Il Giornale 21/10/2013, 21 ottobre 2013
LE RAGAZZINE “PERVY”? SOGNANO DI “LOVVARE”
Che il gergo dei ragazzi abbia sempre avuto un vocabolario proprio, un lessico «diverso», costruito per sottolineare l’appartenenza a un «gruppo», non è un fatto nuovo.
Ma adesso a favorire il dinamismo e la nascita di espressioni sempre nuove, che subentrano ad altre nel giro di pochi anni, se non mesi, sono i social network. Nel mondo della rete, dove lo scambio si fa più veloce e globale, a farla da padrone sono brevità, originalità ed efficacia. È così che, più che amare, oggi i ragazzi «lovvano» (coniugazione all’italiana del verbo inglese to love), gli sfigati sono «sfigghy», le ragazzine più esuberanti vengono classificate come «pervy» (perversa) e «trasgry» (trasgressiva), quelle gelose etichettate come «jelly», mentre una persona simpatica è definita «simpy».
Per risparmiare caratteri su twitter - ma ormai succede lo stesso anche nelle conversazioni reali - l’aperitivo diventa «ape», la sigaretta «siga», la sorella e l’amica rispettivamente «sore» e «ami». Nulla di nuovissimo, in quest’ultimo caso: l’abitudine di abbreviare nomi di luoghi e cognomi è sempre stata abbastanza diffusa in particolare nel nord Italia.
Poi ci sono gli acronimi e altre combinazioni brevi di caratteri che servono a esprimere un concetto, come «LOL», per comunicare che qualcosa fa ridere (deriva dall’inglese Laugh Out Loud, una grossa risata), «sks», per chiedere scusa e «asdfhg» per dire semplicemente «bello».
Se i vocaboli derivati da twitter, Facebook, Instagram e youtube tendono inevitabilmente a omologare il linguaggio, è anche vero che, come ha spiegato la psicologa e psicoterapeuta Maria Rita Parsi, la rete globale di internet favorisce «il meticciato linguistico», vale a dire la fusione tra diversi idiomi. Un esempio? Basta pensare alla ormai famosa espressione «scialla» (talmente diffusa tra i giovani da essere diventata, nel 2011, anche il titolo di un film, diretto da Francesco Bruni e che ha come protagonista proprio un 15enne)), che deriva dall’arabo «Inshallah», cioè «Se Dio vuole».