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 2013  ottobre 21 Lunedì calendario

DA PORTA PIA A «OCCUPY», UNA PROTESTA NATA VECCHIA


Nella scelta di marke­ting, il manipolo di mi­chelacci che «asse­dia » Porta Pia ha mostrato di avere un debole per la quie­scente deriva movimentista iberica («indignados») piutto­sto che per quella, parimenti quiescente, made in Usa («oc­cupy ») - le due che hanno in­cantato l’antagonismo italio­ta e che ancora l’incantano pur se finite nel nulla senza aver concluso nulla - e «spa­gnoleggia » il loro, di movi­mento, in «acampada». Eleggendo dunque a nuovo strumento e anzi, a «innesco di un processo sociale più ge­neralizzato di partecipazio­ne e riappropriazione » una vi­vienda temporal ya sea por­tátil o improvisada : la tenda. Sollevazione sì, assedio sì, ma con l’arrivo dei primi fred­di e delle prime piogge, como­do.
D’altronde, la lotta degli «acampados» è tutta tesa all’agio.Senza frainten­dimenti, essendo la loro batta­glia di scansafatiche condotta nel nome di «una casa e un red­dito per tutti».
Una notevole evoluzione del­la primaria rivendicazione po­polare, passata dalla richiesta classica e drammatica di pane e lavoro a quella, sfrontata e laz­zarona di un trilocale doppi ser­vizi e di un tot in moneta per condurre vita comoda senza do­ver timbrare il cartellino.
Detto in movimentese e per bocca del capo degli «acampa­dos », Paolo Di Vetta, «afferma­re il nostro diritto ad uno ’ ius so­li generalizzato’ (qui si coglie l’ammiccamento al ministro Kyenge, apostola di quella nor­mativa, ndr ) che sviluppi il con­tropotere necessario per soste­nere le pratiche di riappropria­zione di reddito e di spazi».
Spettanza rivendicata, tanto perché non sussistano equivo­ci, anche da una componente molto speranzosa degli «acam­pados », quella dell’«inquilina­to resistente», ovvero dagli in­quilini che non intendono pa­gare l’affitto. Essendo questo «un furto»e la casa,ancorché lo­cata, «un diritto».
Diceva Di Vetta, mostrando­si inopinatamente assai porta­to per il cabaret, che i suoi «acampados» assedieranno i ministeri dell’Economia, delle Infrastrutture e la Cassa deposi­ti e prestiti «decisi a non tornare a casa senza passaggi tangibili, materiali, concreti». Cioè sen­za le chiavi di una casa e senza il contante in saccoccia.
È quella palla del Sessantotto che sempre riciccia nel movi­mentismo: siate realisti, chiede­te l’impossibile. E che fa sorge­re spontanea la risposta indiriz­zata non solo agli attendati, ma all’insieme dei manifestanti che sabato hanno ciabattato per le vie di Roma: siate realisti, sì. Andate a lavorare.