/2013, 22 ottobre 2013
CINEMA SEMPRE PIÙ VUOTI IN 23 MILIONI NON CI VANNO
Inchiodati a 100 milioni. Le presenze al cinema non decollano, nonostante il numero degli schermi sia in crescita. Negli ultimi dieci anni nel nostro paese sono sorti 1118 nuovi schermi ripartiti in 133 strutture, ma gli spettatori che frequentano il cinema sono sempre meno. Una recente inchiesta ha dimostrato che, lo scorso anno, 23 milioni di italiani non sono mai entrati in una sala. E quest’anno la stima sembra essere la stessa. Tante le ragioni di questa emorragia, a cominciare dal proliferare dei multiplex che ha messo in crisi le sale tradizionali e i cinema di città col risultato che dal 2003 ad oggi sono sparite 712 sale e per raggiungere una sala la maggioranza degli italiani deve sempre più spesso allontanarsi da casa per raggiungere le macrostrutture costruite per ovvi motivi in periferia. In Francia il numero dei cinema è circa il doppio rispetto alla nostra realtà dove la prossima scadenza legata al passaggio al digitale fa prevedere altre inevitabili ed imminenti chiusure. Al momento, infatti, solo il 61% degli schermi italiani è digitalizzato.
La sparizione delle sale di città, vetrina privilegiata dei nostri film, è anche uno dei principali motivi del decremento di spettatori alle produzioni nazionali, che, dopo l’exploit del 2011, quando la quota di mercato degli italiani aveva toccato il 37,6%, nel 2012 ha perso oltre dieci punti percentuali e nei primi dieci mesi dell’anno in corso è ulteriormente scesa al 22,2%. E in tutto questo resta sul tappeto la “concorrenza” di competitor sleali: la pirateria e in particolare il download. A scaricare i film dalla rete non sono più soltanto i ragazzini, ma anche il pubblico adulto.
Il consumo di film è destinato a trasferirsi in una dimensione privata su computer e monitor? Gli esercenti non ci stanno e, per individuare soluzioni e strategie di sviluppo per la sala, hanno organizzato per oggi a Roma un convegno “Il cinema e i cinema del futuro”, cui ha garantito la propria presenza anche il ministro dei Beni Culturali Massimo Bray. «Non vogliamo piangerci addosso — annuncia Lionello Cerri, presidente dell’Anec, l’associazione di categoria — più che ragionare sull’attualità, dobbiamo individuare nuovi modelli operativi per la sala, che, per sopravvivere, deve trasformarsi in centro di aggregazione. I cinema, come le piazze dei centri commerciali, devono tornare ad essere un luogo di incontro. Gli esercenti sono chiamati a trasformarsi in imprenditori culturali: devono investire maggiormente sulla comunicazione; servirsi dei nuovi strumenti tecnologici; valorizzare i film interessanti, perché troppi titoli meritevoli passano in sala nella più assoluta indifferenza. Dimostrare al pubblico che la visione di un film al cinema è tutta un’altra cosa. È anche una questione di educazione e formazione. In altre parole bisogna individuare occasioni per stanare gli spettatori nelle loro case. La sala cinematografica non deve più avere al centro il film, bensì lo spettatore».