Maurizio Ferrara, Corriere della Sera - La Lettura 20/10/2013, 20 ottobre 2013
COME SARANNO COMPOSTE LE FAMIGLIE ITALIANE DEL XXI SECOLO?
Due persone che condividono lo stesso letto e lo stesso desco: questa è la famiglia secondo un noto proverbio scandinavo. Un fatto quasi meccanico di abitudine, senza quel pathos emotivo e solidale che da sempre caratterizza per noi la sfera dei rapporti familiari. Secondo i sondaggi, anche i giovani condividono questi valori. La famiglia resterà dunque un’istituzione centrale nella società italiana per molti decenni. Si registreranno però alcuni cambiamenti, incentrati su tre parole chiave: parità, flessibilità e diversità. La famiglia italiana è fortemente asimmetrica: anche quando lavora, la donna si fa carico della maggior parte dei compiti domestici e di cura. È un costume sempre meno sostenibile sui piani dell’efficienza e dell’equità, e fra le coppie giovani e istruite le cose stanno già cambiando. Forse non è possibile (per ovvie ragioni biologiche) né desiderabile arrivare a dividere tutto rigorosamente a metà. Ma la tradizionale cultura sessista ha ormai i giorni contati anche in italia, dentro casa e nei luoghi di lavoro. Flessibilità vuoi dire scelte familiari meno lineari. Come i loro coetanei europei, i giovani italiani non vogliono più uscire di casa per sposarsi subito «finché morte non li separi». Desiderano invece sperimentare diversi tipi di relazioni affettive e modi di convivenza. Purtroppo oggi vi sono grossi ostacoli economici e logistici, ma l’ambizione c’è, ed è molto forte soprattutto tra i maschi. Nei Paesi nordeuropei il 90% dei giovani sotto i 35 anni vive per conto proprio. Il matrimonio in genere si celebra quando arriva il primo figlio. Le unioni sono meno stabili rispetto al passato: si divorzia di più, ci si risposa, si creano reti composite di parenti. È una tendenza comune a tutti i Paesi occidentali, anche l’italia ci arriverà. Siccome prediligiamo i legami «forti» fra consanguinei, più flessibilità nelle relazioni implicherà per noi una moltiplicazione di questi legami: più obblighi ma anche più sicurezza. La terza trasformazione è quella della diversità. Di etnia, innanzitutto: avremo famiglie di ogni colore, con visi di ogni foggia. Molte saranno miste o meticce. E avremo anche più unioni «arcobaleno», sopratutto omosessuali, anche con figli propri. Concepiti e generati all’estero, ovviamente: le norme italiane su questo fronte sono destinate a restare molto restrittive. Come valutare queste dinamiche? Ognuno può dire la sua e saranno in molti a parlare di crisi dei valori, di relativismo, di eccessi individualisti. Al pari di tutte le trasformazioni sociali, anche quelle della famiglia avranno alcuni effetti positivi e alcuni negativi. Da un punto di vista liberale, il criterio guida deve esser quello di garantire la realizzazione di piani di vita scelti responsabilmente, purché rispettosi dei diritti di tutti gli altri. Oggi non è così: lo Stato non riconosce le unioni di fatto e pone loro dei limiti, non sorregge adeguatamente la formazione di nuove famiglie, la genitorialità, la conciliazione. L’impegno dei governi si concentri su questi fronti: nasceranno più bambini e avremo tutti più opportunità.