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 2013  ottobre 20 Domenica calendario

QUANDO ERAVAMO NOI STESSI


A guardare le sue splendide foto, nessuno immaginerebbe mai che il Gianni che ricordo se ne stava sempre un po’ fuori dalla mischia, a osservare la festa in disparte, per così dire.
Ripensando a quei giorni e a quelle foto, capisco quanto le sue insicurezze, giustificate o meno, fossero inseparabili dal suo occhio. Porre una certa distanza fra la sua vita e la mia gli aveva permesso di trovare la prospettiva che ne aveva fatto un artista tanto indimenticabile. Certo, gli piacevano lo sfavillìo, l’eccitazione, la bellezza, la lusinga di quella vita, ma non ne rimase mai impressionato e non vi si arrese, come invece avevano fatto tanti altri. Gianni, unico nel suo genere, fotografava i soggetti prima come persone e poi come star del cinema. E poi aveva un altro grande dono, quello di riuscire a scrutare oltre i riflettori, di sorprenderci con la guardia abbassata, quando eravamo semplicemente e meravigliosamente noi stessi. Ma se ricordo quanto eccezionale fosse il suo talento, ricordo anche quanto irritante potesse risultare il suo stile. In particolare per qualcuno che, bene o male, vedeva la propria immagine riprodotta, scrutinata in ogni edicola del mondo. Così ho scritto la mia manchette e l’ho mandata a Gianni: “Brillante, sensibile, Gianni cattura sempre l’anima. È un grande rompiballe”. A lui è piaciuta molto, ma subito dopo avergliela inviata mi sono pentita, e ho eliminato l’ultima frase.