Silvia D’Onghia, Il Fatto Quotidiano 21/10/2013, 21 ottobre 2013
OGNI 5 MINUTI IL FURTO DI UN’AUTO
Se si osservano i filmati delle telecamere di sorveglianza di un supermercato si resta quasi inteneriti: anziani signori ben vestiti guardano e riguardano per alcuni minuti una minestrina liofilizzata. Valore: neanche un euro. Aspettano che la corsia sia vuota e, quando finalmente si convincono, infilano la bustina nella tasca della giacca e provano a uscire. Solo che vengono beccati, perchè non si sono accorti della telecamera a circuito chiuso che li ha ripresi e del vigilantes che li sta controllando. E così vengono accompagnati nell’ufficio del direttore, morti di vergogna, si scusano, restituiscono il maltolto e chiedono più volte che la notizia non venga divulgata ai loro figli. Nella maggior parte dei casi non finiscono neanche in commissariato. Sono i nuovi ladri, quelli per fame, che negli ultimi 18 mesi hanno fatto impennare le statistiche sui furti. C’è chi ruba il formaggio nel supermercato e c’è chi, come un 35enne georgiano beccato mercoledì scorso a Milano, entra in un negozio di scarpe e ne indossa un paio, tentando poi maldestramente la fuga.
La fotografia della Banca d’Italia
La fotografia dell’Italia che ruba, dal 2008 ad oggi, è innegabilmente legata alla crisi economica. Un recente studio di Bankitalia, a firma Guido de Blasio e Carlo Menon, analizza la relazione tra il rallentamento del-l’attività economica nei primi due anni di crisi, il 2008 e 2009, e l’intensificazione di episodi criminosi. Mentre calano le rapine e non variano sostanzialmente i delitti violenti, i dati parlano di un innalzamento di quei reati che non presuppongono particolari abilità, proprio come i furti.
A fronte di una riduzione del 10 per cento dell’attività economica, si assiste - a livello locale - a un aumento pari al 6 per cento dei furti. Numeri che non valgono laddove le realtà criminali sono più forti (Calabria, Campania, Puglia e Sicilia), segno che il controllo del territorio da parte delle mafie non consente a nessuno di improvvisarsi ladro.
Venerdì scorso, durante il Forum dell’agricoltura e del-l’alimentazione a Cernobbio, Coldiretti ha presentato l’indagine “La percezione della crisi e il Made in Italy”. Secondo lo studio, sette italiani su dieci temono di perdere il lavoro, il 53 per cento di non riuscire ad avere un reddito sufficiente per mantenere la propria famiglia e l’indigenza spinge appunto ai furti, con un 16 per cento di intervistati che conosce personalmente qualcuno che si è dato al crimine per procurarsi generi alimentari (il 66 per cento) o oggetti per i figli (il 22 per cento).
Clemenza di Stato
L’impennata delle statistiche - frutto, vale la pena di ricordarlo, delle denunce e non dei reati effettivi, che sono molti di più – ha la sua conseguenza diretta nelle patrie galere. Piene, anzi stracolme, di detenuti. Sono 64mila 758 – di cui 22.770 stranieri – gli uomini e le donne reclusi nei 205 istituti penitenziari italiani, a fronte di una capienza di 47.615 (sono dati del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria riferiti al 30 settembre 2013). Tanto da far gridare allo scandalo europeo – ci aspettano multe da centinaia di milioni di euro – e da smuovere il presidente della Repubblica Napolitano. Amnistia e indulto sono alle porte, anche se viene il dubbio che il Parlamento non abbia a cuore le sorti dei 45.324 detenuti per reati contro il patrimonio. Oltre 35mila, fa sapere il Dap, sono di nazionalità italiana.
Insicuri in casa
Ma se minestrine e scarpe, in fondo, fanno male solo alle catene di distribuzione e alle aziende che le producono, c’è un numero che colpisce direttamente le persone. Anzi, le vittime. Più 15,5 per cento, 236 mila e 615 (dati elaborati dal Sole 24 Ore su fonte del ministero dell’Interno): sono i furti nelle abitazioni commessi nel 2012. Nel 2011 erano stati 204.891. Siamo, però, in buona compagnia: in Francia l’analoga statistica segna un +17,7 per cento. La città al primo posto della top ten è Lucca, dove sono stati denunciati 745 svaligiamenti ogni centomila abitanti. Risultano sicuri, invece, i cittadini di Crotone: 108 furti ogni centomila abitanti. A Napoli, questo rapporto scende a 83. Conferma , forse, di quanto ipotizzato da Bankitalia.
Tra le grandi città il primato negativo va alla Capitale (nel 2010 sono stati denunciati 7.900 delitti), che si distingue anche per il minor numero di malviventi beccati (2,2 per cento del totale).
Sono i furti più odiosi, quelli che mettono a soqquadro le case e i ricordi. Sono casuali: nella maggior parte dei casi i topi d’appartamento prendono d’occhio le abitazioni facili da aprire e dalle quali è facile scappare. Poi ci sono quelli su ordinazione: è il caso dei furti nelle case dei vip, dove la refurtiva ha sicuramente un grande valore. Martedì scorso è stata svaligiata l’abitazione dell’ex sindaco di Roma, Gianni Alemanno, nel quartiere della Balduina. Per par condicio, alcuni malviventi sono entrati nella casa al mare, a Capalbio Scalo, del presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, mentre lui e la sua famiglia dormivano. Vittime recenti anche Claudio Baglioni (i ladri hanno rubato gioielli e preziosi nell’appartamento di sua madre, scomparsa da poco), Alessia Fendi (vicino piazza Navona, a Roma) e Gigi D’Alessio.
Attenti all’automobile
L’altro dato inquietante, seppure in leggero calo, è quello che riguarda i furti d’auto: una ogni cinque minuti, oltre 13 l’ora, 316 al giorno. Va peggio ai calabresi, agli abruzzesi e ai campani, ma meglio ai liguri, ai piemontesi e ai sardi. Nella provincia di Bat (Barletta, Andria, Trani) sono sparite 831 vetture ogni centomila abitanti, a Belluno 12. E se a Roma è praticamente impossibile ritrovare la propria utilitaria rubata, a Napoli la percentuale di recupero è del 33 per cento. Spesso di chiama “cavallo di ritorno”: basta pagare (la malavita) e si ritrova la macchina parcheggiata sotto casa. Le auto più vecchie sono di solito usate per compiere altri delitti e poi vengono abbandonate, mentre le vetture di lusso hanno un florido mercato estero, soprattutto nell’est Europa. Poi capitano casi, come quello dellla settimana scorsa a Torino, dove la polizia municipale ha recuperato 72 biciclette rubate per un valore di circa 150mila euro, alcune della quali già imballate e pronte per essere spedite . Esiste, infine, un mercato parallelo che viene spesso smerciato su Internet: dal 2008 al 2012 sono stati trafugati 23.668 tra dipinti, sculture, reliquiari, acquasantiere e candelabri. Il valore degli oggetti rubati nelle chiese viaggia intorno ai 150-200 euro al pezzo. In un’operazione condotta dai carabinieri di Monza nel marzo di quest’anno è stato recuperato persino un frammenti del cilicio di San Carlo Borromeo. Roba da intenditori.