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 2013  ottobre 21 Lunedì calendario

IL BUNGA BUNGA DI JFK? POLITICAMENTE CORRETTO


E va bene Marilyn Monroe. Quella è storia e non c’è più nessu­no che possa discuterla. Ma poi c’è il resto. Parlandone da vivo, ci sono testimoni che raccontano John Kennedy, il mito di Veltroni e di un paio di generazioni, con la più deso­lante delle definizioni: un porco.
Certo non sono operazioni nuo­vissime: si prende l’icona di un tem­po remoto, si lascia da parte per un attimo il suo valore pubblico e si sbircia dal buco della serratura il suo privato. Puntualmente, non sembra vero di scoperchiare il pen­tolone del peccatore impunito. Sempre nuovo il gusto di scoprire che tutti i potenti hanno le proprie debolezze, le proprie meschinità, le proprie nevrosi. Dopo tutto, si leg­ge già in Madame Bovary : non biso­gnerebbe mai maneggiare troppo il mito,perchè alla fine un po’ di oro resta sulle mani.
E allora avanti anche con John. Tutto il resto, ben oltre Marilyn. Il Daily Mail , prontamente ripreso in Italia dall’implacabile Dagospia , si compiace di pubblicare l’aggiorna­mento che Sarah Bradford ha dovu­to aggiungere alla biografia su Jac­queline Kennedy. Per gli amanti del genere, un capitolo imperdibi­le: testimonianze come dinamite. Parlando della moglie, finisce in pezzi il marito.
C’è il Kennedy che«alle feste del­la Casa Bianca ballava con tante ra­gazze diverse, per cinque minuti ciascuna. Poi sparivano assieme al piano di sopra e tornavano dopo venti minuti».
C’è il Kennedy che «prima di un party newyorkese chiede alla pa­dr­ona di casa se le è possibile invita­re un gruppo di belle ragazze. Dopo aver parlato con ciascuna di loro, emette la sua sentenza: prendo que­sta. E se la prende».
C’è il Kennedy che«aspetta la pre­da direttamente nella piscina della casa Bianca, facendola arrivare dentro il bagagliaio di una macchi­na fidata ». C’è il Kennedy che«conosce una ragazza di 19 anni, Marion detta Mi­mì, per l’intervista su un giornale scolastico. Un anno dopo, Mimì è stagista alla casa Bianca: una sera, il presidente le chiede se vuole visita­re gli appartamenti, lei gradisce e si ritrova nel letto matrimoniale, la­sciandoci la verginità. Dopo quella volta, passerà la giornata facendo da segretaria: a mezzogiorno ba­gno in piscina con il presidente, la sera in attesa della chiamata per sa­lire da lui ». C’è il Kennedy che «si annoiava facilmente nel sesso, diceva che la varietà è il sale della vita: per questo cambiava continuamente donne, ma gradiva molto anche le orge, spesso con prostitute, come docu­mentano i rapporti del Secret Servi­ce ».
C’è il Kennedy insaziabile e inar­restabile. Il Kennedy che «confessò al primo ministro britannico Ha­rold Macmillan: se non faccio sesso almeno una volta al giorno mi vie­ne un terribile mal di testa ». Sostie­ne la biografa della moglie che ad un certo punto «diventò molto più chic, tra le donne d’America, non essere andate a letto con il presiden­te, per quanta gente ci era andata».
Ma lei? Ma la moglie Jacqueli­ne, la fascinosa e divina Jackie, in tutto questo? «Lei amava il marito e ha sempre pensato che lui davve­ro l’amasse. Pensava che John, ol­tre ad essere un buon padre, si sa­rebbe impegnato a diventare an­che un buon marito. Ne era con­vinta. In qualche modo, accettava con rassegnazione un difetto di fa­miglia. Quando furono scoperte anche le tresche di Teddy Kenne­dy, consolò la moglie con queste parole: tutti i Kennedy sono così. Devono possedere ogni donna che sta loro intorno».
Accettando questa variante del kennedysmo, Jacqueline accettò anche una vita di umiliazioni. Ac­cettò tutto. Sapeva,c’era.C’era an­che quando il marito sceglieva la ragazza, tra le invitate dell’amica, nel famoso party di New York. Co­me tutte le mogli innamorate, con­fidava d’essere comunque l’ape regina.Un po’ santa e un po’ marti­re. Parola di biografa, se vale qual­cosa.