Mark Franchetti*, la Stampa 21/10/2013, 21 ottobre 2013
ETOILE, CONTRATTI E GELOSIE PROCESSO AI MISTERI DEL BOLSHOI
Domani è fissata a Mosca la prima udienza del processo a Pavel Dmitrichenko, il ballerino solista del Bolshoi accusato di aver orchestrato un attacco con l’acido contro il direttore creativo del teatro, Sergei Filin.
La scorsa settimana si è tenuta l’udienza preliminare a porte chiuse da cui i media sono stati esclusi. Il processo dovrebbe durare diversi mesi. Alla sbarra anche altri due sospetti: il presunto esecutore, un pregiudicato, e il conducente che l’avrebbe fatto fuggire.
Sergei Kadyrov, l’avvocato di Dmitrichenko, ha affermato in un’intervista a un giornale russo che il suo cliente era stato picchiato da poliziotti mascherati in un’anticamera, dopo l’udienza di mercoledì.
Angelina Vorontsova, ventidue anni, la ragazza di Dmitrichenko, crede che sia innocente e ha smentito le voci secondo cui l’attacco sarebbe nato dal suo risentimento per non essere stata scelta per ruoli da protagonista. Ballerina di talento, che ha recentemente lasciato il Bolshoi a causa dello scandalo, Vorontsova ha detto che Dmitrichenko «non avrebbe mai potuto commettere un crimine del genere».
Noto per la sua interpretazione di Ivan il Terribile, Dmitrichenko è in carcere da marzo con l’accusa di aver pagato un criminale per gettare acido addosso a Filin, che è rimasto parzialmente cieco. Se riconosciuto colpevole rischia fino a 12 anni di carcere.
Dmitrichenko, 29 anni, ha confessato di aver organizzato l’agguato «ma non nel modo in cui è poi avvenuto». Ha detto che voleva solo che Filin, con il quale aveva spesso litigato, fosse picchiato. Il delitto ha sconvolto la Russia e messo il Bolshoi, il teatro più importante del Paese, al centro dell’attenzione.
«Non posso credere che Pavel sia colpevole», ha detto Vorontsova. «Di certo aveva motivi di disaccordo con Filin, tutta la compagnia lo sapeva, ma non avrebbe mai ordinato un attacco con l’acido. Quando ho saputo dell’assalto, sono rimasta scioccata come tutti gli altri».
«Pavel è una persona molto emotiva e irascibile ma non avrebbe mai premeditato una cosa del genere per mesi e certamente non avrebbe mai assunto altre persone, come sostiene l’accusa».
Filin, che è tornato al Bolshoi il mese scorso dopo aver subito 22 operazioni in Germania per salvare la vista, non era presente. «Ho affidato la faccenda ai miei avvocati e non voglio andare in tribunale», ha detto. «Voglio concentrarmi sul mio lavoro. Tornare è stato molto emozionante e a un certo punto, quando temevo che sarei rimasto completamente cieco, mi sono molto spaventato - quindi è bello essere di nuovo qui. Voglio guardare avanti».
Dal momento dell’attacco il Bolshoi ha cercato di soffocare la polemica, le maldicenze e la tensione nella sua troupe. Il processo potrebbe tuttavia rivelarsi imbarazzante per l’azienda perché Dmitrichenko ha accusato Filin di corruzione. Secondo la stampa russa il ballerino in carcere era arrabbiato con Filin, egli stesso un noto ex solista del Bolshoi, da quando Vorontsova si era lamentata di essere stata scartata per il ruolo principale nel «Lago dei cigni». «Dire che io sono stata il motivo principale è stupido e privo di fondamento», ha dichiarato Vorontsova, la cui carriera al Bolshoi, si dice, sarebbe stata danneggiata a causa della rivalità del suo maestro con Filin. Ha detto che aveva già discusso con Nikolai Tsiskaridze, il primo ballerino, la possibilità di lavorare per un altro teatro, avendo già ricevuto diverse offerte. Lo stesso Tsiskaridze è stato poi licenziato dal Bolshoi dopo uno scontro con la direzione. «Pavel sapeva della crescente insoddisfazione all’interno della compagnia», ha detto.
«Il modo scorretto in cui sono state assegnate le sovvenzioni statali sotto Filin, il poco rispetto con cui sono stati trattati alcuni ballerini, la mancanza di dialogo tra il sindacato dei ballerini, che Pavel guidava, e l’amministrazione. Tutto questo, non la mia carriera, ha alimentato il suo conflitto con Filin».
Alcuni giorni dopo l’arresto di Dmitrichenko, la maggior parte dei 250 ballerini del teatro ha firmato una lettera di protesta esprimendo dubbi sulla sua confessione, che si sospetta sia stata resa sotto costrizione.
«Se Pavel avesse preso a pugni Filin in un impeto di rabbia ci avrei creduto. Ma pianificare per settimane un attacco con l’acido, questo davvero non è da lui», ha detto una prima ballerina che conosce Dmitrichenko da anni. «Non sono abbastanza forte da assistere al processo, so che scoppierò a piangere quando vedrò Pavel rinchiuso».
Vorontsova, segnalatasi per il suo talento durante l’adolescenza, si trasferì a Mosca nel 2009 da Voronezh, una città della Russia occidentale. Entrò presto al Bolshoi, dove fu presa sotto l’ala di Tsiskaridze. E incontrò anche Dmitrichenko. «Mi sono subito innamorata di lui, è molto carismatico», ha detto quest’anno alla televisione russa. «È il mio primo ragazzo. Abbiamo passato un romantico weekend a Venezia, poi siamo stati in tournée in Argentina, dove abbiamo danzato insieme». Pochi mesi fa ha lasciato il Bolshoi e si è trasferita a San Pietroburgo per unirsi alla compagnia del balletto Mikhailovsky perché «sentivo che non mi sarebbe stato permesso di avere una vera carriera al Bolshoi». Da quando Dmitrichenko è stato arrestato, a marzo, l’ha visitato quattro volte in prigione, sono stati autorizzati a parlare per un’ora attraverso uno schermo di vetro. Vorontsova ha anche espresso preoccupazione per il modo in cui è trattato. «Da quando è in carcere, Pavel sembra sempre esausto e dopo ore d’interrogatorio ha profonde occhiaie - ha detto -. È duro vederlo lì e, naturalmente, quando l’ho incontrato l’ultima volta, a settembre, era un po’ giù dopo molti mesi in queste condizioni, ma non è depresso, si fa forza. Spera in un processo equo».
*Corrispondente da Mosca per il «Sunday Times» di Londra Traduzione di Carla Reschia