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 2013  ottobre 21 Lunedì calendario

LO STOCCAGGIO VALE 500 MILIONI “SERVE UNA LEGGE PER LANCIARLO”


Milano Più occupazione per l’industria energetica e minori costi in bolletta per i cittadini. Sono questi i principali benefici che potrebbe generare la “diffusione massiva” dei sistemi di accumulo residenziali (Ress): cioè, le particolari batterie che possono trattenere energia in eccesso prodotta durante il giorno dalle fonti rinnovabili, permettendo poi di rilasciarla durante le ore notturne. In termine tecnico, questo processo si chiama “energy storage”, e si traduce letteralmente in italiano in “immagazzinamento di energia”. È un sistema, quello dei Ress, che — se installato ad esempio a supporto di impianti fotovoltaici — incrementerebbe l’autoconsumo dell’energia solare dal 30% al 70%, consentendo a chi decide di investire su un impianto di questo tipo di risparmiare circa 270 euro/anno (100 euro per benefici di sistema e 170 euro per risparmio in bolletta). Si creerebbe anche un circolo virtuoso per l’intera filiera energetica, aumentando opportunità di business e ricadute occupazionali. In che modo? Ad esempio, con la nascita e il consolidamento di nuove figure professionali che si stanno affermando nel mondo della white-green economy come l’energy manager: il quale, all’interno di un’impresa, si occupa principalmente di controllare i consumi energetici e la loro ottimizzazione, di promuovere comportamenti virtuosi da parte dei dipendenti, di acquistare energia elettrica, gas naturale e altri combustibili nel mercato libero e
di incentivare l’uso dell’energia da fonti rinnovabili. Sono tutti temi, questi, analizzati nella prima indagine sui sistemi di accumulo condotta da Anie Energia (“Residential Electrical Systems”) e presentata allo Smart Energy Expo di Verona, da dove fa è stato lanciato anche il Protocollo Itaca (Istituto per l’innovazione e la trasparenza degli appalti e la compatibilità ambientale) per portare il tema dell’edilizia sostenibile verso una dimensione sempre più nazionale ed internazionale. In questo contesto, gli esperti del settore hanno messo in luce i potenziali benefici previsti con lo sviluppo dei sistemi di accumulo residenziali applicati agli impianti fotovoltaici. Benefici ottenibili con mirati strumenti legislativi temporanei, necessari per avviare il mercato dei Ress e per permettere il raggiungimento delle necessarie efficienze. Ora, il percorso legislativo da percorrere non è lungo ma l’auspicio di tutti è che non venga ostacolato. In sostanza, quello che gli operatori del settore sperano è che ci sia una rapida e positiva conclusione del processo di istruttoria per accogliere nelle vigenti norme Cei 0-16 e 0-21 le disposizioni idonee ad abilitare l’integrazione dei sistemi di accumulo elettrochimico negli schemi di impianto ammissibili per la connessioni delle fonti rinnovabili, incentivate e non, alla rete elettrica. Sarà poi necessario un altrettanto rapido intervento regolatorio dell’Authority per l’Energia elettrica e il Gas a valle dell’emanazione delle varianti di norme Cei 0-16 e Cei 0-21. Infine, deve intervenire il Gse per deliberare il regolamento attuativo. Lo studio di Anie Energia evidenzia che una diffusione su larga scala di questa tecnologia determina risparmio per i proprietari degli impianti e benefici per il sistema elettrico complessivo calcolati in oltre 500 milioni di euro annui. Inoltre l’adozione dei sistemi di accumulo per gli impianti residenziali appare come una valida opportunità di far crescere ulteriormente il fotovoltaico domestico anche dopo la chiusura del Quinto Conto Energia e la fine delle tariffe incentivanti sull’energia prodotta, facilitando il raggiungimento della grid parity. Senza considerare poi che il costo delle batterie scenderà del 50% nei prossimi 3/5 anni. Sulla base di uno scenario di penetrazione dei sistemi di accumulo del 20% (ovvero 5 milioni di impianti fotovoltaici a fronte dei 25 milioni di famiglie italiane), il risparmio maggiore deriverebbe dalla riduzione dell’energia tagliata a causa di overgeneration (eccesso di generazione sulla domanda), quantificata in 234,4 milioni di euro, subito seguito dai 147,1 milioni risparmiati dalla riduzione di capacità termoelettrica derivante dal livellamento del picco di domanda serale di energia. Si aggira intorno a 72,8 milioni invece il taglio dei costi derivanti dall’investment deferral sulla rete di distribuzione dovuta alla riduzione della potenza richiesta. Se in Italia non esiste ancora un quadro normativo a supporto dei sistemi di accumulo, in Germania si è in una fase avanzata considerato che il governo ha già stanziato 25 milioni di euro l’anno per due anni in favore dell’energy storage residenziale. Il meccanismo tedesco prevede che gli accumuli incentivati devono essere al servizio di piccoli impianti a rinnovabili e il contributo del 30% è abbinato un finanziamento agevolato fino al 100% dei costi. Dopo la Germania che, dal 1° maggio ha reso operativo il suo programma operativo, anche gli Stati Uniti si sono mossi a supporto dell’accumulo di energia. L’incentivo americano è technology neutral, cioè promuove allo stesso modo tutte le tecnologie e vale a prescindere dalla fonte che fornisce l’energia da accumulare. Per i progetti su scala di rete prevede uno sgravio fiscale del 20% fino a un massimo di 40 milioni di dollari, con un budget totale di 1,5 miliardi. Per gli accumuli on-site realizzati dalle aziende propone sgravi del 30% fino ad un milione di dollari, con una taglia minima di 5 kWh, e anche nel residenziale si fissano gli sconti al 30%.